È molto difficile scrivere di Mina. Di Mina come di una qualsiasi altra diva che da 60 anni è il simbolo della vocalità italiana ma che da oltre 40 ha lasciato le scene. Questo compleanno così rotondo e fatidico degli 80 che cade oggi 25 marzo, è già stato consumato da “fiumi di parole” e foto d’archivio ormai note che di anno in anno si rincorrono tra giornali e tv: ogni cosa sembra già detta, e ogni volta sembra di voler aprire una ferita che è difficile da guarire. Già, perché il suo abbandono, oltre ad averci lasciati frastornati (e parlo di ben tre generazioni!) ci ha lasciato anche un vuoto rimasto incolmabile.
La sua “clausura” anti-mediatica se da una parte l’ha resa per sempre giovane, dall’altra non ha permesso, a noi comuni mortali, di seguire la sua evoluzione, non solo artistica ma anche umana. Oggi, forse più di ieri, parliamo della “nostra” Mina (sì, perché è un po’ di tutti noi), come di un’idea di musica che si materializza solamente attraverso l’immenso repertorio dei suoi 120 album.
C’è chi conosce a memoria ogni singola parola di ogni sua canzone, chi invece ha imparato ad apprezzarla attraverso le note canticchiate da mamma e papà – “Le mille bolle blu”, “E se domani”, “Grande grande grande”, “Ancora, ancora, ancora”, “L’importante è finire”, “Non credere” – e chi per una passione innata verso il bello: Mina è così, può (anche) non piacerti, ma è in grado di unire tutti. E questo suo compleanno che cade proprio in un momento tanto difficile per il Paese impegnato nella lotta contro il Coronavirus, forse è quello che ci voleva per legarci ancora di più e regalarci, attraverso le sue canzoni, attimi di serenità rubata alla paura e all’incertezza.
Pensate che perfino il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo aveva capito: nel 2001, nonostante da già diversi anni non abitasse più in Italia ma in Svizzera dal 1966, è stata nominata Grande Ufficiale al Merito della Repubblica. Perché nonostante abbia inciso canzoni in inglese, spagnolo, tedesco, giapponese, francese, abbia coperto un repertorio che va da Napoli a Frank Sinatra, dal pop al rock’n’roll, dalla canzone d’autore all’Opera ai brani di Natale fino ai fumetti Disney, Mina resta sempre patrimonio italiano al 100%.
“Immobile” nei suoi ottant’anni, Anna Maria Mazzini, nata a Busto Arsizio ma legata per tutti a Cremona (ad alimentare la leggenda della “tigre di Cremona” ha contribuito forse il “buon ritiro” a Lugano) festeggia un compleanno speciale che passerà come sempre in maniera riservata – tutti i suoi amori intensi e fugaci sono avvolti in un alone di mistero che oggi chiameremmo privacy estrema – in famiglia insieme al marito Eugenio Quaini, ai figli, Massimiliano Pani e Benedetta Crocco, e ai nipoti e pronipoti. Ma questo è un giorno di festa anche che per gli appassionati di tutto il mondo che ricordano quel timbro caldo e così personale che ha fatto sognare tanti.
Basterebbero forse le poche parole del leggendario Louis Armstrong per definire Mina: «La più grande cantante bianca del mondo», aveva raccontato; Liza Minelli, dopo aver ascoltato la sua voce, ricorda di aver pensato «La più grande cantante che abbia mai sentito: Se facesse un concerto andrei nel backstage a chiederle l’autografo»; «Un’artista che è una grande donna, una donna che è una grande artista. Questa è Mina, l’idea della donna italiana», ha detto di lei Franca Valeri; «La sua è una sfida continua all’identità», dice Barbra Streisand che da sempre sogna un duetto con Mina. Un desiderio condiviso anche da Céline Dion che la definisce un «Un inimitabile dono della natura».
Ecco quindi come alcuni dei più grandi interpreti di tutti i tempi ricordano la sua voce. Esattamente come noi: incredibile!