Addio a Harry Belafonte, mito della musica e leggenda dei diritti civili. Aveva 96 anni. L’artista, riferisce il portavoce Ken Sunshine, è morto a causa di un’insufficienza cardiaca nella sua casa di New York, con la moglie Pamela al suo fianco.

Belafonte, il “re” del Calypso

Nato a Harlem da genitori originari di Martinica e di Giamaica, amico da giovane di Martin Luther King, Belafonte portò alla ribalta la musica caribica con canzoni come “Day-O (The Banana Boat Song)” e “Jamaica Farewell”. L’album “Calypso”, che le conteneva entrambe, fu il primo di un artista in assoluto a vendere più di un milione di copie. Seguirono i successi “Matilda”, “Lead Man Holler” e “Scarlet Ribbons”, solo per citarne alcuni.

Nel 1959 Belafonte era l’uomo di spettacolo di colore più pagato della storia. Aveva contratti a Las Vegas, al Greek Theater di Los Angeles e, a New York, con il Palace e il Waldorf Astoria. Cantava la musica dei neri e dei Caraibi, ma i suoi fan in stragrande maggioranza erano bianchi.

L’attivismo politico

Nella sua vita arte e attivismo politico si sono continuamente intrecciati. Pochi sono riusciti a tenere il passo con il tempo e l’impegno di Belafonte e nessuno ha eguagliato la sua statura come punto d’incontro tra Hollywood, Washington e il movimento per i diritti civili.

Belafonte non solo ha partecipato a marce di protesta e concerti di beneficenza, ma ha contribuito a organizzarli e ad aumentare il sostegno nei loro confronti.

Ha lavorato a stretto contatto con Martin Luther King Jr., intervenendo spesso a suo nome sia con politici che con altri intrattenitori e aiutandolo finanziariamente. Ha fissato standard elevati per le celebrità di colore più giovani: Belafonte rimproverò Jay Z e Beyoncè per non aver rispettato le loro “responsabilità sociali”. Ha fatto poi da mentore a Usher, Common, Danny Glover e molti altri.

Nel 1987 ha raccolto da Kanny Kaye il ruolo di ambasciatore di buona volontà dell’Unicef. Rimase attivo in politica anche in vecchiaia: “Se Trump ci chiede cosa abbiamo da perdere”, aveva scritto nel 2016 in un op-ed sul New York Times in cui invitava gli afro-americani a non votare il tycoon, “rispondetegli: solo il sogno, solo tutto”.

Harry Belafonte

Belafonte tra musical e cinema

Belafonte è stato un artista importante sin dagli anni ’50. Ha vinto un Tony Award nel 1954 per il suo ruolo da protagonista nel musical “Almanac” di John Murray Anderson e cinque anni dopo è diventato il primo artista di colore ad aggiudicarsi un Emmy per lo speciale televisivo “Tonight with Harry Belafonte”.

Nel 1954, ha recitato insieme a Dorothy Dandridge nel musical diretto da Otto Preminger “Carmen Jones”: una svolta, perché per la prima volta lo spettacolo era interamente composto da attori di colore.

Il film del 1957 “L’isola nel sole” è stato bandito in diverse città del sud. Qui i proprietari dei cinema sono stati minacciati dal Ku Klux Klan a causa della presenza, nel film, di una storia d’amore tra un personaggio di colore, Belafonte appunto, e uno bianco, Joan Fontaine.

Nella pellicola di Spike Lee del 2018 “BlacKkKlansman”, Belafonte è stato opportunamente scelto nel ruolo di un anziano statista che istruisce i giovani attivisti sul passato del Paese.