I loro volti campeggiano sui tabelloni in metropolitana sui giornali, per le strade. Ovunque ti giri ci sono le loro facce sorridenti. Sono gli speaker di Rtl 102.5, Radiofreccia e Radio Zeta, i volti dietro alle voci che ci tengono compagnia 24 ore su 24, tutti i giorni. Più di 100 uomini e donne come noi.
Ed è questa la loro forza: l’umanità. La risata, la commozione, l’inceppamento si sentono on air e si possono vedere anche grazie alla “radiovisione”. L’evoluzione di un percorso iniziato tanti anni fa è raccontata ora dalla nuova campagna, che ha per protagonisti gli speaker ritratti dal celebre fotografo Toni Thorimbert e celebra proprio l’importanza dell’umanità contro l’algoritmo: Man vs Machine.
«La radiovisione, come la intendiamo noi, non è solo un new media – cioè quello che facciamo in radio trasmesso su uno schermo – ma è la gente, l’umanità, noi e il nostro pubblico» spiega Marta Suraci, marketing e comunicazione del gruppo Rtl 102.5. «Quando noi diciamo in campagna “Il potere della radiovisione” o “Il potere di essere umani” intendiamo proprio questo. Cosa ci differenzia da un programma tv? Le nostre espressioni, la spontaneità durante i programmi».
Senza dimenticare gli ascoltatori «che ci rispondono e partecipano numerosi alla nostra quotidianità». La radiovisione apre un mondo. Poter entrare dentro agli studi, vedere cosa succede durante una diretta, scoprire che il tuo speaker preferito ha quel volto e quel look è straordinario.
«L’americana Jennifer Pressman, per esempio, che è in onda tutte le mattine dalle 9 alle 11, nell’immaginario delle persone è bionda: in realtà ha i capelli nero corvino. E pensare che questa modalità della radio sullo schermo la facciamo già da una decina d’anni» ride Marta Suraci. «Ma è sempre la radio che comanda, non ci interessa che uno speaker sia telegenico. Per fare la radio bisogna saper parlare, conoscere i tempi, spesso brevissimi, senza autori che ti scrivono il testo».
Questo è il bello: vincono l’immediatezza, la simpatia, l’empatia e la spontaneità. «Per la prima volta abbiamo coinvolto nella campagna i nostri speaker. Perché sono loro che ci mettono la faccia tutti i giorni. E forse questo è il modo migliore per spiegare cos’è la radiovisione»: very normal people.