«La cosa più importante era non barare, specie nelle scene di nudo: l’età di una donna va mostrata, anche sullo schermo, con tutti i segni del tempo sul volto e sul corpo». Monica Guerritore, a 50 anni dal suo debutto appena 16enne al Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler, sceglie di spiazzare il pubblico concedendosi a una serie intrisa di erotismo.

Monica Guerritore su Netflix con Inganno

In Inganno, su Netflix dal 9 ottobre, è Gabriella, 60enne madre di 3 figli, che intraprende una relazione sessuale e sentimentale con Elia, un giovane tanto affascinante quanto ambiguo (Giacomo Gianniotti, già nel cast di Grey’s Anatomy). Lo ha fatto anche per rovesciare gli stereotipi:

«Noi donne viviamo varie fasi in cui il nostro corpo cambia, ma viene poco raccontata quella in cui siamo senza più figli, ormai cresciuti e andati via di casa, senza mestruazioni e magari senza amore. È vista come un’età vuota, fredda, ma chi dice che a 60 anni non si possa riscoprire il piacere e la vitalità del corpo?.

Monica Guerritore su Netflix racconta il piacere delle donne over 60

Perché il piacere delle donne mature è ancora così poco raccontato?

«Per millenni la donna è stata considerata solo in quanto generatrice. Ma, una volta finito questo grandissimo compito, esiste una donna che resta, vive e prova emozioni senza poter procreare. Un territorio inesplorato. Questa età si è allungata, mia madre non era come sono io oggi. Dobbiamo cambiare narrativa, imparare a prendere confidenza con i nostri 60 anni con gioia: è un’età piena di possibilità per noi donne».

Alla Mostra del Cinema di Venezia Nicole Kidman ha vinto la Coppa Volpi per un film in cui interpreta l’amante matura del suo giovane stagista.

«Non ho visto il film, ma Kidman mi sembra troppo contraffatta per raccontare quello che volevamo rappresentare nella serie: una donna che gestisce il suo piacere, calata in una realtà fatta di carne, corpi, cicatrici, segni, rughe.

C’è una potenza incredibile in una donna di una certa età che intriga, perché è diversa dal corpo “perfetto” esposto continuamente in tv che non parla della nostra età o delle nostre esperienze.

Perché modificarsi tanto come ha fatto la Kidman e invece non hanno fatto altre grandi attrici come Meryl Streep e Kate Winslet?».

Il rapporto con i segni del tempo

Lei non cede alla tentazione di ritocchi estetici.

«No. E nella serie, d’accordo con il regista Pappi Corsicato, ho voluto che si vedesse, perché le donne vanno raccontate per quello che sono davvero: solo così ci possiamo identificare in ciò che vediamo sullo schermo. Ci sono tanti altri modi per prendersi cura di sé: io, ad esempio, seguo una dieta, sperimento creme diverse, faccio tanto sport e danza per i miei spettacoli teatrali e da 20 anni pratico power yoga».

Si vede attraente oggi?

«Sì, e gli uomini mi guardano ancora. Non c’è bisogno di truccarsi o vestirsi in modi anacronistici, io ho buttato via cose che mettevo un tempo e che oggi farebbero tutt’altro effetto. Mi bastano una camicetta con un bel reggiseno, pantaloni larghi che segnano i fianchi. Soprattutto, la sicurezza di stare negli abiti che indosso».

È sempre stata un’icona sensuale, nei suoi 50 anni di carriera.

«Ho voluto dare corpo alla fisicità dei miei personaggi, specie a teatro, senza avere timore di rappresentare legami carnali forti. Penso a personaggi come Giocasta o Scandalosa Gilda, una donna tradita che si vendica sessualmente.

Gli uomini possono raccontare liberamente tutto questo senza dare scandalo, perché noi no?

Anche Marlon Brando fece Ultimo tango a Parigi, ma solo Maria Schneider fu accusata di essere una poco di buono…».

Monica Guerritore: l’amore, la maternità, il lavoro

A 66 anni cos’è l’amore per lei?

«Riscoprire un sentimento forte, anche più avvolgente. Meno a strappi, più totalizzante. Sono sempre stata passionale nei confronti del mio partner (Roberto Zaccaria, ndr). Sono un’impulsiva, una corsara, una guerriera. Anche nelle discussioni su temi politici esagero e mi accaloro, lui non è molto d’accordo con questo» (ride, ndr).

Cinquant’anni di carriera: si è fatta un’idea del perché il pubblico continui a seguirla?

«Perché non l’ho mai tradito. Ho sempre fatto le cose in cui credevo, con passione. Negli ultimi anni magari faccio meno, ma le mie sono sempre scelte ragionate. Anche questa serie, Inganno, l’ho scelta per esplorare quel passaggio del femminile così forte e vulnerabile al tempo stesso».

Quanto le è costata la sua carriera nel privato?

«Il mio essere spesso lontana ha toccato le mie figlie (Lucia e Maria, avute dall’attore e regista Gabriele Lavia, da cui ha divorziato nel 2001 dopo 20 anni di matrimonio, ndr). Da figlia di genitori separati so cosa si prova, la mia speranza è che, crescendo e comprendendo, riescano a sanare la ferita. Ho sempre creduto nell’importanza politica del mio lavoro, difficile spiegarlo a delle bambine. Oggi che sono donne, possono comprendere e dare un senso».

Che madre sente di essere oggi?

«Una mamma che fa da spalla: se le mie figlie hanno bisogno, ci sono. Anche come nonna, ho una nipotina adorabile».

I prossimi impegni

Negli ultimi anni sta riscoprendo la sua vena ironica: a novembre sarà nella nuova stagione della serie Vita da Carlo.

«Verdone mi aveva visto nei panni di Fiorella Totti in Speravo de morì prima e mi ha chiamato per interpretare la sua ex moglie. È così divertente raccontare il loro legame che, come la serie mostra, è ancora solido: Carlo non muove un passo se non fa sette telefonate alla sua Gianna. Mi piace lavorare con lui, crea un’atmosfera piacevole sul set: dopo tanti anni di tensione – perché Lavia dirigeva con tensione – cerco climi più rilassati».

Sta anche per debuttare alla regia con un film su Anna Magnani. Da dove nasce questo desiderio?

«Avevo voglia di raccontare la sua “sottostoria”. Una mia intuizione di ciò che potrebbe essere accaduto tra le cose che non sappiamo di lei. Ad esempio, sappiamo dell’Oscar del 21 marzo 1956, ma come ha passato quella notte? Cosa ha provato? Avevo desiderio di raccontarlo, in maniera libera e indipendente. Ho portato in giro per teatri la sceneggiatura, interpretandola, per vedere le reazioni del pubblico, e la mia Anna è piaciuta. Spero che piaccia anche sullo schermo, come merita».