Senza fine, adesso nelle sale, è il ritratto intimo e originale che di Ornella Vanoni ha fatto la regista Elisa Fuksas.. Non un documentario, l’impressione è quella del “fuori onda” in cui l’artista si mostra davvero, vive. Come una sirena. «Lei è una diva del 1900, però è stata capace di nascere e morire mille volte. E io con questo film volevo farla rinascere un’altra volta». Perciò Elisa Fuksas ha intitolato la sua opera Senza fine, come una delle più belle canzoni di sempre. Quella che Gino Paoli, grandissimo amore di Ornella Vanoni, ha scritto per lei nel 1961.
Il docufilm Senza fine
La pellicola è un viaggio nella memoria, accompagnato da brani che scandiscono il passare del tempo e il qui e ora del presente. Come se Ornella Vanoni ci invitasse a prendere un tè sotto l’ombrellone, mentre il suo piccolo cane Ondina le gira intorno o si tuffa in piscina.
Ornella Vanoni: la vita
Con la sua voce calma, suadente, racconta di quando a 19 anni è arrivata a Milano. Figlia di un industriale farmaceutico, timidissima e insicura per via di una brutta cicatrice sul collo procuratale da bambina, durante la guerra, un linfonodo torturato dai medici. Ma bellissima. Giorgio Strehler, il grande regista, la vede e se ne innamora. Lei è la sua allieva al Piccolo Teatro, lui ha 32 anni ed è sposato. Per quei tempi, uno scandalo. Eppure lei lo segue nei suoi umori, nel suo genio e nelle sue sregolatezze, nei suoi slanci e nelle sue perversioni, come racconta anche nella biografia Una bellissima ragazza. La mia vita (Mondadori, 2011). Con lui diventa grande, sale su un palco, scopre la potenza e l’erotismo della voce (è lui a introdurla alle Canzoni della Mala), incanta milioni di persone.
Ornella Vanoni si mostra senza vergogna
Elisa Fuksas la mostra come una sirena che si muove armoniosa. Ondeggiante, ammaliante, capace di legare a sé molti uomini. Come quelle creature affascinanti descritte dalle canzoni di Vinicio Capossela, altra presenza fantasmatica nel film. «Volevo ricreare quell’atmosfera alla 8 e mezzo di Federico Fellini o alla Forma dell’acqua di Guillermo del Toro» dice. Il reale che si mescola con l’irreale, il sogno con la concretezza dell’età e dei ricordi. Ornella Vanoni si mostra senza vergogna, in costume da bagno, in accappatoio e senza trucco, in maglietta e slip. A piedi nudi, perché ha sempre odiato le scarpe (quando poteva, durante i concerti se le toglieva).
L’amore per Gino Paoli
Mostra un corpo con le gambe lunghe, un corpo tanto esibito (ha posato anche per Playboy nel 1977) e tanto adorato dagli uomini. Compreso Gino Paoli, anche lui sposato, anche lui un outsider, incontrato nel 1960 alla Ricordi mentre al piano stava suonando Il cielo in una stanza. Le avevano detto che Paoli era gay e scriveva delle “cagate tremende”, mentre a lui avevano detto che lei era lesbica. Il giorno dopo Ornella Vanoni gli chiede timidamente se può scriverle una canzone. Era Senza fine. Hanno riso, si sono amati. Lei ha sofferto.
«Ornella è una donna libera»
«Ornella è una donna libera» mi spiega Elisa Fuksas. «Molto più libera di me, che pure sono molto più giovane. Dice cose che altri non oserebbero, vive nel presente, è connessa con la realtà. Nonostante gli anni (87, ndr) conosce tutti i cantanti giovani, li ascolta, cerca di capire». Lo scorso anno ha duettato con Colapesce e Dimartino nella sofisticata e ironica hit estiva Toy Boy (dove cantava «è tardi per me, sirena tra la gente») ha inciso l’album Unica, «l’unico di inediti fatto da una donna della mia età» si inorgoglisce Ornella. E ha girato un film, 7 donne e un mistero, dove recita con la sua solita ironia.
Ha vissuto la vita a morsi, con furia, «spudorata» dice di sé. Muovendosi con eleganza tra le mode e i periodi. È passata dal nero delle Canzoni della Mala all’eccesso e i colori di Gianni Versace, suo amico. Ha frequentato Luigi Tenco e Lucio Dalla, Fabrizio De André e Paolo Conte, ha suonato con i miti, come Gerry Mulligan, Vinicíus de Moraes e Toquinho. Ha inciso 61 album, ha fatto cinema e tv. C’è stata sempre. Gli uomini? Tanti. Ma a 62 anni «dopo una grande delusione» ha deciso di dire basta. Però «le mancano gli abbracci e le carezze», rivela nel film.
Tra depressione e sensi di colpa
«La cosa più forte è l’immagine, a prescindere da quello che racconta» dice Elisa Fuksas. «Perché per me era molto più forte mostrarla. Al di là delle cose che ha detto in mille interviste». Col caldo, la stanchezza dei quasi 90 anni, Elisa Fuksas l’ha trattata da attrice ma anche da amica. A mollo in piscina Ornella Vanoni parla della sua depressione e dei sensi di colpa per avere sacrificato il figlio Cristiano alla carriera: «Ma mi ha detto che è da 2 anni che non sogna più di tirarmi sotto con la macchina». A passeggio ricorda il papà malato di Alzheimer; dal dottore parla dell’ansia che l’assale e che placa «con un piatto di pasta che neanche un camionista». Sdraiata sul letto, racconta della vecchiaia che le piace «perché mi sono liberata di tanti tabù e di tante paure». Poi c’è il suo amore per l’acqua, elemento naturale. Come una sirena. E alla domanda della regista su cosa le sembri questo film, Ornella risponde: «È bello finire la vita in una fiaba».