Dal 24 settembre al 2 ottobre, Milano detta la moda: arrivano le sfilate della collezione primavera-estate 2006. Un centinaio di griffe in passerella, 130  presentazioni, più di 1.500 giornalisti. Le appassionate modaiole e fashion victim sono in fibrillazione, curiose di scoprire che cosa sarà in e out l’anno prossimo. Ma c’è anche chi davanti alla parola moda sbuffa o sbadiglia. E rabbrividisce solo all’idea di indossare un abito tutto trasparenze o dei sandali gioiello con tacco a stiletto. Si tratta di quelle signore e signorine che, per un motivo o per l’altro, sono allergiche agli abiti troppo appariscenti, alle estenuanti prove nei camerini delle boutique, al tempo perso ogni mattina per rovistare nell’armadio. Spartane, sì certo.

Alcune anche al limite della trascuratezza. Ma tutte con un loro personalissimo e comodo stile. «Pur lavorando nella moda» racconta Lavinia Biagiotti «detesto la parola fashion victim. Prevede costrizione, tortura, rinuncia, schiavitù. Vestirsi, invece, dovrebbe essere un piacere, un divertimento. La moda dovrebbe essere un aiuto, non un problema. Capisco quindi chi non fa dell’abbigliamento una mania». «Alcune donne privilegiano la personalità all’apparenza» aggiunge Chiara Boni.

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«Scelgono quindi un look che rifletta il loro modo di essere. Attenzione: si può essere eleganti anche se non si è all’ultima moda, ma essere all’ultima moda non garantisce l’eleganza». Eccovi dunque le nostre “refrattarie”: sono politiche e registe, avvocatesse e giornaliste, comiche e imprenditrici, scienziate e sportive. Donne di oggi, insomma, che con ironia ci hanno confessato i segreti del loro guardaroba. E c’è da divertirsi.

>>Flavia Prodi

Carta d’identità
Professione: docente di Organizzazione dei servizi sociali all’università di Bologna. Età: 58 anni. Altezza: 1.65. Taglia: 44/46.

Le piace girare per boutique?

«Sono sempre stata la disperazione di mia madre! Ma è più forte di me, non riesco proprio a trovare il tempo per lo shopping».

Neanche un’oretta?

«È un’attività faticosa, bisogna concentrarsi. Così è da una vita che mi vesto sempre allo stesso modo: tailleur scuri».

Niente colori vivaci?

«Adesso sono dimagrita, e oso qualche tinta più squillante come il rosso. E poi camicia e pullover, e scarpe basse».

A punta?

«Ma no, comode».

È del partito delle gonne o dei pantaloni?

«Più delle gonne che dei pantaloni».

Frivolezze?

«Ho un debole per le borse. Le voglio capienti perché ci tengo di tutto».

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La moda proprio non le piace.

«Non è questo. È che mi piace essere a mio agio e, anche se scelgo gli abiti senza pensarci troppo, voglio sentirmi vestita per quello che sono, non “travestita” con capi che non rispecchiano il mio carattere».

Dice la stilista
«Non segue la moda un po’ per pigrizia e un po’ per vezzo»   dichiara Chiara Boni. «Le piace affermare la sua originalità, restando fuori da schemi fissati da altri».

Deborah Compagnoni

Carta d’identità
Professione: Campionessa mondiale di sci. Età: 35 anni. Altezza: 1.70.Taglia: 42.

La sua regola numero uno?

«La semplicità,  l’ho imparata fin da piccola. Poi la carriera sportiva ha accentuato questa tendenza».

Mai osato un ombelico fuori?

«Va bene per le ragazzine, io mi sentirei fuori luogo. E non mi piacciono i fiori, i leopardati, gli zebrati, tanto in voga adesso».

Lei, invece…

«Preferisco le tinte unite: nero, marrone, verde di inverno; d’estate il panna, il rosso, il bianco, indipendentemente dai colori che “vanno”».

Nell’armadio non tiene qualche capo elegante?

«Vesto con jeans, camicia e stivali o scarpe sportive. Del resto, abito in campagna: non saprei dove sfoggiare le cose griffate».

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E non va mai in città a fare acqusti?

«Solo quando vedo che il mio armadio è in affanno, le magliette sono troppo vecchie, e i pantaloni sciupati. Allora può capitare che compro uno sfizio in più. Ma devo proprio sentirmi ispirata».

Dice la stilista
«Come tante sportive, privilegia il valore della comodità» commenta Roberta di Camerino. «Per lei i suoi accessori più belli sono le tante medaglie che ha vinto».

Giovanna Botteri

Carta d’identità
Professione: giornalista del Tg3.

Età: 48 anni. Altezza: 1.76. Taglia: 42.

Il colore più amato?

«Il blu, che non è mai di moda: tutte le volte che entro in negozio mi sento rispondere: “Per questa stagione il blu non c’è”».

