Ha quasi paura a dire che danza sul ring come faceva Muhammad Alì, ma poi lo ammette: con gli occhi veloci schiva i colpi, e risponde al volo. Rebecca Nicoli aveva 5 anni quando vide in tv i Giochi di Atene. Era nel campeggio dei suoi nonni, in Liguria. Lo disse a suo padre. «Io da grande voglio fare quello». Quello cosa, Rebecca? «Le Olimpiadi».
Da allora ha provato tutti gli sport, dall’equitazione ai tuffi. Finché un giorno sua madre le portò a casa un volantino: «Perché non vai a fare boxe?». Lei ci andò, e dichiarò subito le sue intenzioni: prima si misero a ridere, poi la videro sul ring e la presero sul serio. Fecero bene.
A 21 anni Rebecca è una delle 4 pugili azzurre alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nessun maschio, anche questo è un segno dei tempi che cambiano. «È una svolta storica, per tutto il movimento» dice lei. All’inizio si è preoccupava dei colpi sul viso, è logico, poi ha scoperto che «quando sei sul ring puoi vedere quello che hai dentro, come attraverso uno specchio più trasparente del vero».