Insolente, scandalosa e provocatoria, femminista e anticonformista. Tutti aggettivi che descrivono una donna osannata ma anche molto discussa. Perché quando si parla di Oriana Fallaci non esistono mezze misure. Ce lo ha insegnato lei a “essere di parte”, a guardare il mondo dal proprio punto di vista, a raccontare i fatti quasi con partigianeria – in maniera passionale però, a dispetto del suo carattere freddo – al punto da non poter fare a meno di amarla. O di odiarla.
Non ci sono dubbi su questo: Oriana Fallaci è stata una grande giornalista, forse la più grande del ’900. Eppure, non avrebbe amato nessuno degli aggettivi usati finora per descriverla, tanto che sulla sua lapide fece incidere solo queste parole: “Oriana Fallaci. Scrittore”. In fondo era ciò che aveva sempre desiderato, sin da ragazzina, quando venerava i classici della letteratura comprati a rate dai genitori: diventare una scrittrice. Ecco perché, a un certo punto della vita, nonostante l’enorme successo dei servizi giornalistici, si dedicò principalmente alla stesura dei suoi romanzi, veri bestseller, fino alla morte dovuta a quello che lei chiamava “Alieno”: il cancro.
Oriana Fallaci è morta 15 anni fa
Sono passati 15 anni dalla sua scomparsa, avvenuta a Firenze il 15 settembre del 2006 all’età di 77 anni, e 20 ne sono trascorsi dal tragico 11 settembre del 2011. Quel giorno Oriana, che viveva a Manhattan, scrisse: «Cercai un taxi, non lo trovai, a piedi mi diressi verso le Torri che non c’erano più, e… Dopo non sapevo che fare. In che modo rendermi utile, servire a qualcosa».
Quando uscì La rabbia e l’orgoglio, Oriana tornava a scrivere dopo 10 anni di silenzio, interrotti poco prima da una lunga e discussa lettera pubblicata dal Corriere della Sera, in cui accusava gli europei di aver gioito di fronte all’attentato. E per rispondere alle polemiche suscitate scrisse quel pamphlet sulla vulnerabilità dell’America e di tutto l’Occidente che diventò il fulcro di un dibattito accesissimo sul terrorismo islamico, per alcuni un “manifesto dell’odio”. Non le furono risparmiate critiche, ma le vendite del libro volarono.
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E proprio La rabbia e l’orgoglio è il primo titolo della collana in uscita con Donna Moderna da questa settimana (vedi sotto): 24 libri in tutto, perlopiù ispirati alla sua vita, anche se l’unico vero romanzo autobiografico fu quello pubblicato postumo e a cui aveva lavorato per anni: Un cappello pieno di ciliege, dove Oriana racconta la storia della sua famiglia.
La sua vita fu un “grande spettacolo”
La sua vita fu un “grande spettacolo”: trascorrere una serata con lei era un po’ come andare al cinema, assistere a una proiezione in esclusiva. Oriana Fallaci era nata a Firenze il 29 giugno del 1929 da una famiglia antifascista. A 14 anni fu staffetta partigiana con il nome di battaglia Emilia. Visse la Resistenza accanto al padre, che fu arrestato, torturato e infine rilasciato dai nazisti. Intuita la sua vocazione per la scrittura, iniziò a collaborare con un quotidiano fiorentino, poi si trasferì a Milano per lavorare nel settimanale Epoca diretto dallo zio Bruno, che però, per non favorirla, la teneva chiusa in una stanza a correggere i pezzi dei collaboratori. Ma la ragazza aveva stoffa, tanto che fu inviata alla prima storica sfilata di moda del 1952 a Palazzo Pitti a Firenze.
Nel 1955 si trasferì a Roma, assunta dal settimanale l’Europeo, dove rimase fino al 1977. Furono gli anni dei grandi viaggi e delle grandi interviste politiche, anni in cui riuscì a ritagliarsi un ruolo che nessun’altra donna aveva avuto nel giornalismo. E ogni articolo era anche un modo per combatterele le sue battaglie: per i diritti delle donne, in difesa degli oppressi, contro le guerre più assurde.