Quindi i suoi armadi saranno mezzo vuoti.

«Sono zeppi invece. Anche di cose uguali e identiche fra loro: le compro per distrazione. Io mi metto sempre giacche, jeans o pantaloni, T-shirt o camicie».

Molto classica.

«Mi vesto così dagli anni del liceo, e i miei parenti mi prendono in giro».

Mai messo un vestitino un po’ elegante?

«Certo, per le occasioni speciali posso anche sforzarmi. E mettere anche le scarpe con i tacchi. Un paio le tengo in macchina per gli inviti improvvisi. Però le infilo all’ultimo momento. Perché non posso garantire una camminata aggraziata e leggiadra, e soprattutto non so se tornerò a casa con tutte le ossa a posto!».

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Dice la stilista
«Non cambierei nulla del suo look, è sempre in sintonia con la situazione nella quale si trova» afferma Krizia. «Semplice ma professionale quando conduce il tg in studio, e informale e grintoso quando è inviata su qualche fronte».

Cristina Comencini

Carta d’identità

Professione: regista e scrittrice. Età: 52 anni. Altezza: 1.69. Taglia: 44.

Quanto segue la moda?

«Non la seguo proprio, però mi piace andare alla ricerca di cose che mi piacciano e mi stiano bene. Evitando accuratamente le firme, soprattutto quelle riconoscibili. Quando entro in un negozio divento una specie di sonnambula, e così l’istinto mi fa andare subito verso i vestiti giusti».

Mette mai le gonne?

«Mi piacciono molto, ma sono poco pratiche: finisce che metto sempre i pantaloni. E le rare volte che uso la gonna, il commento è sempre di sorpresa: “Ma come ti sta bene!”».

E per una serata elegante?

«Mia sorella mi ha regalato un abito nero, lungo, semplicissimo. Lo chiamo l’abito “trasparente” perché non si fa notare pur essendo molto elegante».

Avrà una piccola mania…

«Gli orecchini. Sono molto esigente: antichi oppure di design, devono essere davvero belli».

Dice lo stilista
«Ci sono le mode, che si possono seguire o meno. E c’è lo stile, che si ha o non si ha. Lei ha intelligenza, cultura, personalità. Dunque anche stile» dichiara Gianfranco Ferré. «Che è calibrato e sobrio e rivela una rispondenza totale tra come lei è e come appare. Le consiglierei però di addolcire il suo look, renderlo meno severo. A tutto vantaggio della sua femminilità intelligente e raffinata».

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Giulia Bongiorno

Carta d’identità
Professione: avvocato. Età: 39 anni. Altezza: 1.64. Taglia: 40.

È mai stata una fashion victim?

«Io guido la classifica delle non fashion victim: a volte addirittura sfioro la trascuratezza».

Com’è il suo abbigliamento preferito?

«L’ultima volta che ho messo una gonna dovevo avere due anni. Quindi viva il tailleur pantalone, una divisa comoda e dà sempre un’idea di ordine. Giro tra aeroporti, tribunali, carceri, non sono ambienti per abitini vezzosi».

Un piccolo sforzo di fantasia?

«L’unico che faccio è quello di abbinare bene i colori. E se ho un invito importante indosso dei pantaloni scuri di chiffon e magari una maglietta, ma sono così a disagio che non vedo l’ora di tornare a casa».

Ammetta di avere da qualche parte un paio di sandali con il tacco alto.

«Che tortura, no. Amo le scarpe piatte con la para».

Quando entra in una boutique come si comporta?

«Terrorizzo le commesse dicendo che ho solo tre minuti di tempo e compro la prima cosa che vedo. Sono così disinteressata che mia madre ormai fa shopping al posto mio a Palermo, e poi mi manda i vestiti a Roma».

Dice la stilista «Io la trovo divertentissima» esclama Lavinia Biagiotti. «L’ho sentita raccontare che va in giro per via Condotti a Roma con il soprabito sopra i pantaloni per lo spinning in palestra: non sarà alla moda ma più moderna di così non si può».

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Luciana Littizzetto

Carta d’identità

Professione: attrice comica. Età: 40 anni. Altezza: 1.60. Taglia: 40.

Lei avrà un sacco di completi per la tv.

«Macché, quando mi invitano a una trasmissione il mio primo pensiero è: “Che cosa mi metto?”, non se posso andarci».
Perché?

«Il mio guardaroba è formato da indumenti che hanno più o meno  l’aspetto di un pigiama. La verità è che, se sono vestita troppo bene, e quindi scomoda, non riesco più a pensare, mi si blocca il cervello».

E allora come fa?

«Quando vado per negozi mi sembra che mi piaccia tutto, e compro senza provare. Dopo, a casa, scopro di avere scelto della roba che mi sta malissimo. E poi un tasto dolente sono le scarpe, io ho un micropiede: 33 e mezzo. Così sono piena di calzature da bambina, con fiori e stelle alpine. La mia salvezza sono i film e gli spot».

