La definizione più azzeccata della sua presenza fisica l’ha data lo scrittore Massimo Zamboni sulla Lettura dello scorso marzo: «Una fisionomia che porta in sé i tratti di una Patti Smith o Charlotte Gainsbourg». Cinquantaquattro anni portati con piglio, Paola Turci ha davvero un fascino contemporaneo alla Gainsbourg e un carisma essenziale e potente che ricorda quello della rocker Smith. Pensare che lei si considera ancora oggi il brutto anatroccolo di famiglia: «I miei genitori e i miei fratelli loro sì sono stupendi. Io invece…». Difficile inquadrarla come la bruttina di casa mentre, sexy e grintosa, posa sul set di Donna Moderna. E, da vero animale da palcoscenico, gioca con scollature e trasparenze, tirando fuori spavalda persino quello che considera il suo punto debole: le gambe.
Le tue gambe non ti piacciono davvero?
«Sono proprio il mio complesso ma sto imparando a conviverci. L’ultima serata a Sanremo, per prendere per le corna il mio lato debole, ho sfoderato anche un paio di shorts. Ha funzionato. Ma questa è la mia maniera di superare le paure: affrontarle, non girare largo».
Hai, infatti, fama di essere una “tosta”. Gambe a parte, hai altre debolezze?
«Più che tosta sono emotiva ed empatica. Per esempio, ho la lacrima facile, una piagnona con i fiocchi che si commuove e si dispera. Diciamo che sono una da sensazioni forti e sentimenti potenti, da discese ardite e risalite».
Se non fossi stata una cantautrice, oggi saresti…
«Una pittrice! Non so mica dipingere, lo ammetto, ma credo che, se la musica non mi avesse rapito, mi dedicherei alla pittura. È un’arte che mi affascina da sempre, con i colori al posto delle note».
All’ultimo Sanremo sei stata definita la più sexy. Cosa indossi per sentirti seducente?
«Resto nuda!» (scoppia a ridere). «Se voglio sentirmi seduttiva (non è detto che lo faccia per qualcuno, a volte mi piace questa sensazione anche se sono sola a casa), scelgo qualcosa di impalpabile e scollato, come un abitosottoveste di seta. Sul palcoscenico è diverso, voglio che l’abito corrisponda alla mia personalità. Quindi intervengo spesso sul design del capo da indossare chiedendo allo stilista modifiche, come allungare le scollature oppure accorciare qua, stringere là. Mi piace sempre aggiungere il mio tocco personale».
Ma normalmente come ti vesti?
«Trovo intrigante mescolare maschile e femminile. Quindi giacca, camicia, pantaloni, ma che le scarpe abbiano super tacchi».
Cosa fai per tenerti in forma?
«Mi alleno con un personal trainer. Poi medito: la meditazione l’ho scoperta da poco ed è diventata una pausa fondamentale che mi aiuta a restare, o a ritrovarmi, in equilibrio».
Rinunce a tavola?
«Tante, tantissime. Sono una che “ci tiene”, con il lavoro che faccio essere in forma è indispensabile. Quando ero più giovane era più semplice mangiare e bruciare, ma oggi o mi controllo o mi espando. Quindi cerco soprattutto di scegliere bene. E, a tavola, non concedo bis».
A proposito, quando inizia il tour con il tuo nuovo album “Viva da Morire”?
«Tra poco. Sarò al Teatro degli Arcimboldi a Milano il 13 maggio e poi a Roma, all’Auditorium Parco della Musica il 20 maggio. Diciamo che queste sono due anteprime, il tour riprenderà poi a spron battuto in novembre con molte tappe su e giù per l’Italia».
Sei molto social: cosa apprezzi di questi mezzi di comunicazione?
«Mi piace l’immediatezza con cui permettono di esprimerci. Amo meno, invece, la capacità che hanno di amplificare, gonfiare ed enfatizzare il significato delle parole. Per questo motivo ci sono, soprattutto su Facebook e Instagram, ma senza esserne eccessivamente stregata».
Se dovessi descriverti con un paio di hashtag…
«Il primo sarebbe sicuramente #vivadamorire, il singolo che dà il titolo del mio nuovo album uscito in marzo. Suona come un ossimoro ma è un inno alla vita e alla voglia di ricominciare, un desiderio forte e ostinato che non mi abbandona mai. Il secondo è #piccola, anche questo da un titolo delle ultime canzoni. Perché sì, in questo mondo in cui tutti sembrano grandi e con le idee chiare, io mi sento piccola: di statura, nell’universo e nella vita».
Da coach di talent (Paola è stata prof ad Amici) cosa consigli a chi inizia nel mondo della musica?
«Mi piacerebbe dire una cosa poco scontata, ma la risposta è una sola: studiate».