La prima donna a dirigere lo spettacolo di punta nel programma di uno dei più importanti teatri di lirica al mondo, l’Opera di Vienna. Non succedeva da 150 anni: ora, finalmente, è arrivato il turno di Olga Neuwirth, compositrice austriaca di 51 anni che porterà in scena l’Orlando di Virginia Woolf. «Voglio davvero scuotere un po’ questo luogo che è allo stesso tempo all’antica, bello e meraviglioso», ha detto Neuwirth al Guardian in un’intervista. In un mondo tradizionalmente molto maschile, spesso accusato di misoginia come quello dell’opera lirica, è un grandissimo segnale di cambiamento.
E la scelta dell’opera è già significativa. Il celebre romanzo di Woolf, pubblicato per la prima volta nel 1928, è infatti una biografia sui generis e racconta la storia di Orlando, giovane aristocratico inglese refrettario alla rigida etichetta sociale dell’epoca elisabettiana. Dalle fattezze androgine, nella sua vita amerà donne e uomini e, dopo uno strano sonno di sette giorni, si risveglierà nel corpo di una donna. Il romanzo esplora perciò il tema della dualità, dei ruoli di genere e dell’affermazione individuale, motivo per cui è spesso considerato tra le prime opere letterarie a parlare di transgenderismo.
Nella versione proposta da Neuwirth, l’opera sarà composta di 19 scene e arriverà fino ai nostri giorni, mentre Orlando sarà interpretato dall’artista di cabaret transgender Justin Vivian Bond. Ci sono poi altre donne nei ruoli chiave per la messa in scena: Neuwirth ha scritto il libretto insieme alla sceneggiatrice Catherine Filloux, la produzione dello spettacolo è affidata a Polly Graham, i costumi sono nientemeno che di Rei Kawakubo, la designer giapponese di Comme des Garçons.
Neuwirth ha dichiarato di essersi innamorata del libro di Woolf a 15 anni. «Non parla solo di ridefinizione del genere, ma mette in discussione tutti i sistemi binari. Orlando è un essere umano straordinario che si interroga su tutte le forme di dualità e vive in prima persona la condizione di “sentirsi a metà” tra la sua vita e la sua arte. [L’opera, ndr] parla della libertà di parola, dell’essere chi si è per davvero, della libertà di scegliere l’identità che meglio ci rappresenta e di non essere costretti ad aderire a uno stereotipo se si è una donna o un uomo», ha dichiarato.
Seppur con estrema lentezza, anche il mondo del teatro sembra finalmente aprire le sue porte alle donne: nel 2016, la Metropolitan Opera di New York ha messo in scena la sua prima opera scritta da una donna, L’amour de loin della compositrice finlandese Kaija Saariaho. Non succedeva da più di cento anni. A Londra, la Royal Opera House ha promesso di coinvolgere più registe e team creativi al femminile per mettere in scena opere classiche da nuove prospettive. Piccoli passi che ci ricordano quanto ancora c’è da fare.