E alla fine è arrivata anche la notte degli Oscar. La 93esima edizione dedicata alla celebrazione del cinema di Hollywood si è tenuta ugualmente, eccezionalmente ad aprile invece che a febbraio, sebbene con lo storico Dolby Theater di Los Angeles vuoto e gli ospiti in collegamento da una sala, seduti a tavoli distanziati. C’è stato anche il red carpet, però, e le star non si sono tirate indietro con gli abiti spettacolari, a cominciare da Carey Mulligan in Valentino, Laura Dern in Oscar de la Renta e Regina King in Louis Vuitton.
Uno show piuttosto noioso…
Senza un presentatore fisso e nessuno sketch comico, la serata è piuttosto noiosa ma almeno procede in orario rispetto agli standard: i premi vengono consegnati in maniera veloce, i discorsi sono quasi tutti molto brevi e molto spesso attori e registi lanciano dei filmati che commentano in sottofondo. A ravvivare un po’ la monotonia ci pensa la vincitrice del premio come Miglior attrice non protagonista: è la splendida Youn Yuh-jung, 73 anni, che prende la statuetta per il suo commovente ruolo in Minari. Sul palco non ne ha per nessuno: prende in giro l’Academy e anche un po’ Brad Pitt, che l’ha presentata («Finalmente ci conosciamo, signor Pitt!»), poi omaggia le colleghe, Glenn Close in primis, che erano nominate insieme a lei: «Io non credo nella gara, siamo cinque candidate e cinque vincitrici. Io sono qui perché sono stata più fortunata o forse come segno di ospitalità degli Stati Uniti verso una signora coreana», ha detto con un sorriso.
… con qualche piccola sorpresa (e delusione)
Purtroppo l’Italia quest’anno non porta a casa nessuna statuetta: né per il Miglior trucco e acconciature (era candidato Pinocchio di Matteo Garrone, l’Oscar è andato a Ma Rainey’s Black Bottom) né per la Miglior canzone originale, dove era candidata Laura Pausini con la sua “Io sì” da La vita davanti a sé, il film di Edoardo Ponti con Sophia Loren. Ha vinto invece la (bellissima) “Fight for You” di H.E.R, da Judas and the Black Messiah. Pausini però può essere soddisfatta della nomination e del Golden Globe che si è portata a casa a marzo.
Intanto Chloé Zhao segna un altro record aggiudicandosi la statuetta per la Miglior regia e quella per il Miglior film con il suo Nomadland: non solo è la prima donna di origine asiatica a essere nominata nella prestigiosa categoria, storicamente dominata dagli uomini, ma anche la prima donna appartenente a una minoranza etnica a vincere il premio. Contrariamente alla scaletta tradizionale, che lascia il Miglior film al finale, le ultime categorie a essere annunciate quest’anno sono quelle del Miglior attore e della Miglior attrice protagonisti, che vanno rispettivamente a Anthony Hopkins per The Father e Frances McDormand per Nomadland, che ha invitato tutti, con il suo stile inconfondibile e spettinato, ad andare a vedere tutti i film in gara «su uno schermo più grande possibile» non appena si potrà farlo in sicurezza.
La lista completa dei vincitori
Miglior film
Nomadland
Miglior attore protagonista
Anthony Hopkins, The Father
Miglior regia
Chloé Zhao, Nomadland
Miglior attrice protagonista
Frances McDormand, Nomadland
Miglior attore non protagonista
Daniel Kaluuya, Judas and the Black Messiah
Miglior attrice non protagonista
Youn Yuh-jung, Minari
Miglior sceneggiatura originale
The Father (Christopher Hampton & Florian Zeller)
Miglior sceneggiatura non originale
Promising Young Woman (Emerald Fennell)
Miglior film di animazione
Soul
Migliore film straniero
Danimarca, Another Round
Miglior documentario
My Octopus Teacher
Miglior cortometraggio documentario
Colette
Miglior cortometraggio Live Action
Two Distant Strangers
Miglior cortometraggio animato
If Anything Happens I Love You
Migliore colonna sonora
Soul
Migliore canzone originale
“Fight For You”, Judas and the Black Messiah
Miglior fotografia
Mank
Migliori effetti speciali
Tenet
Migliori trucco e acconciature
Ma Rainey’s Black Bottom
Miglior production design
Mank
Migliori costumi
Ma Rainey’s Black Bottom
Miglior montaggio
Sound of Metal
Miglior sonoro
Sound of Metal