Perché Vanessa Beecroft ha sempre trasformato capolavori di tutti i tempi, dalle tele di Caravaggio alle sculture di Canova, in quadri viventi con soggetti esclusivamente femminili. Obiettivo: denunciare le relazioni complesse e spinose tra il corpo della donna e la società. Con queste sculture viventi Vanessa Beecroft, nata a Genova nel ’69, cresciuta all’Accademia di Brera di Milano, è diventata la superstar mondiale dell’arte contemporanea. Oggi una sua istallazione vale 250 mila euro.

L’ultima della serie, VB65, l’ha allestita al Pac di Milano nell’ambito di MiArt (sino al 5 aprile, www.comune.milano.it/pac), schierando venti ragazzi di colore in smoking e a piedi nudi che mangiano con le mani in una sorta di Ultima cena.

Disponibile e serena come può esserlo una madre in attesa del terzo figlio, l’artista ci spiega il senso di questa scelta, riflettendo sul mondo.

Dunque, è la prima volta che mette in scena solo uomini?

«Sì, ma questi, di colore, hanno le stesse caratteristiche delle donne: bellezza, dignità, vulnerabilità e malinconia. E soprattutto sono anche loro oggetto di abusi. Ho voluto che un gruppo di immigrati, che di solito sono esclusi dalla vita civile, siedesse in un museo, davanti a un pubblico che deve vederli e rispettarli in quanto arte».

Come trova l’Italia alle prese con le forti ondate migratorie?

«Sovraccarica di stress, perché arrivano tutti qua in un Paese strutturalmente impreparato».

Adesso si parla anche di denunciare i clandestini che si presentano al Pronto soccorso…

«Se solo si ascoltassero le loro esigenze… Dalle mie interviste è emerso che hanno vergogna di chiedere aiuto, e voglia di tornare a casa».

Restiamo in tema di sanità: il Papa si è opposto ai preservativi in Africa.

«Come dire, “ammazzatevi tutti” in un Paese dove ci sono Aids e poligamia. La stessa evangelizzazione è una forma di violenza sulle tradizioni di popoli senza il senso del peccato. D’altro canto la Chiesa è l’unica che offre assistenza, psicologica e non solo».

Mai pensato di adottare bambini?

«Sì, una coppia di gemelli africani, ma mio marito si è opposto».

Ha preferito fare il terzo che porta in grembo?

«Questo è del mio nuovo compagno. Mio marito “mi ha divorziata”, ma continuiamo a convivere per amore dei nostri figli: Virgil di 4 anni e Dean di 7».

Ma allora, gli artisti sono genio e sregolatezza? «Sì, sregolatezza sì, perché devono destabilizzare i valori. Per esempio, in vita mia non ho mai mangiato né carne né pesce. Quanto al genio, giudicate voi».