“Sotto il trucco sono una brava signora”, usava dire consapevole del proprio aspetto, Miranda per tutti Moira, il collo parato a festa dai giri di perle e la bocca larga, laccata di un rosso magenta.
A vederla così, nella sua ‘troppaggine’ kitsch, le si perdonava tutto: le inesattezze lessicali (“sono tutta sfranzolona”, commentava il tulle degli abiti), la sincera immodestia (“non solo l’oste che dice che il suo vino è buono, ma il mio spettacolo è il migliore d’Europa”), il make-up inadatto all’età (benché sfoggiato fieramente: “nessuna donna ha il coraggio di truccarsi e pettinarsi come me, pertanto sono unica”).
Moira Orfei è morta a Brescia a 83 anni, nel suo caravan di 24 metri senza sede fissa, ispirato al film “Il Vizietto” e simile al camper di una bambola: le tende rosa drappeggiate fittamente, la camera piena di specchi “per allargare”, i cuscini con le perline, gli argenti buoni, qualche statuetta. E la sua vita, Moira, da quell’adorabile casa-bottega, l’ha dedicata per intero al suo lavoro, lo stesso della sua famiglia: “ho fatto ben 47 film, tanto teatro e televisione, tutto per fortificare il nome del mio circo. Quello dei miei cari”.
Ludica e lampeggiante come una scritta al neon, Moira Orfei odiava le dive e il divismo, ignorava gli aut aut della la buona dizione (“c’ho l’accento bolognese e me lo tengo”) e andava matta per i dolci e gli orecchini pendenti. Musa di Lattuada, Visconti, Germi, De Sica, e compagna (sul piccolo e grande schermo) di Gassman, Totò, Mastroianni, è solo lì, sulla pista sabbiata del suo regno circense, che la ricorderemo. Mentre chiude lo show degli Orfei in piedi su una grande carrozza, le braccia larghe e le mani mulinanti, sotto una mantella di piume e paillettes. Facendo nostri i suoi insegnamenti, perché le perle di Moira non sono solo quelle dei suoi abiti.
Eccone 15, tratte da alcune video-interviste alla signora “degli elefanti”.
– Miscelate aggressività e dolcezza: “me lo hanno insegnato le tigri. Se tu intendi aggredirle, loro ti aggrediscono per prime, e con più forza”. Imporsi sì, ma dolcemente.
– Siate fedeli alla vostra immagine: “Dino De Laurentis mi ha rifatto il look e detto di restare sempre così, con questa estetica. Perché chi cambia spesso il proprio aspetto ha poca personalità”.
– Rispondete garbatamente alle lusinghe: “feci un film con Totò e lui mi propose di andare a letto insieme. «Ti accarezzo soltanto», mi disse. «E ti regalo un appartamento da 30 milioni». Io gli risposi che, se non avessi amato così tanto mio marito, lo avrei ricambiato. Ma non era vero, volevo solo che non ci rimanesse male”.
– Non badate all’età: “cosa gliene frega, agli altri, di quanti anni ho? Io ho l’età che dimostro. E poi, chi ha una vita in movimento come la mia, invecchia senza neanche accorgersene”.
– Non seguite le mode: “io mi vesto come mi pare: lustrini, sottane larghe, strass. Non c’è stilista che possa dirmi come devo conciarmi. È per questo che sono unica su 60 milioni di italiani”.
– Siate (anche) ciò che non siete: “io sono una persona molto buona, di indole, ma la mia personalità, almeno sul grande schermo, appariva diversamente: al cinema ero perfetta nel ruolo della regina cattiva. Così ho accettato la parte”
– Siate cittadine del mondo. “Io sto bene qui, sto bene là, sto bene dappertutto”. Non importa dove si è, ma come ci si sente.
– Addizionate la vostra bellezza: “Da noi, al circo, la bellezza vuota non vale un tubo: in televisione basta avere le tette grandi, il culo sporgente, per avere successo. Qui no, bisogna sapere fare qualcosa. E allenarsi duramente”.
– Siate infaticabili: “per ottenere ottimi risultati, i nostri acrobati, i domatori, i trapezisti, studiano più sette/otto ore al giorno”. Ogni mestiere richiede dedizione, energia. In due parole: tempo e tempra. Trovateli!
– Riconoscete i vostri limiti: “quando si è nella gabbia delle tigri bisogna avere gli occhi davanti e dietro. Io li avevo solo davanti, quando mi esibivo con loro, distraendomi spesso, così ho rinunciato al numero”. Fate senza strafare, insomma, fermandovi prima di farvi male.
– Siate consapevolmente voi stesse: “Io ad esempio non sono bellissima, sono un tipo. Certo che quando vado per la strada tutti mi guardano, perché come me, lì fuori, non c’è nessuna”
– Siate diplomatiche: “Io sono quella che fa da trait d’union – si dice così? – fra mio marito, che è troppo duro, un vero trentino, e gli artisti del nostro circo. Chiunque debba ottenere qualcosa da lui, si rivolge a me. E’ così che andiamo d’accordo. Siamo più che una famiglia, qui dentro, siamo un grande villaggio”.
– Siate autoironiche: “ho ricevuto innumerevoli imitazioni, da Massimo Boldi a Valerio Chiesa, e da parte di tantissime drag queen, che mi hanno sempre divertita “. La bellezza è anche saper ridere di sè.
– Non nascondete le vostre fragilità: “ho domato in prima persona gli elefanti, le foche, i cavalli, le tigri senza provare la minima paura. Ma quando era la volta di mio figlio, sul palco, ero travolta dal batticuore”
– Non accettate ruoli parentali: “io non sono una suocera, per Brigitta (Boccoli), sono un’amica. Lei ama mio figlio e io amo lei. E, soprattutto, non le dico mai cosa deve fare”