La nudità è la normale condizione biologica degli esseri viventi, umani e animali. Questi ultimi, fatta eccezione per i chihuahua e i loro cappottini di lana cotta (per cui, però, occorre imputare i padroni), hanno continuato indisturbati ad andare in giro con le grazie al vento. Per noi, fin da principio, è stato diverso.

Le prime schermaglie cominciarono dall’affaire di Eva e Adamo: quando Dio scoprì il loro peccato, poiché la coppia improvvisamente era a disagio di fronte a lui senza neppure un perizomino di edera, si affacciò nell’animo umano la vergogna, cui seguì il primissimo episodio di scaricabarile dell’umanità, quello della mela. E il resto è storia. Va detto che, fin dall’epoca preistorica, uomini e donne hanno cominciato a coprirsi per primarie esigenze legate alla protezione del corpo: cacciare un mammuth coi glutei all’aria forse risultava sconveniente, oltre che scomodo, e accudire un fuoco temendo che qualche belva ti facesse fuori senza neppure un pareo indosso, era decisamente più difficile.

Facendo un netto salto temporale fino ai giorni nostri, è ormai noto che per sedurre una persona da cui si vorrebbe essere spogliati tutto passa dal modo in cui ci si veste. Tra condizioni climatiche e fattori di praticità, vestirsi è diventato un modo per ripararsi, ma anche per farsi identificare. È nudi che siamo veramente tutti uguali. Se poi la nudità la spostiamo nella fase del corteggiamento, la faccenda si complica. Incuriosisce quindi il progetto televisivo in onda a febbraio sul canale Discovery+, condotto dalla ex Iena Nina Palmieri. Naked attraction (letteralmente, nuda attrazione) è un dating game show in cui un concorrente vestito deve scegliere fra 6 pretendenti chiusi in cabine colorate. I loro corpi verranno svelati gradualmente, partendo dai piedi, fino ad arrivare al viso, e sulla base degli indizi mano a mano svelati, e più o meno graditi, il concorrente farà la sua scelta: quando resteranno solo 2 pretendenti, anche il concorrente sarà costretto a spogliarsi e “consumare” il primo appuntamento, naturalmente con telecamere al seguito.

Un modo, questo, per celebrare il prezioso movimento della body positivity, per mandare un messaggio positivo a chi ha un corpo che non rientra nei caratteri predefiniti della normalità. Come se non esistesse un “dopo” la trasmissione, quando si torna alla vita di sempre. Come se non fosse oggettivo che gli standard trasmessi dai media, spesso anche con virate di fantascienza, abbiano generato più insicurezze di quanto probabilmente fosse nelle loro intenzioni. «Piccolo, grande, grosso, magro, rifatto, tatuato, maschio, femmina, trans o binario. Tutti giocano ad armi pari» preannuncia Nina. Che aggiunge: «Speriamo di contribuire a educare alla sessualità un Paese che ne ha disperatamente bisogno». Credo non esista niente di meno precario degli amori nati in spiaggia, quando ci si vede per la prima volta in costume di bagno, con i propri punti di forza e di debolezza già sotto gli occhi. E allora, stiamo a vedere cosa accadrà, di fronte alla tv. Se volete, potete scoprirlo mettendovi anche voi nude. Se avete freddo – e noi donne abbiamo sempre freddo – indossate pure un négligé di pile.

Geppi Cucciari è attrice, scrittrice e conduttrice. È su Rai3 conChe succ3de? e su Rai Radio 1 con Un giorno da pecora