L’esplosione di un mortaretto precoce la fece sobbalzare, strappandola al torpore del dormiveglia. Maledizione! Aveva sperato con tutte le sue forze di addormentarsi per svegliarsi già nell’anno nuovo. Guardò il display del cellulare: mancavano ancora due ore alla mezzanotte ma qualcuno, giù in strada, evidentemente era impaziente di festeggiare.

Lei, invece, odiava San Silvestro. Lo odiava sin quando veniva costretta dai genitori a interminabili cenoni dentro locali illuminati da luci al neon che rendevano le persone pallide e i cibi insapori, temendo il momento in cui gli adulti avrebbero tentato di trascinarla nei loro trenini al suono di Brigittebardòbardò fingendo un’allegria che erano lontani dal provare. In quei momenti veniva sopraffatta da una sensazione che non riusciva a mettere a fuoco, ma che aveva a che fare con il disagio e la malinconia.

Ma cosa ci poteva fare, lei? Attraversava quell’età in cui si è troppo piccole per festeggiare con gli amici ma troppo grandi per avere una baby sitter, e il festone aziendale dei genitori sembrava l’unica soluzione possibile. Poi finalmente crebbe, e le cose peggiorarono. Accadde quando venne messa al corrente che quello che si fa a Capodanno si fa tutto l’anno: e si sa, c’era una sola cosa che si supponeva voler fare tutto l’anno; e no, non era lo shopping.

Il display si illuminò. Diego era in chat. «Manchi solo tu. Che fai, vieni? ». Se mai ne avesse avuta voglia, le faccine allegre con cui l’amico aveva accompagnato il messaggio erano così in contrasto col suo stato d’animo da toglierle qualsiasi desiderio. «No» rispose laconica. Sistemò la copertina sulle spalle e andò a prepararsi una cioccolata. Ora che ci pensava era colpa della sera di San Silvestro se la sua vita sessuale poteva vantare un’aneddotica di cui talvolta era orgogliosa, altre imbarazzata. Grazie a quelle notti – e alla decisione di non passarle da sola – aveva messo in carnet una crestomazia di personaggi il cui ricordo ancora le strappava un sorriso: il portatore sano di miominipene e il neanderthaliano che avrebbe voluto sottoporre ad antidoping; l’esperto i cui incontri richiedevano un’adeguata preparazione atletica e l’imbranato che da solo non trovava la strada.

Tutti bravi ragazzi. Con un paio di loro si era persino fidanzata ma, ecco, non ne aveva più voglia, era venuto il momento di mandare tutti al diavolo e pensare solo a sé. Erano passati i tempi dell’euforia a comando e anche quelli delle relazioni fugaci: adesso in cima ai suoi propositi aveva messo lo stare bene con se stessa senza dover scendere a compromessi col partner del momento. E se questo significava passare il Capodanno in solitudine, be’, pazienza.

A svegliarla dal torpore questa volta fu il campanello di casa. Avvicinò l’occhio allo spioncino e si trovò a fissare quello di Diego. «Apri, deficiente» le intimò. Non era solo. Dietro di lui gli amici entrarono nell’appartamento sculettando a passo di samba reggendo vassoi carichi di cibo, mentre Diego brandiva bottiglie di Veuve Clicquot. «E se avessi preferito starmene da sola?» lo sgridò. «Ma figurati!» tagliò corto lui. Ecco perché gli voleva così bene. Se era vera la storia che quello che si fa a Capodanno si fa tutto l’anno, l’anno che stava per arrivare sarebbe stato scoppiettante. «A una condizione» si arrese addentando la prima tartina. «Al primo accenno di Brigittebardòbardò, vi sbatto fuori tutti!».

CHI È L’AUTRICE
Rossella Boriosi, 51 anni, metà milanese e metà perugina, è la “penna” di Grimilde Blog: qui raccoglie le storie e i punti di vista di chi è nella “età di mezzo”. Quest’anno ha scritto Nega, ridi, ama (Giunti), manifesto della menopausa come seconda giovinezza.

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