È stata già definita la mostra dei record: parliamo di Real Bodies, che in Portogallo ha registrato più di 200.000 visite e, dopo la tappa di Milano, apre a Roma (dall’8 aprile al 2 luglio). È divisa in 12 sezioni dedicate agli apparati corporei: in esposizione 40 corpi “interi” e più di 300 organi sani e malati. Non ci sono limiti di età per visitarla. «Ma posso giocare a Clash Royale dentro?» mi chiede mio figlio 11enne senza staccare gli occhi dal cellulare. Stiamo aspettando di entrare alla mostra Real Bodies. Scopri il corpo umano, davanti a un cartello con le severe indicazioni per la visita: vietato il telefonino (ecco, Simone, spegnilo), vietato spingere passeggini (ehm, non mi pare un posto per neonati), vietato toccare (un cadavere?).

Davanti a noi c’è una famiglia con 2 figli di 10 e 15 anni, dietro una fila di un centinaio di persone che attendono di entrare allo Spazio Ventura XV di Milano, sede dell’allestimento che nei primi 9 giorni ha attirato 20.000 spettatori.


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Preparatevi alla fila

La madre mi informa che i biglietti sono costati in totale 80 euro. «Ne varrà la pena?» mi chiede. Le premesse sono le migliori. E le peggiori. Sono qui con mio figlio per verificare se questa straordinaria mostra realizzata grazie a 200 volontari che hanno donato il proprio corpo alla scienza causi davvero svenimenti: secondo gli organizzatori ci sono stati 46 casi di malori nella settimana precedente la nostra visita. Né io né Simone siamo amanti del genere splatter: riusciamo a non dormire più dopo una puntata di Malattie misteriose su Real Time… Figurati ora che dobbiamo aggirarci per una specie di obitorio grande 2.000 mq. Non so nemmeno come ho fatto a trascinarlo qui. Dai, Simo, entriamo.

L’uomo vitruviano (senza pelle)

Be’ non proprio lui, ma quello che avrebbe voluto fare a qualche passante se avesse potuto uscire dalla gabbia dell’Fbi. Un uomo vitruviano a grandezza naturale ci osserva appeso a un cerchio: non ha più né pelle né organi, ma solo muscoli e scheletro. Mi colpiscono la dimensione della testa e dei lineamenti del viso (ci rimpiccioliamo quando moriamo?) e lo sguardo perso. Alessandro Cecchi Paone mi rassicura: è il primo di 350 cadaveri e organi polimerizzati, cioè conservati con una tecnica che toglie i fluidi dal corpo, che vedrò per la prossima mezz’ora. Il conduttore del Tg4 è il Cicerone che parla nell’audioguida: l’effetto è surreale, ma smorza la tensione dell’allestimento perlopiù in penombra e con una musica inquietante. Mi sono persa Simone.

Un 11enne difficilmente impressionabile

Non sembra molto impressionato da ciò che vede, anzi. Continua a chiedermi se sono “davvero veri” i corpi: sì, sono reali. E l’eccezionalità della mostra è proprio questa. A prima vista i cadaveri sembrano riproduzioni accuratissime, ma alcuni dettagli li rendono molto umani: dei piccoli peli sull’inguine, gli occhi fissi che ti aspetti si girino a guardarti da un momento all’altro. Muscoli, organi, vene, arterie, ossa: è un viaggio dentro noi stessi, una lezione di anatomia che in effetti vale più di cento documentari.

Una mostra educativa

Dal punto di vista educativo è un’occasione unica, anche se l’impatto è forte. Sono più di 250 le scolaresche che hanno prenotato una visita guidata: vedo aggirarsi bambini anche più piccoli del mio. Nessuno sviene, piange, scappa o vomita. Perché il grande assente di Real Bodies è il sangue. Lo trovi racchiuso solo in un cilindro altissimo che raccoglie la quantità di plasma, piastrine etc che circola nel nostro corpo (tra i 5 e i 6 litri). E lo vedi nel bellissimo reticolo rosso fuoco di 145.000 km di arterie, vene e capillari che formano l’apparato circolatorio.

I corpi in movimento

Ci facciamo largo tra scheletri in bicicletta, fasci di muscoli che giocano a pallone per mostrare il lavorio del corpo quando fai sport e donne con le protesi mammarie figlie dei nostri tempi inquieti. A metà percorso Simone finge una mezza nausea, ben poco indicativa: gli viene sempre dopo 10 minuti che sta chiuso in un museo e non può avere un cellulare in mano (non c’è nessun corpo nell’atto di inviare un WhatsApp? Magari tra qualche anno aggiungeranno anche questo). Concordo comunque con il suo senso di malessere: dopo un po’ tutti questi cadaveri di vite che furono iniziano a stancarti.

La sala più bella e inquietante

La sala più bella e inquietante, però, è dietro l’angolo e vale lo sforzo: una serie di donne incinte con i loro pancioni in diversi stadi di sviluppo. Davanti, messi dentro un liquido rosa, galleggiano feti dalle 12 settimane in poi. Quello che vedi è insieme bellissimo e orribile. Ora capisci perché, nell’ecografia, il tuo bambino sembrava un piccolo alieno. Semplicemente perché è un alieno: gli occhi grandi tipo ufo, il corpo che da girino si fa bambino. Mio figlio mi chiede ancora se sono veri. «Purtroppo sì» rispondo. La tristezza svanisce poco prima dell’uscita, dove c’è l’unica realtà interattiva dell’esposizione: uno specchio mostra la riproduzione 3D del tuo corpo visto da dentro. Simone scatta selfie a raffica del suo scheletro e dei suoi muscoli per metterli sui social. Dai, saluta Cecchi Paone che andiamo, va’.