L’idea di portare sul grande schermo la storia della vita, non solo musicale, del cantautore britannico Robbie Williams, nasce da ore e ore di conversazioni-fiume tra la pop star e il regista Michael Gracey, già dietro la cinepresa per The Greatest Showman. Ma il biopic Better Man – il titolo prende il nome dal famoso brano di Williams – si preannuncia una pellicola molto diversa da quelle recenti, seppur di grandissimo successo di pubblico e critica, viste con Bohemian Rhapsody e Rocketman.
Anche se Freddy Mercury ed Elton John hanno segnato una grande svolta nel modo di raccontare la musica al cinema, il film sulla vita, l’ascesa, il crollo e il successo dell’ex cantante dei Take That proporrà una visione del tutto diversa. Pensate che ad interpretarlo (inizialmente si pensava allo stesso Robbie Williams) sarà una scimmia realizzata in Cgi, e cioè la Computer Generated Imagery, la rivoluzionaria tecnologia capace, grazie al motion capture, di portare sullo schermo delle scimmie totalmente realistiche ed espressive.
Better Man si appresta quindi ad essere un vero e proprio musical fantastico in grado di lasciare tutti col fiato sospeso.
«Ricordo di essere andato al cinema da bambino e c’erano film che mi hanno lasciato senza fiato e mi hanno fatto dire: “Non ho mai visto niente di simile prima d’ora!” Voglio che il pubblico abbia quella sensazione. L’obiettivo è quel tipo di reazione. È una storia incredibile e voglio rappresentarla nella sua dura realtà con momenti di pura fantasia», ha spiegato il regista Michael Gracey.
Nonostante il tocco fantasy, il biopic racconterà chiaramente e sinceramente la vita del mitico cantante, seguendone l’ascesa a partire dai Take That degli anni Novanta – storica la sua frase «Sto formando un nuovo gruppo con due amici, ti interessa!» – fino ad arrivare alla carriera solista che l’ha consacrato a mostro sacro del pop odierno coi grandi successi e i demoni da combattere fuori dal palco, come la malattia mentale, la depressione, gli sbalzi di peso e l’abuso di stupefacenti.
Non un racconto “rose e fiori” su quanto è bello essere famosi, anzi. In questo biopic le difficoltà e i momenti bui non verranno tralasciati minimamente, almeno secondo le dichiarazioni del regista. La scalata al successo che ha travolto il cantante, così come l’idea che tanta fama non sia stata veramente meritata, sono temi caldi per Robbie Williams che finiranno nel mirino dell’obiettivo cinematografico di Gracey.
La fortuna (e sfortuna) di Robbie Williams è quella di aver avuto un successo pazzesco all’età di 16 anni. Come succede spesso – lo abbiamo visto su molte Baby star l’effetto che ha la popolarità – pare che possa interrompere la maturità emotiva e mentale. Ci si ritrova con un meccanismo intorno che fa sì che si resti immaturi così da ottenere quello che si vuole con i capricci, spiegano gli esperti. Non accade lo stesso per il resto delle persone. Questo aspetto “infantile”, questo alone di mistero, questi momenti di blackout, hanno però permesso al cantante britannico di esprimere attraverso la musica tutto se stesso.
Saranno proprio le insicurezze di Robbie Williams a farla da padrone nel biopic: il cantante non sarà descritto con i toni del Dio in terra, dell’artista che ha in nuce un superpotere insomma. No, sarà raccontato come un uomo qualunque, ossia quello che lui si sente di essere ora. Con la diferenza che quest’uomo qualunque con caparbietà e tutta l’energia che aveva in corpo, ha fatto in modo che quel sogno si avverasse.
«Non sarà la storia di chi nasce prodigio o genio musicale e tu racconti quando il mondo se ne accorge. Per questo la sua è una storia a cui ci si può rapportare, ispirare. Non è il miglior cantante né il miglior ballerino che ci sia, eppure è riuscito a vendere 80 milioni di dischi in tutto il mondo. È facile relazionarti con un ragazzo che non si considera dotato di un talento fuori dal comune. Aveva semplicemente la volontà, la visione e la sicurezza di inseguire il proprio sogno nel cassetto. Per gli spettatori, è una finestra sul mondo, su cosa succederebbe se solo si inseguisse quel sogno impossibile che tanti di noi hanno accantonato», ha dichiarato Michael Gracey a Deadline.
Insomma, Robbie Williams è un uomo che ha sognato in grande e ce l’ha fatta. Soprattutto grazie alla donna che gli sta accanto da oltre 15 anni: Ayda Field, l’attrice statunitense laureata in Scienze politiche ed economiche internazionali che è stata in grado, attraverso amore, intelligenza e pazienza, di trascinarlo fuori dal tunnel della droga e di renderlo padre. Oggi, con quattro figli, Theodora Rose, Charlton Valentine, Beau Benedict Enthoven e Colette Josephine (gli ultimi due nati da madre surrogata) Robbie Williams si dichiara l’uomo più felice della Terra. Ed è pronto a vivere la sua “ennesima” vita di successo.