L’indimenticabile Sandy di Grease che ha fatto sognare, ballare e cantare tre generazioni, si è spenta. L’attrice Olivia Newton John è morta a 73 anni nel suo ranch in California, dopo una convivenza di 30 anni con il tumore al seno. Lo ha annunciato un post apparso sul suo profilo Instagram nella nostra notte italiana tra l’8 e il 9 agosto. “La signora si è spenta in pace questa mattina nel suo ranch nella California meridionale, circondata dalla famiglia e dagli amici”. Anche il marito dell’artista ha dato la notizia via social, con un comunicato pubblicato su Facebook: “Chiediamo a tutti di rispettare la privacy della famiglia in questo momento molto difficile”.
Il post di John Travolta per ricordare la sua Danny
Ma la dedica più dolce è quella di John Travolta, l’amico di una vita, che la abbraccia per l’ultima volta via Instagram insieme a un’intera generazione: «Mia carissima Olivia, hai reso tutte le nostre vite molto migliori. Il tuo impatto è stato incredibile. Ti voglio tanto bene. Ci vedremo lungo la strada e saremo di nuovo tutti insieme. Tuo dal primo momento che ti ho visto e per sempre! Il tuo Danny, il tuo John!».
Olivia Newton John era un simbolo della lotta al tumore al seno
Dal 2019 Olivia Newton John lottava contro la terza recidiva del tumore al seno, la malattia che l’aveva colpita prima nel 1992 e poi nel 2013 e l’aveva spinta a creare una fondazione per la ricerca sulla medicina delle piante e il cancro. Sempre nel post della famiglia si legge: «Olivia è stata un simbolo di trionfi e speranza per oltre 30 anni, condividendo il suo percorso con il cancro al seno. La sua ispirazione nella guarigione e l’esperienza pionieristica con la medicina delle piante continuano con il Fondo della Fondazione Olivia Newton-John, dedicato alla ricerca sulla medicina delle piante e sul cancro. Al posto dei fiori, la famiglia chiede che ogni donazione sia fatta in sua memoria al Fondo Olivia Newton-John Foundation».
Nella danza con la morte che questa malattia rappresenta, Olivia Newton John aveva scelto una parte dolce e gentile come la sua Sandy. In una delle sue ultime interviste, nel 2019, aveva confidato di non voler sapere quale fosse la sua prospettiva di vita: «Non so quanto vivrò ancora, non ho nemmeno voluto saperlo dai dottori. Sono grata per ogni giorno che ho».
Il successo planetario di Grease
Il successo planetario di Grease aveva cambiato la sua vita nel 1978, un anno dopo l’altro successo esplosivo, La febbre del sabato sera, che aveva lanciato John Travolta come star mondiale.
La febbre del sabato sera di colpo aveva trasformato il quasi sconosciuto John Travolta in un divo imitato nell’andatura, nel look e nei passi di danza dai ragazzi nelle discoteche dell’intero pianeta. L’anno dopo, arriva Grease, con le code fuori dai cinema: Travolta qui rivestirà i panni di Danny Zucco, leader di una gang di rocker di Los Angeles che, una volta in vacanza a Malibu e smessa la divisa da duro per indossare camicia e costume da bagno, si scioglie davanti al visino di Sandy. E Sandy è davvero irresistibile.
Dopo Grease, tanta musica e poi le pause a causa del tumore
Quella scena, con Sandy sinuosa, sexy e trasfigurata, proietta i due nell’immaginario di un’intera generazione, che per anni ballerà e canterà cercando di imitarli. Ma loro due e quel successo furono un’esperienza unica, irripetibile. A cavallo degli anni Ottanta, cercheranno di replicarlo con il film Due come noi, ma non sarà più come prima. La carriera di lei incespica, con il cinema ha già chiuso. Olivia si dedica soprattutto alla musica, finché il tumore dà una potente sferzata ai suoi progetti: nel 1992, mentre incide dischi, fa concerti e apparizioni in tv, Olivia all’improvviso deve fermarsi e lo annuncia al mondo in conferenza stampa. Si sottopone a mastectomia e chemioterapia e due anni la malattia sembra essersi arresa. Ma 13 anni dopo compare una recidiva: Olivia sospende un tour, e due anni dopo un altro annuncio di un’altra recidiva, con metastasi al sacro e alla colonna vertebrale. E anche in quell’occasione, si prende una pausa dal lavoro per dedicarsi agli altri, proprio attraverso la sua fondazione. Anche allora, con quel suo spirito gentile, che la malattia non aveva dovuto addomesticare, si era definita fortunata: «Fortunata per aver attraversato tutto questo tre volte e essere ancora qui». Ciao Sandy.