Avete presente la riedizione di un abito cult? Ecco, i musei post-coronavirus saranno così: apparentemente uguali a quelli di tre mesi fa, in realtà profondamente diversi. E come per un vestito, sarà proprio la scelta dei dettagli a decretarne il successo. Di questo ne è convinta Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MaXXI dal 2012, istituzione che quest’anno celebra il decennale del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che da settimane “disegna” nei minimi particolari, come un sarto, la nuova stagione.
«Per i grandi musei sarà una riapertura graduale, sperimentale ma anche molto stimolante» spiega. «Da un lato noi addetti ai lavori, visto le perdite subite finora (al MaXXI si aggirano intorno ai 3 milioni di euro ndr), dobbiamo fare un passo alla volta e ripensare spazi e offerta. Dall’altro, i visitatori devono avere il tempo di riabituarsi». Riabituarsi a uscire. A stare vicino agli altri. A non avere paura (o ad averne meno). A godere della bellezza fisica e virtuale, in contrapposizione all’orrore che in questi mesi abbiamo dovuto vedere.
Quindi l’arte in un momento così particolare non è semplice intrattenimento ma può essere anche una cura? «Credo proprio di sì. E i mesi appena trascorsi ne sono la prova».
Perché? «Il lockdown ha costretto i grandi musei a un apprendistato digitale: da reali siamo diventati virtuali. E la risposta del pubblico è stata immediata ed entusiasta. Giusto per dare un’idea, il MaXXI in questi mesi ha superato i 13 milioni di visualizzazioni. Un numero enorme, mai visto prima, che mette in luce quanto grande siano la voglia e il bisogno di bellezza».
Un segnale però che anche nel mondo dei musei forse qualcosa sta cambiando. «Sicuramente. Questa pandemia se da un lato ci ha tolto tanto, dall’altro ci ha dato molto. In primis, facendoci scoprire il valore e l’importanza del digitale, anche nell’arte. Ed è fondamentale, a mio avviso, che questa nuova modalità di fruizione non vada perduta: al momento il MaXXI ha prodotto oltre 150 contenuti ad hoc per i social e l’online. E dobbiamo continuare. I musei devono dare al pubblico la possibilità di visitare “virtualmente” una mostra».
In questo modo l’offerta sarà più ricca. «Proprio così. Da adesso in poi le due anime dei musei, reale e virtuale, dovranno convivere. E questa ricchezza secondo me potrebbe essere una chiave del successo. Ma in questo modo l’offerta sarà anche più democratica: vogliamo vedere l’ultima mostra di Andy Warhol alla Tate di Londra? Possiamo farlo, anche se per molti mesi non ci sarà consentito viaggiare».
E come verranno organizzate le esposizioni “fisiche”? «In modo graduale, accompagnando il visitatore a un lento riavvicinamento alle opere. Al MaXXI da questo venerdì, nei weekend fino al 2 giugno, riapriamo una galleria su cinque, quella che ospita la mostra Gio Ponti. Amare l’architettura. Il biglietto per entrare lo abbiamo chiamato “open solidale”: open perché consente l’accesso al museo fino al 31 dicembre di quest’anno, solidale perché costa solo 5 euro. Si acquista online (maxxi.vivaticket.it) e bisogna specificare la fascia oraria. In questo modo, grazie al nostro algoritmo, riusciremo a scaglionare le presenze. Anche se per fortuna, gli spazi enormi che abbiamo a disposizione non ci creano grandi problemi, rispetto per esempio a una struttura più classica come quella degli Uffizi».
Termoscanner, mascherine, disinfettanti… Di quali dispositivi vi siete dotati? «Le biglietterie sono protette da uno schermo di plexiglass; il gel disinfettante è reperibile in punti strategici del museo; all’ingresso un nostro addetto misura la temperatura con il termoscanner; ci sono mascherine gratuite e disponibili per chi non l’avesse e negli spazi di massima affluenza ci saranno segnaletiche e percorsi ad hoc che ricorderanno ai visitatori di rispettare il social distancing».
Ci sono altre rivoluzioni che ci aspettano negli spazi d’arte? «A mio avviso dovrà cambiare anche il concetto di museo. Non più solo “tempio” del bello, ma spazio multifunzionale con un ruolo sociale e di aggregazione. Anche noi ci stiamo muovendo in questa direzione, con il nuovo progetto MaXXI Z Community: i ragazzi hanno a disposizione due grandi sale con postazioni su misura dove possono seguire le lezioni in streaming tutte le mattine. E di pomeriggio lavorare con noi a laboratori di arte».
È più di mezz’ora che sono al telefono. E le mie figlie, ovviamente, litigano rumorosamente. «Sento due leoncini in gabbia…» scherza. È arrivato il momento di uscire. E magari di andare al museo. Ma prima di salutarci Giovanna Melandri aggiunge: «Quest’emergenza ci ha insegnato anche a diventare più veloci, creativi e duttili. Un esempio? In poche settimane abbiamo rivisto l’allestimento della mostra At Home che avevamo in programma, perché le nostre case durante il lockdown hanno cambiato fisionomia, valore, ruolo, spazi e importanza». Un po’ come sta succedendo proprio adesso ai musei.
Mostre e musei: date da segnare in agenda
→ Il 2 giugno al MaXXI apre la seconda mostra: Real_Italy, con i lavori di 13 artisti del nostro Paese.
→ Dopo lo sbarco su Facebook, gli Uffizi arrivano su Tik Tok per coinvolgere anche i giovanissimi con brevi video scherzosi sui capolavori del museo.
→ Dal 28 maggio si potranno tornare a visitare le mostre di Palazzo Reale, a Milano.
→ Nemo, la rete delle organizzazioni museali europee, ha sviluppato una mappa che offre una panoramica sulla riapertura dei musei in tutta Europa (ne-mo.org).
→ I primi 3.000 visitatori alla casa-museo Poldi Pezzoli pagheranno solo 1 euro di ingresso.
→ La mostra di Raffaello, una delle più importanti in Italia (che doveva chiudere il 2 giugno), verrà prolungata fino al 30 agosto.
→ Il Museo Egizio di Torino e la collezione Guggenheim a Venezia riapriranno il 2 giugno e il biglietto di ingresso sarà scontato.