Continua il successo di Amadeus, per la quarta volta consecutiva alla conduzione del Festival di Sanremo. Madrina della terza serata della kermesse, che ha ottenuto ancora ascolti da record, è stata Paola Egonu. La famosa pallavolista azzurra ha conquistato il pubblico con il suo monologo, con il quale ha parlato di sé e risposto alle accuse di razzismo.
Il monologo di Paola Egonu
«Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival. Spesso in passato sono stata definita ermetica, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore». Comincia così il monologo di Paola Egonu, che per la prima volta sveste i panni di pallavolista e si scopre (con successo) co-conduttrice al fianco di Amadeus e Gianni Morandi.
Dopo l’empowerment femminile rappresentato da Chiara Ferragni,
i diritti negati in Iran di cui si è fatta portavoce l’attivista Pegah Moshir Pour, e nelle carceri minorili, con il discorso di Francesca Fagnani, per la terza serata del Festival è Paola Egonu a parlare di sé. Ha raccontato la sua storia di bambina di origini nigeriane appassionata di Mila e Shiro, diventata pallavolista di fama mondiale a dispetto delle discriminazioni. Nel tempo è maturata e ha imparato a dare il «giusto peso alle critiche», affrontando i momenti brutti e godendosi appieno «quelli belli».
La risposta alle accuse
Tanti gli interrogativi che si è posta da bambina: «Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana?». Crescendo, «i perché sono continuati. Perché mi sento diversa e perché vivo questa cosa come una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda “Perché io sono io?” c’è già anche la risposta: “Perché io sono io”».
A chi negli ultimi tempi l’ha accusata di vittimismo e di non portare rispetto verso il Paese, la Egonu risponde senza mezzi termini: «Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del
mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani».
Non si sente una perdente nonostante gli errori o le finali perse, «così come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo. E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica», ricordando Vasco Rossi nel 1983, che con “Vita spericolata” si posizionò al penultimo posto. “Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso”, è sulle note del brano-manifesto che Paola Egonu ha concluso il suo discorso di 8 minuti, aggiudicandosi un grande applauso dal pubblico in teatro. Ricordando con amore la sua infanzia e le sue origini e ringraziando mamma e papà, la celebre atleta del volley ha dato prova della sua grande forza d’animo.
Solidarietà alla Turchia
Paola Egonu ha ricordato le vittime del terribile terremoto che ha messo in ginocchio Siria e Turchia, dove ora gioca. Ha regalato un pallone di volley ad Amadeus, scrivendo: “Sii sempre grato”.
Infatti, ha sottolineato: «Nella vita, anche nei momenti più difficili, bisogna essere grati per quello che si è e si è riusciti a raggiungere. È un momento delicato per Turchia e Siria, penso alle mie compagne di squadra che hanno parenti e amici lì. Bisogna essere sempre grati, perché non sai mai domani, potresti svegliarti o non svegliarti o non avere più nulla».