Naomi Osaka sa come usare la sua voce. Lo ha dimostrato più volte, soprattutto l’anno scorso, quando ha utilizzato la sua piattaforma per parlare di razzismo sistemico, appoggiando pubblicamente le proteste organizzate dal movimento Black Lives Matter che sono seguite alla morte, in America, di George Floyd. Osaka ha 23 anni, è al numero 2 della classifica della Women’s Tennis Association (WTA) dietro alla tennista australiana Ashleigh Barty, ed è per metà giapponese (da parte della madre) e per metà haitiana (dalla parte del padre).
Qualche giorno fa aveva pubblicato sul suo profilo Instagram, dove la seguono in più di 2 milioni, una nota in cui annunciava che non avrebbe concesso interviste alla stampa durante il Roland-Garros, che si tiene dal 24 maggio al 13 giugno a Parigi. Dopo la multa di 15.000 dollari per non aver partecipato alla conferenza stampa di domenica scorsa, la tennista ha deciso di ritirarsi dal torneo, annuncio arrivato con un altro post su Instagram.
L’ansia, la depressione e la difficile decisione di ritirarsi
«È una situazione in cui non avrei mai immaginato di trovarmi quando ho scritto il primo post qualche giorno fa», si legge nella nota, «Penso che la cosa migliore per il torneo, gli altri atleti e per me stessa sia che io mi ritiri così che tutti possano tornare a concentrarsi sul tennis giocato a Parigi». «La verità è che ho sofferto a lungo di attacchi di depressione dagli Us Open del 2018 e che ho avuto molta difficoltà a fare i conti con quell’evento. Chiunque mi conosce sa che sono una persona introversa», continua Osaka, «e chi mi ha visto giocare durante un torneo sa che indosso spesso le cuffie per cercare di attenuare la mia ansia sociale. I giornalisti che scrivono di tennis sono sempre stati buoni con me (…), ma non sono una persona che ama parlare in pubblico e soffro di ansia quando devo farlo. Qui a Parigi mi sentivo già sotto stress e vulnerabile, per cui ho pensato di evitare gli incontri con la stampa. L’ho annunciato prima perché penso davvero che queste regole siano antiquate (…) Mi prenderò una pausa dal campo di gioco, ma quando i tempi saranno maturi vorrei davvero parlare di questi argomenti con gli organizzatori per rendere la situazione migliore per gli atleti, i media e i fan», ha concluso.
Il riferimento agli Us Open risale alla finale in cui Osaka sconfisse Serena Williams, suo idolo, e il pubblico finì per fischiarla (invece di celebrarla) nonostante non avesse fatto nulla di scorretto. Nella conferenza stampa che ne seguì, i giornalisti le chiesero incessantemente di Williams, mentre le foto delle sue lacrime fecero il giro del mondo. Come riporta il Guardian, la sorella maggiore di Osaka, Mari, qualche giorno fa scritto un post su Reddit per cercare di contestualizzare la sua scelta di non prendere parte agli incontri con i media, affermando che Osaka era stata ferita dalle frequenti domande sulla sua abilità sul campo in terra rossa. Già dopo la sconfitta dello scorso 12 maggio a Roma, Mari Osaka ha detto che sua sorella «non stava bene mentalmente». Dopo aver ricevuto alcune critiche, Mari Osaka ha cancellato il suo post.
Il dibattito sulla salute mentale degli atleti
Nel post pubblicato quattro giorni fa, ora cancellato, Naomi Osaka aveva scritto che, durante i tornei, le conferenze stampa rappresentano un peso non indifferente per gli atleti, aggiungendo che non aveva intenzione di stare seduta a rispondere a domande che le hanno già fatto centinaia di volte o, al contrario, a insinuazioni che minano la sua concentrazione in un momento che è già di grande stress per un atleta. «Se le organizzazioni sportive pensano di poter continuare a dire “fai le interviste o verrai multato” e continuano a ignorare la salute mentale degli atleti che sono il fulcro della loro esistenza, allora non mi resta che ridere», aveva scritto, aggiungendo che avrebbe accettato qualsiasi eventuale sanzione, chiedendo anzi che i fondi fossero donati a un ente di beneficenza dedicato alla salute mentale.
E le sanzioni sono arrivate, attraverso una nota stampa congiunta di tutti i tornei del Grande Slam: «A seguito della mancanza di impegno di Naomi Osaka Australian Open, Roland-Garros, Wimbledon e US Open le hanno scritto congiuntamente per verificare il suo benessere e offrire supporto, sottolineare il loro impegno per il benessere di tutti gli atleti e suggerire un dialogo sulle questioni. Le sono stati anche ricordati i suoi obblighi, le conseguenze del mancato rispetto degli stessi e che le regole dovrebbero applicarsi ugualmente a tutti i giocatori. Naomi Osaka oggi ha scelto di non onorare i suoi obblighi contrattuali con i media. L’arbitro del Roland-Garros le ha quindi inflitto una multa di 15.000 dollari, ai sensi dell’articolo III H. del Codice di condotta».
Domenica 30 maggio Osaka ha battuto Patricia Maria Tig al primo turno del torneo e non si è presentata alla conferenza stampa come aveva annunciato, anche se ha fatto delle interviste a bordo campo. La sua defezione ha provocato la reazione degli organizzatori, che nella nota ufficiale hanno tenuto a specificare «le regole sono in atto per garantire che tutti i giocatori siano trattati esattamente allo stesso modo». Intanto sui social infuria la polemica, tra chi difende la tennista parlando di accanimento nei suoi confronti e chi invece sostiene che gli atleti debbano attenersi alle regole.
Non è la prima volta che succede: in passato altri tennisti famosi hanno saltato le conferenze stampa post partita (lo hanno fatto le sorelle Serena e Venus Williams, ad esempio, ma anche Andre Agassi e Novak Djokovic), ma è la prima volta che un atleta lo annuncia preventivamente, viene multato e di conseguenza si ritira dal torneo. Il dibattito è ora aperto: nell’epoca in cui gli atleti possono costruire in autonomia il loro personaggio pubblico utilizzando i social, cosa rimane dei rituali legati alle loro discipline, conferenze stampa comprese? E come si conciliano le esigenze degli sportivi con la necessità di raccontare le loro gesta da parte dei media, al netto di tutte le incongruenze e le problematiche che spesso caratterizzano il giornalismo di settore? Intanto Naomi Osaka ha fatto la sua scelta e sui social sono in tanti, dai colleghi ai fan, a esprimere il loro supporto. Un torneo senza di lei, comunque, è una sconfitta per lo sport: il dubbio che si potesse gestire meglio la situazione rimane.