In che senso?

«Le sarte cuciono di qua, tagliano di là, e alla fine sono un figurino (e le scarpe me le fanno su misura!)».

Le piaceranno le borse piccole, in proporzione con il suo piedino.

«Ma quando mai, non riesco proprio a usarle: se no dove potrei cacciare il guinzaglio del cane, la manopola del gas da portare ad aggiustare, e i biscotti contro il calo degli zuccheri?».

Dice la stilista
«Ha uno stile in sintonia con la sua personalità» afferma Alberta Ferretti. «Lei ride del mondo: sarebbe fuori luogo se prendesse sul serio le regole della moda».

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Rosy Bindi

Carta d’identità

Professione: deputata e responsabile Welfare della Margherita. Età: 54 anni. Altezza: 1.70. Taglia: 48/50.

Quando si ritaglia tempo per lo shopping?
«Primo devo essere dell’umore giusto. Cioè ottimo. Perché scegliere e provarsi i vestiti per me è impegnativo, richiede una disponibilità che non ho: quindi le mie puntate nei negozi hanno la frequenza di un’eclissi solare».

Addirittura. «Io ho una corporatura a fisarmonica, e mi conviene andare in giro con i tailleur o con i completi pantalone. E per queste cose non c’è bisogno di fare una caccia al tesoro».

Frivolezze, mai?
«Sì, con l’abbigliamento sportivo mi concedo dei lussi: metto colori forti (ma ben abbinati), anche perché li indosso solo quando vado in montagna».

E basta?

«Lo ammetto: ho una vasta collezione di camicette con le stelle alpine o i quadretti».

Dice la stilista
«Porta capi senza linea» commenta Anna Molinari, stilista di Blumarine. «Troppo impersonali e   poco femminili. Le consiglierei un po’ più di fantasia». «Io invece la trovo giusta» ribatte Chiara Boni. «Ha un look coerente col suo fisico».

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Margherita Hack

Carta d’identità
Professione: astronoma. Età: 83 anni. Altezza: 1.70. Taglia: 48.

Ci descriva com’è la sua tenuta da casa.

«Proprio come quella che ho adesso: indosso una tuta blu e una maglietta, omaggio di un congresso. No, non sono proprio una fashion victim. La moda non so che cosa sia».

Qual è il suo abbigliamento preferito?
«Nel mio armadio si trovano solo tute, felpe e golf, uno simile all’altro».

Nemmeno una gonna?

«Le ho abolite 40 anni fa. La questione è che vado a fare shopping solo quando non posso proprio farne a meno: non c’è cosa più noiosa di andare a fare compere. Non mi è mai piaciuto, nemmeno quando ero ragazza».

E come si vestiva allora?

«È stato il periodo della mia vita in cui sono stata più elegante, perché mia madre mi cuciva i vestiti con i cartamodelli».

Si rifà forse con gli accessori?

«Le scarpe le compro solo se sono ultracomode e come borse uso gli zaini o le sacche, ne ho un vasto assortimento, che mi regalano ai convegni».

E il parrucchiere?

«Ci mancherebbe: questa zazzera me la sistemo da me».

Dice la stilista
«Ma la vedremmo con un tailleurino o un vestitino?» esclama Chiara Boni. «Mai e poi mai.  Lei è una di quelle donne che non potresti mai immaginare diverse da quello che sono, e va bene così».

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Anna Maria Artoni

Carta d’identità

Professione: imprenditrice e presidente della Confindustria dell’Emilia Romagna. Età: 38 anni. Altezza: 1.72. Taglia 42/44.

Qual è il suo stile?
«Molto personale, dove la griffe si mimetizza».

Quindi nel suo armadio c’è qualcosa di firmato?

«Sì, ma poi mescolo le cose e non si riconosce più. Preferisco però farmi fare gli abiti su misura da una mia amica sarta».

Come descriverebbe il suo look?
«Non deve essere aggressivo, gridato e dalle linee troppo rigide. Metto spesso giacche sagomate, gonne o vestiti, di solito neri. È il mio colore preferito, ma lo sdrammatizzo con un foulard o una sciarpa colorata che tengo in borsa. Unisco l’utile al dilettevole».

In che senso?

«Sono molto freddolosa e soffro di periodiche irritazioni alla gola».

Qualche peccato di civetteria?

«I tacchi: li porto sempre, perché senza mi sembra di camminare in salita e mi viene perfino il mal di schiena. E gli occhiali: sono miope e non ho mai ceduto alle lenti a contatto. Così ho un’infinità di montature di ogni colore e forma che cambio a rotazione».

Dice la stilista
«Ha un’eleganza innata anche se non segue gli ultimi diktat» afferma Lavinia Biagiotti. «Poi mi piace come ha saputo trasformare gli occhiali, che molti trovano un fastidioso handicap, in un gioco molto femminile».

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