Il Nobel cileno Pablo Neruda sarebbe morto per avvelenamento cinquant’anni fa. Lo ha rivelato al quotidiano “El Pais” il nipote, Rodolfo Reyes, sulla base di un’indagine condotta da un gruppo di esperti forensi.
“Potente tossina botulinica”
Reyes ha affermato che i test condotti nei laboratori danesi e canadesi hanno indicato la presenza di “una grande quantità di Chloristridium botulinum“. Questa potente tossina botulinica può causare la paralisi del sistema nervoso e la morte.
In qualità di avvocato nel processo per la morte dello zio, Reyes ha dichiarato di aver avuto accesso alla perizia forense, eseguita dopo che lo stesso gruppo di esperti confermò nel 2017 che c’erano prove di una tossina nelle ossa e in un molare del defunto poeta.
La pubblicazione dei risultati dell’indagine è stata rinviata due volte quest’anno, la prima a causa di problemi di connessione a Internet di uno degli esperti; la seconda perché i giudici avevano dichiarato di non essere giunti a una conclusione condivisa.
Le “origini” dell’avvelenamento di Neruda
“Posso dirlo perché conosco i rapporti. Lo dico io, in qualità di avvocato e nipote, con molto senso di responsabilità, perché il giudice non può ancora dirlo, perché non è ancora in possesso di tutte le informazioni”, ha detto Reyes. “Finora non si sapeva se fosse di tipo endogeno o esogeno. E ora è stato dimostrato che era endogeno e che è stato iniettato o trasmesso attraverso un contatto”, ha aggiunto.
Il premio Nobel morì il 23 settembre 1973 nella clinica Santa Maria di Santiago, 12 giorni dopo il colpo di Stato che rovesciò il presidente Salvador Allende e diede inizio alla dittatura del generale Augusto Pinochet.
Attesa per il rapporto ufficiale
Quanto anticipato da Reyes non è ancora confermato dagli esperti di Canada e Danimarca, che a breve dovrebbero pubblicare il rapporto in questione. Un rapporto che arriva quasi 50 anni dopo la scomparsa del poeta e 12 anni dopo l’inizio di un’indagine giudiziaria per verificare la veridicità delle affermazioni dell’autista di Neruda, Manuel Araya.
La tesi dell’autista di Pablo Neruda
La posizione ufficiale è stata a lungo quella che Neruda fosse morto per complicazioni legate a un cancro alla prostata. Tesi questa negata con forza da Manuel Araya, da sempre sostenitore della tesi secondo cui il Nobel per la letteratura fosse morto avvelenato.
Proprio a inizio mese, Araya aveva detto ad AP di essere sicuro che i risultati della scientifica gli avrebbero dato ragione e che sarebbe stata confermata la sua affermazione: “Neruda morì dopo aver ricevuto un’iniezione nello stomaco” nella clinica in cui era stato ricoverato. Araya avrebbe sentito per la prima volta questa versione dei fatti per voce di un’infermiera.