Non servirebbero parole, basterebbero i numeri per raccontare il peso di questa ultima Reunion, di questo ultimo show, di questa ultima notte insieme dei Pooh, la band composta da Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Stefano D’Orazio e, per l’occasione, anche Riccardo Fogli: più di 166mila spettatori, per un incasso lordo di oltre otto milioni di euro.
Invece le parole servono. I Pooh tornano sul palco al gran completo per proporre, con uno show spettacolare dal nome appunto Reunion -L’ultima notte insieme, un viaggio nel tempo, un viaggio nella musica italiana.
Una band eterna
Che piacciano o non piacciano, gliene si deve dare atto, i Pooh sono la band che più ha percorso le tappe della nostra storia musica, evolvendosi, sperimentando, sia in studio che nei live, fin dalle prime armi. E in questo concerto dimostrano di non essersi mai fermati, mettendo in scena uno show degno dei più grandi e moderni artisti. 600 metri quadrati di palco, luci laser, fiamme e effetti pirotecnici, megaschermi con video pensati per ogni singolo brano. Ma soprattutto la professionalità, la bravura, la tecnica, di chi per cinquant’anni ha fatto la propria musica e ancora oggi, con virtuosismi di voce (Roby Facchinetti è bionico?) e strumentali (incredibili gli assoli di chitarra), è una spanna sopra tanti, tantissimi, giovani artisti che riempiono le classifiche. E non ci mettono retorica, non si autocelebrano. Potrebbero, eccome. Ma non lo fanno. Semplicemente festeggiano.
Qual è la loro forza
La loro forza, lo ammettono, è aver saputo accompagnare da sempre le storie di tantissime persone. Ne sono consapevoli, ma rimangono stupiti, emozionati: «Non riesco a capire se sto vivendo un sogno o no. Non ci aspettavamo nulla, quando abbiamo iniziato a pensare a come avremmo potuto celebrare quest’anniversario. Ma come ogni cosa che nasce dal cuore, oggi è realtà ed è incredibile», racconta Roby Facchinetti a poche ore dalla prima data.
Nel 2016 l’addio della band
Il 2016 è l’anno scelto per dire addio alla band che è stata parte integrante della loro vita, se non la loro stessa vita. «Inizieremo a fare quello che non abbiamo avuto il tempo di fare fino ad ora» continua a raccontare «e non vuol dire che smetteremo di suonare, ognuno di noi probabilmente porterà avanti la propria carriera solista o il proprio progetto. Ma i Pooh finiscono qui». E il qui è la prima data sold out di San Siro dell’11 giugno, con replica la notte successiva. È la data, sempre sold out, di Roma del 15 giugno all’Olimpico o del 18 allo stadio di Messina. Sono le tre date all’Arena a settembre e il tour nei palazzetti che terminerà a fine novembre. «Inizialmente dovevamo fare solo la data di Roma e Milano», dice Red Canzian. «Poi abbiamo realizzato, quando ci hanno proposto di fare altre tappe, che salutare tutto e tutti in soli due giorni sarebbe stato troppo scioccante anche per noi. Così è un addio più diluito, l’amarezza rimane, ma potremo tornare in più città».
Tutti insieme sul palco
Un progetto nato e pensato quattro anni fa, con l’obiettivo di riportare la formazione storica sul palco, partendo da Stefano D’Orazio che aveva mollato nel 2009 per motivi di stanchezza personale: «Quando ho appeso la batteria alla parete ho davvero pensato che il viaggio con loro fosse finito. Sono stato molto titubante prima di accettare di tornare a suonare. Ora sento di dover ringraziare i miei compagni, che mi hanno convinto. Perché sto vivendo un’emozione impagabile». E la Reunion comprende anche Riccardo Fogli che con i Pooh c’era stato solo i primi sette anni, ma che dei Pooh è stato parte fondamentale «Quei sette anni insieme sono stati meravigliosi, dalla Russia all’America. Mi hanno chiesto di prendere parte anche ai brani che non avevo mai suonato con loro e mi sono rimesso a studiare. Ho i calli alle dita. Ho felicità. Ho lacrime che credo non siano ancora finite». Su cinquanta canzoni ne canta 33 «E alcune le ho dovute imparare dall’inizio, con il piacere di scoprire quei brani che ho visto diventare hit dopo il mio addio, con il piacere di conoscere Red, con la voglia di poterli riarrangiare». E non è l’unico ad esserne felice. Il pubblico lo acclama a gran voce.
