Coda bionda appoggiata su una spalla, jeans e scarpe basse, viso sorridente. Di persona Renée Zellweger è perfino più simpatica della sua Bridget Jones. Anche il collega di rom-com Hugh Grant le ha detto durante un’intervista a due: «Come sai, non amo la gente, ma tu mi sei sempre piaciuta». Fin da quando, per imparare l’accento inglese di Bridget, lei che è nata in Texas da padre svizzero e madre norvegese, lavorò per 2 mesi sotto falso nome negli uffici della casa editrice Picador a Londra. «Raccoglievo in rassegna stampa anche gli articoli che criticavano la scelta di un’americana per il personaggio creato da Helen Fielding» ha raccontato l’attrice due volte premio Oscar (nel 2004 per Ritorno a Cold Mountain e nel 2020 per Judy, biopic sulla Garland).

Bridget Jones – Un amore di ragazzo: la trama

A 55 anni festeggia i 24 dall’uscita del primo film della saga romantica e l’arrivo del quarto: Bridget Jones – Un amore di ragazzo di Michael Morris, dall’omonimo romanzo pubblicato in Italia da Rizzoli, è al cinema in anteprima a San Valentino per tornare poi nelle sale il 27 febbraio. L’eroina che ha fatto da specchio a più di una generazione, pasticciona e imperfetta ma attraente proprio per la sua umanità, è rimasta vedova di Mark Darcy (Colin Firth), che però vede ancora girare per casa. Cresce da sola i due figli di 9 e 4 anni, è amica dell’ex amante Daniel Cleaver (Hugh Grant), fa i conti con dolori e difficoltà di una madre matura e single. Ma decide di rimettersi in gioco, dietro consiglio delle amiche e della sua ginecologa (Emma Thompson). Seguono due incontri – con il 30enne sexy Roxter (Leo Woodall) e con il più adulto signor Wallaker (Chiwetel Ejiofor), insegnante del figlio – e varie avventure che la aiuteranno a elaborare il lutto. «Per me è come ritrovare un’amica» dice Renée.

Foto: Jay Maidment/Universal Pictures

Cosa hanno in comune Renée Zellweger e Bridget Jones

In questi anni, cosa ha sentito di avere in comune con Bridget Jones?

«I momenti in cui si sente insicura ma finge di sapersela cavare. L’imbarazzo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le altalene sentimentali e il suo essere irrimediabilmente romantica. Mi rispecchio in Bridget come molte altre donne. Soprattutto mi ispira perché, per quanto si senta imperfetta e nonostante il gap tra la percezione di sé e i modelli di bellezza o di successo richiesti dalla società, non si arrende. Mi è sempre sembrata speciale e credo sia interessante vederla anche nei momenti difficili dell’età matura: non ho voluto girare questo quarto film solo per la popolarità che ha raggiunto la protagonista, ma perché la storia ha una sua profondità ed è la più personale di Helen Fielding, che ha preso spunto dalla sua esperienza».

Bridget Jones è una di noi

Bridget sfida anche i tabù, visto che vive un amore con un uomo molto più giovane.

«Non è più un tabù! E poi sono sempre esistite le relazioni tra persone di età diverse. La parola “toy boy” non è adatta a quello che succede in questo film: tra lei e Roxter è una storia seria, anche se finisce. A volte, invece, queste relazioni vanno lontano (dal 2021 lei è legata ad Ant Anstead, conduttore televisivo più giovane di 10 anni, ndr)».

È bello vedere film e personaggi che stimolano le donne ad accettarsi nell’imperfezione, ma nella realtà quotidiana è molto più difficile: spesso non ci sentiamo abbastanza belle, giovani, all’altezza del successo che la società ci spinge a inseguire. Come si fa a uscire da questi condizionamenti?

«Dobbiamo essere noi per prime a pungolarci, a spingerci in una direzione nuova. Ne parlo spesso con le mie amiche, ci ripetiamo che da secoli le donne sono valorizzate per la bellezza esteriore e la capacità di essere buone madri. Ma è anche vero che le cose stanno cambiando. Magari non ti piace quello che vedi allo specchio, però puoi chiederti: quanto conta l’aspetto? Negli ultimi decenni il contributo femminile alla società è cambiato, è più importante. La bellezza esteriore conta meno rispetto alla personalità, alla creatività, alla competenza. Non concentriamoci sulle nostre insicurezze: stiamo entrando in un’epoca in cui possiamo essere molto più interessanti. E quindi anche più cool, più fighe».

Meglio essere che apparire cool?

«Sì, dovremmo scrivercelo tutte sulla T-shirt, ne avremmo proprio bisogno. Non è meglio fare cose interessanti che pensare al proprio look?».

Renée Zellweger e la vita pubblica

Sui social tutti sono esposti al giudizio del mondo. Lei come vive questo aspetto dei nostri tempi?

«Mi sembra che ogni generazione, davanti a un cambiamento o a una nuova tecnologia, abbia pensato: “Rovinerà il mondo”. Così è stato anche con Internet, ma a un certo punto bisogna pur fare pace con i cambiamenti. Io li osservo con curiosità, senza giudicare, e ne vedo anche molti lati positivi. Non sono sui social e non sono aggiornata su tante novità, forse per motivi generazionali o per mia imbranataggine, ma vedo che creano connessioni, fanno sentire le persone meno sole, mettono in luce le somiglianze tra gli esseri umani in posti diversi del mondo. Come attrice, so di essere esposta al pubblico ma cerco di farci i conti con grazia: come dice Emma Thompson nel film, nella vita bisogna accogliere il caos». Una battuta molto bella. «Sì, è vero. Se non sei aperta all’imprevisto non puoi essere felice».

Una decina di anni fa si è defilata, stando per qualche anno lontana dalla recitazione. Qual era il motivo?

«È stato un bisogno personale, mi sentivo ferma, ripetitiva. Avevo bisogno di altro. Ho fatto di tutto: scritto musica, ristrutturato casa, salvato dei cani, suonato il piano e la chitarra. Mi sono dedicata ad amici e nipoti. Mi ha fatto bene».

Bridget Jones e la maternità

Tornando a Bridget Jones, è maldestra e pasticciona anche con i figli: brucia le lasagne e si fa scappare parolacce, eppure questo non la rende una cattiva madre. Condivide?

«Non posso parlare per esperienza personale, visto che non ho figli, ma osservo amiche di età diverse che sono diventate madri e ognuna sa esserlo a modo suo. Provano a smarcarsi dallo stile di chi le ha cresciute, di non ripeterne gli errori e seguire il proprio istinto. È utile guardarsi indietro, cercando di ricordare cosa abbia funzionato e cosa è meglio ridiscutere della propria educazione. Per fortuna non esistono più modelli da seguire, anzi. E poi Bridget ha una giocosità e un’esuberanza un po’ infantili, una meraviglia per il mondo che la rende aperta a ogni sorpresa. È calorosa, è “fisica” e tenera coi suoi bambini. Insomma, è una madre imperfetta, ma è splendida così».

Foto: Jay Maidment/Universal Pictures