Le grandi interviste
Fra i tanti personaggi che intervistò c’erano Henry Kissinger, Golda Meir, Yasser Arafat, Deng Xiao Ping; fra gli italiani, Enrico Berlinguer, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini. Con ognuno riusciva ad essere antagonista e confidente. La più celebre fu quella con l’ayatollah Khomeini, mai intervistato prima da una donna. A un certo punto Oriana lo chiamò “tiranno” e si tolse il chador che le avevano imposto, dopo che l’ayatollah, in risposta alle sue domande sulla condizione della donna in Iran, disse che la veste islamica era per donne “perbene”. Khomeini si alzò e se ne andò. Proseguì l’intervista il giorno dopo, ma successivamente parlò malissimo di lei.
L’amore e l’aborto
Alla fine degli anni ’50 ebbe una storia d’amore con il giornalista Alfredo Pieroni. Rimase incinta, ma abortì. Negli anni ’70 rimase di nuovo incinta. Aveva conosciuto Alexandros Panagulis, leader dell’opposizione al regime dei colonnelli in Grecia, con il quale restò fino al 1976, anno in cui lui morì. Ma Oriana abortì una seconda volta. Dalla maternità mancata nacque il libro Lettera a un bambino mai nato (1975), uscito in Italia proprio mentre si discuteva la legge sull’aborto. Fu un successo, come lo fu Un uomo (1979), ispirato all’amore per Panagulis e che le valse il premio Viareggio.
Sulla sua maternità mancata scrisse Lettera a un bambino mai nato. Il romanzo uscì nel 1975, proprio mentre in italia si discuteva la legge sull’aborto. Fu un successo
Oriana Fallaci inviata di guerra
Fu la prima giornalista italiana a essere inviata al fronte, in Vietnam, dove tornò almeno 7 volte in 12 anni per documentare le menzogne di un conflitto che definiva folle. In Messico, nel 1968, rimase ferita durante una manifestazione studentesca e ricevette telegrammi da tutto il mondo. Si era conquistata un ruolo da protagonista. E continuerà a esserlo anche dalle colonne del Corriere della Sera, dividendosi tra Medio Oriente, India, Pakistan, America Latina.
Ogni articolo era un modo per combattere le sue battaglie: per le donne, contro le guerre
In Libano conobbe il futuro astronauta Paolo Nespoli, con cui ebbe una storia d’amore durata 5 anni. Si trasferì a New York nel 1990, dopo l’uscita di Insciallah, sulla guerra civile libanese, ultimo libro pubblicato prima del lungo silenzio rotto solo dal boato delle Twin Tower, da cui sono nati libri che hanno reso controversa la sua immagine. Resta il fatto che fu una donna dalla scrittura viscerale, di fronte alla quale era ed è ancora oggi impossibile restare indifferenti.
In edicola una collana da non perdere
Una delle raccolte più complete delle opere della grande giornalista e scrittrice italiana: è la collana che trovi in edicola con Donna Moderna e Tv Sorrisi e Canzoni a partire dal 15 settembre 2021.
In tutto sono 24 uscite: il primo titolo è La rabbia e l’orgoglio, il discusso saggio che Oriana Fallaci scrisse dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001, di cui ricorre quest’anno il 20esimo anniversario (sono anche 15 anni dalla scomparsa dell’autrice). Il prezzo di lancio è di 4,90 euro: gli altri volumi costeranno 8,90, gli ultimi tre 12,90 euro. La seconda uscita sarà Lettera a un bambino mai nato. A seguire, tra gli altri, Un uomo, Il sesso inutile, Insciallah, Se nascerai donna, Saigon e così sia, Le radici dell’odio, Gli antipatici, Un cappello pieno di ciliege.