Alzi la mano chi non si ricorda di Zigo Zago, Gatto Sandrino e Mamma Orsa! Con oltre 150 libri e più di 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo, i buffi personaggi creati da Richard Scarry sono un must per generazioni di bambini. Questo mese, per festeggiare i 100 anni dalla nascita dell’artista americano (morto nel 1994), Mondadori ripropone tutti i suoi classici in una nuova veste grafica, mentre a Bologna arriva la mostra 1, 2, 3… Scarry!. È l’occasione per riscoprire una produzione molto più attuale e realistica di quanto si creda. A cominciare dai protagonisti delle storie, che di animale hanno solo le fattezze. «Sono persone a tutti gli effetti: mangiano a tavola, si vestono, vivono in case arredate, guidano macchine e leggono, lavorano» spiega Ilaria Tontardini dell’associazione culturale Hamelin, organizzatrice della rassegna. Il motivo di questa scelta? Scarry era convinto che i piccoli si identificassero meglio con gli animali: «Se un bambino coi capelli scuri ne vede uno biondo in un libro pensa: “Non sono io”. Ma tutti i bambini possono identificarsi con conigli, cani e maialini» diceva.
Huckle Cat è ispirato al figlio. Le storie illustrate di Scarry sono state tradotte in 20 lingue, cinese compreso. Ma sapevi che dietro uno dei suoi personaggi più famosi, Gatto Sandrino (in originale Huckle Cat), c’è suo figlio, Huck Scarry? «Quando ero piccolo mia mamma mi chiamava Hucklebear (bear in inglese significa orso, ndr) e infatti la prima versione di Sandrino era proprio un orso, già con gli immancabili pantaloni lederhosen» racconta Scarry junior.
Proprio nell’umanizzazione e nella ricchezza dei dettagli sta il segreto della fortuna dello scrittore e illustratore: «Dare un nome al mondo che li circonda è la prima cosa che bambini fanno quando imparano a parlare, ed è quello che succede davanti ai libri di Scarry: si punta il dito, si conosce l’altro e ci si riconosce» spiega Tontardini. I numeri lo dimostrano: il famosissimo Libro delle parole, pubblicato nel 1963 e mai andato fuori stampa, conta al suo interno oltre 1.400 illustrazioni. «Le sue precise e allo stesso tempo spassose rappresentazioni in miniatura mostrano nel dettaglio come funziona una macchina o una stazione dei pompieri, ma anche meccanismi complessi come le manovre di una barca a vela» dice l’esperta.
Anche gli adulti sono vivaci e simpatici. Un talento, quello per spiegare ai bambini in modo semplice perfino le cose più complicate, che Scarry ha imparato sul campo. «Il suo primo lavoro è stato nell’esercito, durante la Seconda guerra mondiale» racconta il figlio Huck. «Scriveva per il giornale delle truppe: raccoglieva articoli da altre riviste, semplificava le informazioni per i soldati in battaglia e disegnava le mappe». Ma, insieme al successo, l’artista ha dovuto affrontare anche molte critiche: i suoi adorabili animaletti sono stati accusati di essere sessisti, discriminatori e politicamente scorretti. «Rispetto agli anni ’50, quando Scarry ha cominciato a disegnare, la società è cambiata e le questioni di parità e di genere sono diventate centrali per lettori ed editori» ammette Ilaria Tontardini. Ma i libri di Scarry non ne hanno risentito e si è raggiunto di nuovo quell’universo inclusivo e rassicurante che è un altro dei segni distintivi di Scarry, perché atipico rispetto ai vecchi canoni della letteratura per l’infanzia. «Nei libri per bambini, gli adulti spesso sono visti come noiosi, stupidi e distanti» nota l’organizzatrice della mostra. «Nelle storie di Scarry invece il mondo dei grandi è vivace, allegro, operoso, pieno di cose da imparare, personaggi divertenti da incontrare e oggetti da scoprire». Proprio come i suoi libri, dai quali non riusciamo a staccarci.