Rita Pavone torna al Festival di Sanremo dopo 47 anni con Niente (Resilienza 74), una canzone moderna, scritta dal figlio Giorgio Merk, che le permette di mostrare la vocalità e il suo voler essere al passo con i tempi. 74 sono i suoi anni e ‘74 è l’anno di nascita del figlio. Nel testo il sapersi rialzare dai cazzotti che la vita ti dà. Sceglie di rimettersi completamente in gioco, tenendosi ben lontana dalle polemiche. Per la serata delle cover canta 1950 di Amedeo Minghi (1983) proprio con lui.
Torna con Niente (resilienza 74).
Mio figlio Giorgio Merk scrive canzoni, anche di notevole successo. Ha sempre scritto in inglese fino all’anno scorso, quando mi ha detto di aver scritto un brano per me. Ha pensato potesse piacermi. Di più, ho detto lavoriamola, potremmo mandarla a Sanremo!
Mancava da tanti anni su quel palco.
Oggi faccio musica da sola, non voglio più stare alle regole delle case discografiche. Mi ero ritirata, sono stata ferma otto anni, perché negli ultimi tempi mi davano cose da fare. Quando Renato Zero mi ha richiamato per cantare con lui ho riscoperto quanto amo farlo. Ed eccomi qui a rimettermi in gioco.
Che cosa si aspetta da questo Festival?
Mi dà la possibilità di dimostrare che io sono qui, nella contemporaneità. Non vivo del mio passato, lo utilizzo per fare i concerti perché la gente vuole sentire le cose che ha amato, eppure se voglio posso essere up to date, qui, viva. Questo pezzo mi permette di mostrare che la mia vocalità è ancora intatta. Ho una grande energia. Non mi sento 74 anni, dentro ne ho 28! Sarò la sindrome di Peter Pan.
Che cosa racconta il suo brano?
Accade a tutti di vivere un momento traumatico, difficile da superare. Mi pongo domande su questo mondo che è così cambiato. Guardo il background alle mie spalle e vedo reality dove i protagonisti guadagnano un sacco di soldi e la gente vota. Penso a quando ci sono momenti di difficoltà e anche gli amici fanno fatica a darti sostegno e tu ti ritrovi a lottare da solo, per cavartela. Questo testo parla della vita. Ho ricevuto tanti schiaffoni, si parla della vita che dà cazzotti. La resilienza è la capacità di sollevarsi, senza far vedere che li hai presi.
Il suo cazzotto più forte?
È stato quando mi hanno dovuto mettere due bypass. Mi sono trovata a dovermi confrontare con la consapevolezza che non si è immortali, che tutto può cambiare da un giorno all’altro. Sono stata aperta dal collo fino all’ombelico ed è stato un momento molto drammatico che ho superato e del quale oggi parlo con estrema tranquillità. Da lassù qualcuno mi ama e mi ha dato una grande forza.
Nel lavoro?
Ero data per finita, nel ’72. Siamo nel 2020 e sono ancora qui. La vita cambia, se non ti fai abbattere e sorprendere dal “bosco”, metafora della canzone, tutto si dirada e arriva la radura.
Che reazione ha avuto quando Amadeus l’ha chiamata?
Ho visto il nome sul telefono e ho pensato mi stesse telefonando per dire “mi dispiace che tu non sia in lista”. E invece mi ha detto “tu ci sei”. Come prima reazione mi sono impanicata. Ho pensato al duetto, ai vestiti che avrei dovuto scegliere… Poi ho provato felicità, perché il signor Amadeus mi ha ascoltato. Se n’è fregato delle mie rughe, che tra l’altro io porto con grande fierezza. E ci tengo a dire che non ho mai subito interventi estetici. So cosa vuol dire farne. La gente va valutata per quello che è, non faccio la modella ma la cantante. E, finché la voce mi reggerà farò questo mestiere. Lui se n’è fregato dell’età.
Questo Festival è stato anticipato da moltissime polemiche. Che effetto le fanno?
Non le seguo. Mi spiace per Amadeus. Chi lo conosce sa che è una bella persona. Con tutto quello che accade in questo mondo è triste che ci si fermi su queste cose qui.
Come si vestirà e su cosa punterà?
Indosserò le mie belle giacche e i miei bei calzoni. Mi piace fare le interviste vestita da signora, ma quando canto non sto bene con un abito addosso. Mi piace vestirmi in maniera femminile. Mi sento molto femminile e penso che la femminilità si possegga, a prescindere dal vestito. È un atteggiamento.
In questi anni ha osservato tante cantanti. Come le vede, oggi?
Oggi vedo un bel po’ di sbraco. Sono i tempi che cambiano. Ai miei tempi ci si proponeva in maniera diversa. Oggi si nasce con peculiarità che noi non avevamo. Forse bisognerebbe fare un po’ di marcia indietro. Bisognerebbe essere più femminili. Non dico di tornare alle calze spesse, ma forse sento la necessità di un po’ più di pudore. In questo mestiere dovrebbe essere importante la voce, tutto il resto dovrebbe essere il contorno.
Un oggetto indispensabile che non potrà lasciare a casa?
Un bracciale che mi ha regalato Asia Argento, quando facemmo Ballando con le stelle. È molto carino, di corda. Ho scoperto che se mi manca lo cerco. E poi… una grande tranquillità interiore. Vado per cantare una bella canzone e sono felice che sia di mio figlio. Ecco, forse non sono più andata a Sanremo perché mio figlio non mi aveva ancora scritto una canzone.