Completo multicolor, sorriso da parata e italiano (quasi) perfetto, Mika inizia a parlare e non smette per un’ora abbondante. Sembra nervoso. Anzi, lo è di sicuro. «Tutte le volte che pubblico un disco mi ritrovo addosso un po’ di ansia e di malinconia: il mio lavoro diventa di tutti e mi chiedo come andrà a finire» confida il cantante libanese naturalizzato britannico, che sta portando in tour il suo quarto album No place in heaven.
L’intervista
Hai registrato il disco in Italia?
«No. Io e i miei musicisti abbiamo lavorato a Beverly Hills, in un bungalow degli anni ’50 che avevamo affittato da Orlando Bloom. Ho scoperto che il proprietario era lui solo in un secondo momento. All’inizio non capivo come mai si fermassero davanti all’ingresso di casa i bus dei turisti. “Eccolo! Salutate Mister Bloom” diceva la guida indicandomi».
Perché hai intitolato il disco Nessun posto in paradiso?
«Perché se c’è spazio in paradiso, bene. Se non c’è, va bene lo stesso. L’importante è essere se stessi fino in fondo».
Credi in Dio? «
Sì, ma non credo nella religione. Il mio è un Dio tollerante e accogliente. Comunque, sono nato e cresciuto come cattolico greco-melchita, cioè di rito bizantino» (la sua Chiesa è guidata dal patriarca di Antiochia, città turca che era un’antica sede apostolica. E obbedisce al Papa, ndr).
Questo è un album più intimo degli altri, vero?
«Sì, anche se non è stato facile inciderlo. Ho cercato di superare la mia riservatezza al limite del paranoico. Canto la libertà e la fatica di entrare nel mondo degli adulti: la persona che vogliamo diventare è sempre più interessante, e distante, di quella che siamo. Detto questo, anche rispetto al mio essere gay (Mika è fidanzato da 8 anni con il regista di documentari Andreas Dermanis, ndr), non mi pongo come un modello per gli altri: è una cosa che non mi interessa, e mi spaventa pure. Scrivo per me, per gestire nel miglior modo possibile la mia vita».
Quattro brani sono in francese, ma nessuno in italiano, che ormai è quasi la tua seconda lingua: per quale motivo?
«Senza il francese, che parlo fin da bambino, non so come avrei potuto imparare così velocemente l’italiano. Resta il fatto che non riesco ancora a cantarlo bene. Anche quando ho inciso Stardust con Chiara Galiazzo ho faticato molto con la pronuncia: cantavo, facevo ascoltare la registrazione e mi correggevano sempre».
In che misura questo disco è stato influenzato dalle tue esperienze in Italia?
«La risposta è semplice: tanto. Vivo qui da quando ho iniziato a lavorare come giudice a X Factor nel 2013. L’Italia mi ha aperto la mente. L’aspetto latino della vita mi ha conquistato. La vostra musica, il vino, la cultura, Federico Fellini, Cesare Pavese… Adoro le colline piemontesi delle Langhe».
Non ti sei un po’ stufato della tv?
«No, anche se scegliere cantanti, oltre a essere difficile, per me non è il massimo della creatività. Essere giudice di un talent show e testimonial pubblicitario mi serve per guadagnare e fare musica come voglio io, senza compromessi stupidi che mi danneggerebbero soltanto. Questo disco doveva essere più essenziale, trasparente e con meno voce in falsetto: è venuto come mi aspettavo».
Il brano All she wants parla in maniera molto esplicita di come tua madre desiderava che diventassi.
«Mia madre è orgogliosa di me al 90%. Mi segue come manager e stylist: è capace di andare nel panico per i miei abiti di scena. Ma so bene che un figlio più tradizionale, per lei, sarebbe stato meglio. Se non altro per organizzare dei bei pranzi con nuora e nipotini».
Tu vorresti avere dei figli?
«Sì. Penso di essere assolutamente in grado di dare a un bambino amore e buona educazione, di allevarlo in un ambiente sano, accogliente e libero. Chi sostiene il contrario non sa quello che dice. È soltanto uno sciocco».
Sei favorevole alle nozze gay? «Certo. Bisogna assolutamente garantire la libertà di scelta, proteggere le persone dalle discriminazioni, offrire a tutti gli stessi strumenti per poter riuscire nella vita. Stiamo parlando di civiltà, non di capricci».
Il vero nome di Mika è Michael Holbrook Penniman Junior. Il cantante, nato a Beirut il 18 agosto 1983 da madre libanese e padre americano, è diventato una star nel 2006 con il singolo Grace Kelly. Nel 2013 e 2015 è stato giudice della versione italiana del talent show X Factor.