La frontwoman dei The Cranberries, Dolores O’Riordan, è morta all’età di 46 anni. Una notizia che ha lasciato sconvolta un’intera generazione. Già perche ogni 40 enne che si rispetti non può non aver sentito parlare di lei, di Dolores, della band irlandese seconda solo agli U2 e del successo da 50 milioni di dischi venduti nel mondo. Corporatura minuta, capelli corti con un taglio boyish alternativamente biondo e moro, anfibi da rocker e voce tagliente, Dolores è stata capace di rendere la sua musica il tratto distintivo di un’epoca e in grado di toccare anche le corde della dolcezza e del romanticismo pur con la sua grinta e forza. La musica era il canale attraverso cui la ‘piccola’ irlandese riusciva a convogliare le ombre della sua vita e le lacerazioni della sua anima. Aveva denunciato di essere stata vittima di abusi sessuali da ragazzina, di aver avuto problemi pesanti col cibo e di aver pensato persino al suicidio.
Oggi, questa causa di morte definita ‘improvvisa’ resta imprecisata ma fa pensare al peggio. I tre figli Taylor Baxter, Molly Leight e Dakota Rain di 20, 16 e 12 anni, avuti da Don Burton, tour manager dei Duran Duran da cui si è separata nel 2014 dopo 20 anni di matrimonio, si dicono ‘devastati‘, mentre la portavoce racconta che la cantante aveva avuto problemi di salute tanto da essere costretta a rimandare il tour estivo. “I familiari sono distrutti dall’aver appreso la notizia e hanno chiesto di rispettare la loro privacy in questo momento molto difficile“, afferma la nota.
I Cranberries si erano formati all’inizio degli anni Novanta a Limerick, sulla costa atlantica dell’Irlanda dove Dolores ha sempre voluto vivere immersa nel suo verde. Arriva da una famiglia povera e cattolica dove la madre è l’unica a sfamare i suoi sette figli perché il padre è costretto su una sedia a rotelle. Fin da adolescente si dedica alla musica e con i fratelli Noel e Mike alla chitarra e al basso e Fergal Lawler alla batteria mette insieme un gruppo che dà del filo da torcere ai mitici U2.
Nel 1993 arriva l’album di debutto ‘Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?‘ con ‘Linger‘, la loro prima hit, una romantic ballad che ha un enorme successo. Neanche un anno ed entrano nelle classifiche di tutto il mondo: ‘Zombie‘, il loro brano sulla guerra civile irlandese, ispirato da un attentato dell’Ira in cui avevano perso la vita due bambini, divenne un inno rock e la voce di Dolores il simbolo di una guerra inspiegabile. Sulla spinta di questo successo arriva il secondo album ‘No Need to Argue‘ che vende 17 milioni di copie: quasi un record per quegli anni. Poi arriva ‘To the Faithful Departed‘, nel 1996, e la svolta pop con ‘Bury the Hatchet‘. All’inizio del nuovo millennio la band è stanca e medita uno stop che durerà dal 2003 al 2009.
Dopo la reunion arrivano anche i numerosi brani da solista. Ma la musica è cambiata e gli anni Novanta sono lontani.
Con l’Italia Dolores ha sempre avuto un feeling particolare: era stata ospite del Pavarotti and friends nel 1995 e, dopo la sua prima uscita da solista nel 2004 per la colonna sonora del film di Mel Gibson “La passione di Cristo“, è ospite del nostro Festival di Sanremo e compare nell’album Zu&Co di Zucchero con la canzone “Pure Love“. Ma non è finita perché nel 2007 la cantante duetta con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro nel brano intitolato “Senza fiato“, colonna sonora del film “Cemento armato“.
E proprio i Negramaro in questo difficile momento che lascia il mondo orfano della voce più rivoluzionaria degli ultimi 40 anni scrivono commossi: “Ti ho vissuta sempre come un sogno. Lo sapevo che non avrei dovuto farlo. Avrei dovuto viverti come un giorno qualunque. Da sveglio, sveglissimo… Ma queste lacrime non sono più un sogno. Ti ho intrappolata dentro. Era tutto vero. Sei passata nelle nostre vite e lì rimarrai per sempre“.
Noi la ricordiamo così…in a beautiful day.