Carlo Verdone chiama, Natasha Hovey risponde. Ha suscitato tanta emozione quello che è accaduto sui social nelle ultime ore. Il regista e attore romano ha pubblicato una foto della giovane protagonista del film Acqua e sapone. Lo ha fatto in occasione del 40esimo anniversario dell’uscita della pellicola nelle sale. Ma ha accompagnato il suo ricordo con un appello: «Purtroppo abbiamo perso i nostri contatti». In men che non si dica, il post di Verdone è diventato virale. Ed è arrivato alla diretta interessata, che ha risposto, spiegando dove vive e che cosa fa oggi.
Un film diventato un cult
Acqua e sapone è una delle commedie più celebri di Carlo Verdone. È il quarto film che ha diretto, uscì nel 1983 e nel cast c’erano, oltre allo stesso attore e regista, anche Elena Fabrizi, alias “Sora Lella”, che per la sua interpretazione vinse il David di Donatello 1984 come migliore attrice non protagonista, Florinda Bolkan, Fabrizio Bracconeri e, appunto, Natasha Hovey.
Il film racconta la storia di una celebre modella adolescente, Natasha Hovey, arrivata a Roma per dei servizi fotografici e che la sua famiglia vorrebbe affidare all’istruzione di un insegnante privato, padre Michael Spinetti, noto teologo e professore. Peccato che un bidello, Rolando Ferrazza, trentenne laureato con il massimo dei voti e in perenne attesa di un posto da docente, e che vive ancora con la nonna, si sostituisca con un inganno al celebre professore.
L’appello di Verdone per ritrovare Natasha Hovey
Il film si classificò al 21esimo posto tra le prime 100 pellicole di maggior incasso di quell’anno. «Nel 1983, in questo mese, usciva Acqua e Sapone, una delle commedie che mi riporta a tanti cari ricordi», ha scritto Verdone sui social. Ha continuato: «Una bella atmosfera, la presenza efficace della Sora Lella, il roscio Fabrizio Bracconeri, l’amabile Florinda Bolkan e tanti trasteverini e testaccini come generici parlanti».
L’attore e regista ha pubblicato una foto dove appare in compagnia della giovanissima Natasha Hovey. «La foto che state vedendo l’ho ritrovata qualche mese fa dentro un vecchio album ed è il volto della protagonista esordiente Natasha Hovey. La incontrai per puro caso nella mia agenzia in via dei Banchi Vecchi. Era insieme alla mamma olandese per chiedere dei consigli al mio agente», ha scritto Verdone.
Il ricordo del primo incontro
«Natasha, nata a Beirut, aveva il papà americano, un musicista che viveva a Boston. Mi colpì subito il volto di quella ragazza che all’epoca aveva 16 anni, che emanava dolcezza e grazia. Era elegante in tutto e la luminosità del suo sorriso non poteva non incantare», ha raccontato. «La convinsi, dopo un lungo provino, ad accettare il suo primo ruolo in un film, sebbene fosse timida e riservata. Ma riuscimmo nell’impresa e insieme costruimmo un duetto perfetto. Questa foto gliela scattai io sul litorale di Ostia durante una pausa di Compagni di Scuola. E mi mette tanta nostalgia per la tirannia del tempo che passa sempre più veloce».
Poi l’appello: «Ora vive tra Miami e Parigi, credo. È sposata e dovrebbe avere tre figli. Purtroppo abbiamo perso i nostri contatti. Ma le auguro ogni bene e di mantenere sempre quella dolcezza nel viso che è l’ immagine del suo carattere, della sua anima. Forse se leggerà questo post si farà viva. Chissà».
La risposta di Natasha Hovey
Ebbene. Natasha Hovey si è fatta viva per davvero. Lo ha fatto attraverso le pagine del Corriere della Sera. «Sono stupita da tanto clamore», ha spiegato, «mi hanno chiamato amici dall’Italia per avvertirmi dell’appello di Carlo Verdone che si chiedeva sui social dove fossi. Eccomi, vivo a Miami e sono la sua Sandy».
Natasha Hovey ha spiegato che si è trasferita da qualche anno in America con suo marito, un medico reumatologo, e il figlio David, 24 anni. «Una mia sorella vive accanto a me, l’altra in Oregon», ha spiegato. «Mio padre era di Boston, e io ho la doppia nazionalità. Con la mia famiglia però abbiamo scelto di vivere a Miami perché è più vicina al nostro spirito latino. Mi trovo bene, anche se è un posto de matti». Poi ha aggiunto: «La città è piena di gatti, molti dei quali non sterilizzati, che vivono in condizioni di estrema necessità. Con altri volontari ci occupiamo del loro sostentamento».