Prima di Internet, prima dell’e-commerce, dell’e-shopping e dei “carrelli” pieni e abbandonati in attesa di una newsletter che annunci l’inizio dei saldi online, c’era “Il Postalmarket”. Con l’articolo certo, perché è più milanese lui del “Milanese Imbruttito”. Lui sì che faceva fatturare, caro Germano Lanzoni! Ma questo avveniva negli amati Sessanta, Settanta e Ottanta, quando si costruiva la vera storia della moda, della cultura e delle abitudini italiane, tra Paninari, Yuppies e copertine con ammiccanti star come Gloria Guida e Ornella Muti. Le copertine in questione erano appunto quelle di Postalmarket, un vero e proprio catalogo illustrato recapitato nelle case degli italiani fino alla fine degli anni Novanta. Quello che insegnò ai nostri genitori il significato di “acquisto per corrispondenza“.
Come mai tanto successo?
Perché alla base di Postalmarket c’era la promessa di benessere che portavano con sé i prodotti patinati descritti con minuzia di particolari nelle sue 300 pagine. E ovviamente i volti scelti per le copertine: tutte donne. Ma non tiriamo in ballo il sessismo o il femminismo perché, al contrario, il mitico catalogo era realizzato da una donna – è nato nel 1959 da un’idea dell’imprenditrice milanese Anna Bonomi Bolchini – per le donne che avevano in mano (e in tasca) tutta la gestione della casa e della famiglia. Su quelle che oggi chiamiamo “cover”, attrici e modelle che prestavano il proprio rassicurante sorriso e la propria bellezza al catalogo per antonomasia: non solo le nostre Dalila Di Lazzaro, Eleonora Brigliadori, Isabella Ferrari e Monica Bellucci ma anche star internazionali come la bellissima Carol Alt, la modella Claudia Schiffer, Carla Bruni e Brooke Shields. Postalmarket era la pubblicazione su cui tutte volevano apparire.
Effetto amarcord
Ecco perché la sua rinascita, oggi, è vista come la resurrezione, non tanto del catalogo in sé, quanto del benessere economico di quegli anni. Nella sua nuova vita, Postalmarket non sarà più un pesante catalogo di centinaia di pagine a colori, ma sarà in versione ridotta perché dovrà fare necessariamente i conti con il successo attuale dell’e-commerce e con la presenza di colossi del calibro di Amazon. Ma Postalmarket punta su un effetto-nostalgia che finora ha sempre funzionato!
La storia di Postalmarket
Un amore, quello tra gli italiani e gli acquisti per posta, nato a fine anni Cinquanta, grazie all’intuizione della Bonomi Bolchini, un’imprenditrice prima ancora che fosse consentito alle donne entrare nel “business” tanto da essere soprannominata “La prima signora della finanza“. Un successo consolidato poi nei tre decenni successivi (mentre oggi è tanto se dura un paio di stagioni) grazie anche alle spinte televisive del Carosello e, più tardi alle réclame che ancora oggi canticchiamo. Pensate che nel 1987 l’azienda fatturava 385 miliardi di lire, con una crescita a doppia cifra sul giro d’affari e ben 1.400 dipendenti. Senza contare che stilisti del calibro di Krizia, Coveri, Ungaro e Biagiotti firmavano i numeri più esclusivi. Nei primi anni Novanta era ancora il leader del mercato con 45 mila spedizioni giornaliere.
Il declino
Il declino incomincia nel 1994 quando Postalmarket passa, per cinque anni, al colosso tedesco Otto Versand, leader mondiale dello shopping per corrispondenza. Prima la cassa integrazione, poi il rischio fallimento, il salvataggio per mano del senatore Eugenio Filograna, e il “trasferimento” del business su Internet. Riesce a riportare l’azienda in utile e la prepara per la quotazione in Borsa che però salta a causa degli scandali di Banca Leonardo (unico sponsor di Postalmarket). A quel punto arriva il “commissariamento ministeriale“, l’azienda viene venduta a Bernardi, il quale stringe un accordo con La Redoute, fino al 2007 quando Postalmarket chiude definitivamente.
La rinascita
Dopo varie vicissitudini legali Stefano Bortolussi, l’imprenditore friulano della pubblicità, acquisisce il marchio (e il sogno) nel 2018. Rilevato il marchio e i numerosi domini, si è unito a Francesco D’Avella, titolare della piattaforma di e-commerce Storeden e, insieme, hanno costituito la Postalmarket Srl: «Abbiamo un sogno ambizioso e proviamo a realizzarlo: vogliamo diventare l’Amazon italiano. C’è molto lavoro da fare. Anche se il nostro modello di business è differente dal precedente, si punta sull’effetto amarcord: Sono milioni le persone che si ricordano di Postalmarket e dunque che sono nostri potenziali clienti», ha raccontato Bortolussi all’Ansa.