Una notizia terribile è arrivata nella mattina del 10 dicembre a sconvolgere (nuovamente) il mondo del calcio, italiano e mondiale. Così come tutti gli italiani. A soli 64 anni è morto Paolo Rossi, sconfitto da un male incurabile, l’eroe dell’Italia campione del mondo del 1982, quella che battè il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e in finale la Germania di Rummenigge. L’Italia di Zoff e Bearzot. Quell’Italia che è rimasta nel cuore di tutti, di quelli che c’erano e delle generazioni dopo che si sono affidate ai ricordi di papà e nonni.
L’annuncio della morte di Pablito, questo il suo soprannome dal Mundial, è stato dato dalla moglie, Federica Cappelletti, con un post su Instagram. E la foto che ha scelto per annunciare la scomparsa dell’amato Paolo ritrae i due coniugi stretti e sorridenti ed è accompagnata dal commento «Per sempre», seguito da un cuore.
Ed è anche nel cuore di tutti gli appassionati di calcio che il capocannoniere e pallone d’oro resterà per sempre: perché Paolo Rossi si merita un posto indelebile nella storia sportiva del nostro Paese.
Il ricordo dei compagni del Mundial
«Se ne va un pezzo di storia, una parte di noi». I compagni di squadra della Nazionale campione del mondo nel 1982 salutano così Paolo Rossi. «L’ho saputo cinque minuti fa, mi dispiace tantissimo. Non so cosa dire, è stato un fulmine a ciel sereno», dice Dino Zoff, che era proprio il capitano di quella incredibile squadra. «Abbiamo sempre avuto un grande rapporto con Paolo, simpatico, intelligente. Era un po’ che non ci sentivamo, ci avevano detto qualcosa ma non pensavo fosse così grave. Rossi aveva qualità incredibili, faceva le cose giuste al momento giusto. Era insostituibile in quel gruppo. E i rapporti con lui erano ottimi. Eravamo una squadra di amici, un grande gruppo».
«Mi continuano a scrivere nella chat i miei compagni dell’82. Se ne è andata una parte di noi. Se ne va una parte della mia vita». Reagisce così Fulvio Collovati, anche lui campione del mondo con la stessa Nazionale dell’82. «Vogliamo continuare a ricordarlo come ce lo ha ricordato stanotte sua moglie».
«Ci hai portato sul tetto del mondo. Maledetto 2020. Ciao Amico Mio», scrive invece su Instagram Bruno Conti ricordandolo con una bellissima foto in bianco e nero, che li ritrae mentre si abbracciano, con la maglia azzurra.
Quel mitico 1982
Come non ricordare quindi quella mitica estate del 1982 in cui l’Italia intera scese in piazza per far festa. Quell’estate in cui a Madrid per la finale volò anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini e ritratto esultante in tribuna al fianco di un deluso re Juan Carlos di Spagna. Paolo Rossi era un centravanti da area di rigore che viveva per il gol: si è fatto conoscere nel Vicenza per passare poi al Perugia e infine alla “sua” Juventus e dritto in Nazionale per diventare il simbolo del Tricolore. Dopo la Juve si è unito al Milan prima di chiudere la carriera a Verona. E detiene ancora oggi, insieme a Roberto Baggio e Bobo Vieri, il record di gol azzurro ai Mondali con 9. Non solo. È stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo, a vincere nelle stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’oro.
Addio Pablito!