Con le sue performance d’arte in cui sparava contro quadri-bersaglio Niki de Saint Phalle aveva sfidato il mondo. Con le sue sculture simbolo di rivolta femminile ha disegnato un universo inclusivo senza discriminazioni e pregiudizi governato da creature vittoriose e libere.

Le perfomance d’arte come simbolo di rivolta femminile

Ribelle e anticonformista, pittrice e scultrice, autrice di film sperimentali e scrittrice, Niki de Saint Phalle è considerata tra le artiste più importanti del XX secolo. Pioniera della scultura monumentale, è stata una delle prime creative ad aver messo al centro dell’arte le gabbie che hanno rinchiuso la libertà delle donne per secoli, demolendole una per una.

Centodieci opere al Mudec di Milano fino al 16 febbraio

Una delle sue famosissime Nanas (Nana Ballerina Media, del 1982), sculture che rivendicavano l’uni

Una delle sue famosissime Nanas (Nana Ballerina Media, del 1982), sculture che rivendicavano l’unicità e la potenza femminili.

Ora il Mudec di Milano le dedica la grande retrospettiva Niki de Saint Phalle, curata da Lucia Pesapane, fino al 16 febbraio 2025 (mudec.it). Centodieci opere conducono in un affascinante viaggio dove vita e arte scorrono insieme in un flusso senza fine. «Sono diventata un’artista perché non avevo scelta, Non avevo bisogno di prendere una decisione, era il mio destino».

Niki de Saint Phalle tra Francia e Stati Uniti

Catherine Marie-Agnès, il suo vero nome, in arte Niki, nata a Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi, il 29 ottobre 1930, figlia di un banchiere francese di nobili origini e di un’attrice franco-americana, manifestò sin da piccola talento per tutto quello che era espressione artistica. Espulsa da conventi e collegi per i suoi comportamenti spregiudicati, rifiutò le imposizioni dell’alta società rivendicando il diritto di scrivere da sola la sua storia. Bellissima, a 17 anni iniziò la carriera di indossatrice per guadagnarsi indipendenza economica, a 18 sposò un marine spiantato, appassionato di musica e scrittura, da cui ebbe due figli. Le copertine delle più importanti riviste di moda la consacrarono come modella e nel frattempo, mentre viveva tra Stati Uniti e Francia, frequentò corsi di regia e arte drammatica. Ma a 22 anni, dopo essere uscita da una clinica psichiatrica di Nizza in cui era stata ricoverata per una crisi depressiva, Saint Phalle decise di dedicarsi completamente alla pittura.

Niki de Saint Phalle dipingeva “sparando”

Uno dei famosi Tiri di Niki de Saint Phalle

Uno dei famosi Tiri di Niki de Saint Phalle alla galleria Becker di Monaco di Baviera, nel 1963.

E i suoi primi Tiri all’inizio degli anni ’60 le procurarono immediatamente fama internazionale. Armata di una carabina, dipingeva “sparando” a tele scultura a forma di altari o cattedrali, composte da un insieme di oggetti insoliti, come animali impagliati, statuette di madonne e santi, bamboline di celluloide, che nascondevano involucri di vernice pronti a esplodere in lacrime colorate. Erano un «manifesto femminista ante-litteram», come li ha definiti Lucia Pesapane, una protesta contro ogni convenzione, contro la violenza delle guerre e soprattutto un grido di libertà per contestare una società maschilista e annichilatrice delle energie femminili. Saint Phalle aveva “tirato” anche a Milano, nel 1970, dentro la Galleria Vittorio Emanuele II, avvolta in un’enorme mantella di velluto nero, ornata da un imponente colletto di pizzo bianco, il fucile in braccio.

Gli abiti come sfida ai ruoli di genere

Per lei gli abiti erano accessori delle sue creazioni e il suo stile ha influenzato i grandi della moda, da Emilio Pucci a Sonia Rykiel. «Credo che i nostri vestiti debbano essere una rivendicazione. I miei lo sono. Riflettono quello che sento» diceva. In mostra c’è anche una selezione del suo guardaroba con tute e completi creati per lei da Marc Bohan, amico e suo collezionista, stilista dal 1961 al 1989 di Dior, maison che la omaggerà anche con il lavoro di Maria Grazia Chiuri. «La sua immagine pubblica» scrive Sofia Gnoli in Niki de Saint Phalle (24Ore Cultura), catalogo dell’esposizione, «rappresentava una sfida ai tradizionali ruoli di genere». I suoi look maschili ispirarono il leggendario smoking di Saint Laurent del 1966, ripreso poi nella sfilata primavera-estate 2025 da Anthony Vaccarello, attuale direttore creativo della casa di moda.

Jean Tinguely e Niki: “i Bonnie & Clyde dell’arte”

«Il più grande scultore di tutti i tempi» la definì l’artista Jean Tinguely, suo secondo marito, anche lui in mostra in questo periodo a Milano (Pirelli HangarBicocca, fino al 2 febbraio 2025), come per formare di nuovo quella coppia esplosiva soprannominata “i Bonnie & Clyde dell’arte”. Niki entrò a far parte con Jean del movimento Nouveau Réalisme, lei unica donna della corrente, ma la sua creatività non è stata mai inquadrabile. «Niki è la musa di se stessa» sottolinea Lorenza Pieri in Volevo un regno più grande – Niki de Saint Phalle (Electa). Dirompente, sperimentale, la sua arte è stata sempre pronta a reclamare ogni rivendicazione senza voce.

“Il Mio Segreto”, il libro denuncia

Il mio segreto, libro in cui l’artista racconta dello stupro subìto dal padre a 11 anni (24 Ore Cultura, 18 euro).
Il mio segreto, libro in cui l’artista racconta dello stupro subìto dal padre a 11 anni (24 Ore Cultura, 18 euro).

Dirompente, sperimentale, la sua arte è stata sempre pronta a reclamare ogni rivendicazione senza voce. Come ha fatto attraverso le Nanas, sorta di dee madri scultura: nere, bianche, di tutti i colori, sovvertono e riscrivono canoni di bellezza reclamando potere, perfetta incarnazione di un femminismo intersezionale in cui i diritti delle donne si intrecciano a quelli di chi è stato marginalizzato. Perché, per tutta la vita, Saint Phalle si è sentita vicina a chi ha subito ingiustizie, angherie e violenze. Lei stessa era una sopravvissuta allo stupro da parte del padre, avvenuto quando aveva 11 anni, trauma che l’ha segnata nel profondo, raccontato attraverso il film Daddy e soprattutto con il libro denuncia Il Mio Segreto, oggi ripubblicato.

Il Giardino dei Tarocchi, un omaggio alle donne

Nike de Saint Phalle Il giardino dei Tarocchi di Capalbio
Il Giardino dei Tarocchi di Capalbio

Con le sue opere Niki de Saint Phalle ha sfidato l’oppressione patriarcale, costruendo un immaginario che spezza categorie e confini. Come nel Giardino dei Tarocchi di Capalbio, in Toscana, la sua opera più ambiziosa, luogo incantato popolato da creature giganti ispirate ai 22 arcani maggiori. È il capolavoro di una creatrice apripista, un omaggio – per usare le sue parole – «alle donne a cui per secoli non è stato permesso di rivelare la propria forza e la propria creatività», a tutte quelle che sono state recluse e represse. E un invito a quelle di oggi, perché si liberino dalle loro prigioni.