Il disco
Pubblico che si è goduto lo spettacolo e che potrà riascoltare o rivedere quel che ha visto a San Siro dal 16 settembre con il disco “Pooh50. Reunion – L’ultima notte insieme” e i dvd registrati proprio a Milano e rimpacchettati per i fan più fedeli. O anche solo in tv, in uno spettacolo riproposto in prima serata da Canale 5, sempre a settembre.
Le canzoni
Cinquanta canzoni in scaletta, scelte tra più di 400. «Non è stata una scelta facile, abbiamo dovuto selezionare quelle che ci sembravano più rappresentative per questo saluto finale», racconta Dodi Battaglia. «Sono parte della nostra storia, uno spaccato di quello che abbiamo vissuto. Ci sono i nostri inizi, c’è il nostro momento prog, c’è il rock ma soprattutto il pop. Siamo sempre stati in grado di raccontare l’Italia, i momenti, storie in cui il pubblico si è sempre identificato. Ne mancheranno tante, abbiamo cercato di raccontarci al meglio». E ci sono riusciti. Dalle grandi hit cantate a squarciagola, come Dammi solo un minuto, Piccola Katy, Pensiero, Uomini Soli, al brano che incendia letteralmente il palco e metaforicamente il pubblico, Parsifal. Da un momento emotivamente molto forte per tutti i presenti, sopra e attorno al palco, con il saluto in Domani a Valerio Negrini, il loro storico autore, ricordato sempre e per sempre come l’anima dei Pooh. Con Facchinetti che lo dice ai cinquantamila presenti: «senza di lui nessuno di noi sarebbe qui». Il ricordo era già iniziato nella conferenza stampa poco prima del concerto, con le parole di Stefano D’Orazio: «Dobbiamo davvero tanto a Valerio, è il grande assente. La sua forza è stata mettere insieme il nazional popolare, la canzone d’amore, per raccontare lì dentro anche altre cose. Dal pezzo di punta, la canzone orecchiabile che la casa discografica sceglieva come rompi ghiaccio, per arrivare a parlare di prostituzione, omosessualità, di temi impronunciabili allora, di servizio di leva, di tutto quello che, in qualche modo, interessava alla gente. Siamo stati la colonna sonora dei batticuore, ma anche di momenti storici, con un linguaggio musicale riconoscibile. Credo sia stata la chiave che ci ha portato ad avere questi risultati oggi. Chiunque è oggi allo stadio avrà almeno una canzone che pensa sia stata scritta per lui».
Chi c’era al concerto
E tanti presenti allo stadio sono over 50, è normale. Signore che cantano e rispondono alle parole di Red o urlano con Roby. Signore che saltano come se avessero vent’anni. Perché questa sera ce li hanno di nuovo, glielo leggi negli occhi. Ma anche tanti ragazzi, che sanno tutte le canzoni. Mamme, papà, nipoti. I Pooh ci sono per tutti. Ci sono stati. Continueranno a esserci.
E a fine concerto arriva la tanto attesa Chi fermerà la musica, eppure è evidente che la loro non si fermerà. Perché la verità è che non è la musica a fermarsi, sono solo loro. E le loro canzoni continueranno a suonare.
Lo dice il titolo dell’ultimo singolo inedito Ancora una canzone, in rotazione proprio in questi giorni. Lo dice soprattutto questo concerto, che fa cantare dal primo all’ultimo brano tutti i presenti. Fan o non fan.
L’ultima notte insieme è anche l’ultima occasione per vederli dal vivo. E, una cosa è certa. Ne vale la pena.
Le prossime date
15 giugno – Roma
18 giugno – Messina
8,9,11 settembre – Arena di Verona
Tour nei palazzetti: 13 settembre –Bergamo, 28 e 29 ottobre – Salerno, 1 e 2 novembre – Bari, 4 novembre – Roma, 8 novembre – Bologna, 11 novembre – Milano, 18 e 19 novembre – Firenze, 25 e 26 novembre – Torino.