Nadia Toffa, la giornalista e conduttrice de Le iene scomparsa lo scorso 13 agosto, non ci ha mai lasciato. La sua pagina Facebook è sempre lì, viva e fitta di notifiche grazie agli amici, alla nipote Alice, alla mamma Margherita. E da lì proprio la mamma – l’unica persona a cui la sorte non dovrebbe mai lasciare il compito di sopravvivere a qualcuno – annuncia l’uscita del libro di Nadia: «Per me è importante poter condividere con voi questa iniziativa a cui lei teneva tanto. I proventi delle vendite saranno devoluti in beneficenza». Il libro, postumo, è un diario intimo degli ultimi giorni di Nadia. Brutta parola “postumo”, ma d’altra parte indica tutto ciò che viene dopo: “l’ultimissima” cosa, l’oltre che c’è dopo la vita, dopo la morte.
Al dopo Nadia ha lavorato, si preparava da tempo. Prima ha scritto il libro Fiorire d’inverno, tanto oggetto di critiche sui social, dove è stata insultata e offesa. Lei compariva in tv sorridente e intanto scriveva: «Ci vendicheremo diventando amici dei nostri nemici». Ora arriva questo diario fitto di pensieri ed emozioni, un racconto intimo e raccolto, inaspettato regalo per tutti noi che la vita ce l’abbiamo ancora. «Non è importante quanto vivi, ma come vivi» scrive Nadia nel libro (che Repubblica anticipa) perché «una piccola parte della vita sono eventi che accadono, tutto il resto è come reagisci”.
Lei, col suo sorriso grande e alto e le unghie sempre perfette, non si era mai rassegnata. La chemio sembrava averla guarita da quando il 2 dicembre 2017 si era sentita male a Trieste. Aveva raccontato sul web che si trattava di un tumore, con la semplicità e la sincerità che dichiarava essere una delle cose che apprezzava di più in una persona. Con quel “cancer pride” che oggi vuol dire per tante persone non nascondersi più, non avere paura di dichiarare la propria malattia. «Stammi vicino e non avere paura» scrive Nadia nel diario. «Ho energia da far impallidire la Via Lattea». Tant’è che l’abbiamo vista tornare in tv e rifiorire, poi sparire di nuovo. Fino al video-testamento consegnato a Le iene in cui, con i capelli chiazzati dalla chemio, i pochi ciuffi arruffati, niente trucco racconta che la fine si avvicina. E nomina la morte. Annegata dentro una giacca sfrontata e bellissima, con lo smalto impeccabile anche stavolta, ci guarda tutti un po’ di traverso, con la sua aria da monella: «Spero di avere tutto il tempo possibile, sto cercando di ritardare la mia morte ma questo tumore continua a tornare. Vedremo quanto tempo avrò ancora».
Il tempo si è dilatato per pochi mesi. Il tardi è diventato un presto. E pù passava, più diventava prezioso. Intanto lei scriveva quello che oggi possiamo leggere: «Il dolore ci rende più profondi, più forti. Non deve sopraffarci, dobbiamo girargli intorno per avere un controcampo». Nei suoi ultimi giorni questa donna che sembrava sempre una ragazza ci consegna il “suo” senso della vita, a cui vuole «un bene inesauribile» e che descrive «leggera come la pietra pomice, sembra pesante, ma galleggia». Anche lei stava galleggiando. «Il vero viaggio è quello dell’anima, il resto è di passaggio, ha una data di scadenza». E quando la “sua” data di scadenza si faceva vicina, Nadia scriveva al computer: “Non arrendetevi mai prima del traguardo”. E ci lasciava un arrivederci, più che un addio: «Mi nasconderò in un pezzo di vetro, minuscola particella di un desiderio sprecato, mai espresso. Rimarrà sospeso nel pianeta dei pensieri. Mi troverete là».