Un abito da cerimonia di 12 strati, l’uno accuratamente indossato sopra l’altro. Un rito che prevede la presenza di 3 oggetti simbolo della regalità (la spada Kusanagi, lo specchio Yana no kagami e il gioiello Yasakani no magatama) e l’assenza delle donne della famiglia imperiale. Un percorso in 3 fasi: l’Occupazione del Trono, l’Incoronazione e la Festa della Grande Comunione.
Quindici mesi dopo l’annuncio ufficiale, il Giappone entra in una nuova era: il 30 aprile l’85enne Akihito, Tēnno (ossia imperatore) dal 1989, abdica in favore del primogenito Naruhito, 59 anni. Che ascenderà al trono con la moglie Masako, conosciuta a un tè organizzato dall’Infanta Elena di Spagna nel 1986 e sposata nel 1993. Figlia di diplomatici, dottorato in Economia ad Harvard, dopo le nozze davanti a 2.500 invitati ha dovuto rinunciare alla carriera al ministero degli Esteri, perché la Costituzione non permette ai membri della famiglia imperiale di svolgere attività politiche.
Un addio storico
«È la prima volta che l’imperatore abdica negli ultimi 200 anni, vale a dire dalla fine dello shōgunato, il periodo dal 1192 al 1868 in cui il Paese era nelle mani di un generale-dittatore e l’imperatore solo una figura simbolica» spiega Davide Jabes, storico contemporaneo esperto di Giappone, da cui proviene la moglie e in cui lui trascorre lunghi periodi.
«A Tokyo c’è una grandissima febbre mediatica, si discute di tutto: dal numero degli invitati ai kimono indossati agli oggetti pregiati quanto funzionali per la cerimonia, ogni dettaglio ha un significato. L’attenzione, soprattutto tra le vecchie generazioni (e il Giappone è un Paese demograficamente anziano), è alta. I giovani, invece, sono meno coinvolti». Con ogni Tēnno si inaugura una nuova fase della storia nipponica, e l’incoronazione diventa l’anno zero del calendario. Nel 2019 dunque si chiude l’era di Akihito (detta Heisei, “raggiungimento della pace”) e si apre quella di Naruhito (chiamata Reiwa, “pace e armonia”).
Ma perché il vecchio imperatore si è ritirato?
«In più occasioni ha fatto capire di non avere un buon rapporto con Shinzo Abe, il primo ministro» sostiene Axel Berkofsky, co-direttore dell’Asia Center presso l’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano). «Abe vuole rivedere la Costituzione, procedere con il riarmo, riscrivere il passato del Paese in chiave revisionista. Akihito, invece, nel 2015 aveva fatto un discorso molto importante in cui chiedeva al popolo giapponese di ricordare gli errori del passato e le azioni compiute durante la seconda guerra mondiale». E perché abdicare proprio adesso? «Abe si è posto una scadenza: il 2020, quando Tokyo ospiterà i Giochi Olimpici. Per allora la revisione della Costituzione dovrà essere completata e Akihito può aver deciso di non voler far parte di questo processo».
Un’incognita “privata”
Potrebbe anche trattarsi, semplicemente, di una scelta legata all’età. «Akihito è stato un imperatore molto presente: fino al 2011, anno del disastro alla centrale nucleare di Fukushima, si recava di persona in ogni angolo del Paese per sostenere il popolo nei momenti di difficoltà» ricorda Jabes. «Oggi non sarebbe più in grado. La sua è una decisione simile a quella di Benedetto XVI, forse l’abdicazione del Papa è stata d’ispirazione». Al suo posto, quindi, sul trono salirà Naruhito, laurea in Storia in patria e studi al Merton College di Oxford (su cui ha pubblicato il libro “The Thames and I: A memoir of two years at Oxford”).
Che imperatore sarà Naruhito?
Al momento, lo si può solo immaginare, per il riserbo che tradizionalmente avvolge la casa imperiale. Di lui si sa che suona la viola e ama jogging, trekking e alpinismo, ma per capire il suo stile di governo bisognerà aspettare e scrutare i suoi comportamenti: la scelta di continuare a scendere tra la gente per gli incontri pubblici, per esempio, potrebbe essere un segnale di continuità con il padre. Riguardo a sua moglie Masako, «non si sa quanto tempo dedicherà al cerimoniale, vista la sua refrattarietà alla vita di corte» spiega ancora Jabes.
Soprannominata “principessa triste” per via della depressione di cui ha iniziato a soffrire dopo il matrimonio (cui avrebbe contribuito il mancato arrivo di un figlio maschio erede al trono), il giorno del suo 55° compleanno ha detto in un comunicato: «Quando penso ai giorni futuri mi sento insicura su quanto sarò utile. Mi piacerebbe continuare a migliorare la mia salute, come sta succedendo, e dedicare me stessa ai doveri più che posso».
La precedente imperatrice Michiko, anche lei borghese, era sempre al fianco del marito: «Una scelta di rottura rispetto alla tradizione nazionale in cui le donne erano sempre un passo indietro all’uomo» sottolinea Jabes. Ulteriore punto critico potrebbe essere rappresentato dall’unica figlia, oggi 17enne, Aiko (che significa “figlia dell’amore”, nome scelto dai genitori Naruhito e Masako e non, come vuole la consuetudine, dal nonno imperatore Akihito). «Per la legge di successione, e l’ala conservatrice del Parlamento, non può salire al trono perché donna» sintetizza Axel Berkofsky. «Ma alla fine, come sempre, la Storia andrà avanti. E il Giappone con lei».