Visto che piace tanto, perché non duplicarlo? O triplicarlo, pure decuplicarlo, perché averne di tipi come lui. Alla moltiplicazione dei Robert Pattinson in Mickey 17 ci ha pensato Bong Joon-Ho, regista premio Oscar per Parasite, appena tornato nei cinema con una storia tra satira e fantascienza. Mickey 17, presentato alla 75ª Berlinale, non è però centrato sulla clonazione della star o dell’umanità in generale. In un mondo distopico, il 38enne attore inglese interpreta un umile lavoratore che, paradossalmente, deve morire per vivere: Mickey è uno dei “sacrificabili” nella spedizione per colonizzare il pianeta ghiacciato di Niflheim, lanciata da un politico a metà tra Donald Trump ed Elon Musk (un grottesco Mark Ruffalo) con tanto di First Lady a incoraggiarne le bravate (Toni Collette). Visto che l’impresa comporta sacrifici umani, per contratto ogni uomo-cavia deve perdere la vita, e pure in modo violento, per poi rinascere grazie a un macchinario avveniristico che lo ristampa nuovo di pacca con le stesse caratteristiche di prima.

Mickey 17 contro Mickey 18

Fino a un imprevisto che segna l’inizio dei guai, almeno per il nostro eroe. Durante l’esplorazione nel gelo di Niflheim, il 17° Mickey piomba in un crepaccio. A sorpresa gli animali alieni lo salvano e lui, tornato faticosamente alla base, si ritrova di fronte a Mickey 18, la versione già ristampata per sostituirlo. I due sono identici nell’aspetto ma non nel carattere: il 18 è tanto crudele quanto il 17 è ingenuo e bonario. Ed eccoci arrivati al doppio Pattinson. «Interpretare entrambi è stata una sfida, all’inizio piuttosto spiazzante» ha raccontato. «Ho dovuto recitare ogni scena due volte, nei panni ora di uno e ora dell’altro, sperando che funzionassero una volta montati insieme. In scena, rivolgermi a una specie di gemello immaginario non è stato difficile: in fondo è tutta la vita che parlo con me stesso».

Robert Pattinson è diventato grande

Il ragazzo pallido che dava il volto al vampiro Edward Cullen della saga di Twilight, nei cinque film che hanno incassato 3,3 miliardi di dollari tra il 2008 e il 2012 e conquistato milioni di fan nel mondo, oggi è molto più a suo agio con la celebrità e sembra aver recuperato la giocosità perduta negli anni vissuti nell’assedio di paparazzi e ammiratori, nella bolla mediatica accentuata dalla storia d’amore con la coprotagonista Kristen Stewart (dal 2009 al 2013). «Ho passato così tanto tempo da solo da non ricordarmi neanche più come fosse la mia vita prima del successo» ha dichiarato negli anni in cui evitava di camminare per le strade di Londra o Los Angeles. Ora invece sfila disinvolto sul tappeto rosso della Berlinale, scatta selfie, firma autografi, fa battute in scioltezza. È un uomo che si avvicina ai 40 anni (li compirà a maggio del 2026), padre di una bambina, della quale non si sa il nome, avuta un anno fa dalla cantante e attrice Suki Waterhouse. Ma conserva la cifra ironica che gli ha permesso di sdrammatizzare il travolgente successo degli inizi. «Alle prime interviste, per non sembrare presuntuoso, facevo lo scemo. Dicevo cose tipo: “Non so di cosa sto parlando”. Peccato che mi prendessero tutti sul serio e alla fine sembravo solo un idiota» ha detto in un’intervista. A chi ancora gli chiede se è grato alla saga che lo ha lanciato, risponde: «Mah sì. Tranne quando qualcuno mi vede con lo sguardo fisso nel vuoto e mi chiede: “Stai forse facendo Edward?”».

Robert Pattinson e il suo talento

In realtà come attore e artista Robert Pattinson, molto prima di Mickey 17, si è replicato in oltre 40 ruoli e film, da Harry Potter e il calice di fuoco del 2005 all’iconico The Batman di Matt Reeves del 2022, di cui girerà il secondo capitolo previsto al cinema nel 2027. Il suo talento emerge già da bambino. A quattro anni inizia a frequentare la Tower House Boys’ School, un istituto inglese attento a sviluppare le inclinazioni individuali. Si interessa al pianoforte e alla chitarra, poi a sei anni partecipa a piccoli spettacoli teatrali. È qui che ottiene il suo primo ruolo in una commedia scritta da un insegnante e, in seguito, nell’adattamento del Signore delle mosche di William Golding.

Robert Pattinson e i suoi 40 film

Notato come un bambino schivo eppure accattivante, socievole e timido al tempo stesso, viene incoraggiato a recitare per superare la timidezza. Lui non se lo fa dire due volte, anzi si dà da fare su tanti fronti. A 10 anni guadagna qualcosa consegnando giornali porta a porta. A 12 inizia a posare come modello (la madre lavorava in un’agenzia di moda) e tenta anche di fare il designer. Alle superiori scrive canzoni e le suona alla chitarra nei pub con il nome d’arte Bobby Dupea o insieme alla sua band, battezzata Bad Girls. E poi inizia a fare teatro amatoriale, finché non viene notato da un talent scout che lo porterà a calcare la scena in vere produzioni fino al piccolo ruolo cinematografico nella Fiera delle vanità di Mira Nair, a 18 anni, e al quarto capitolo della saga di Harry Potter, a 19.

Robert Pattinson da Mickey 17 a Batman

Dopo il successo seguito alla saga di Twilight, l’allora 26enne inserito dal Time fra i 100 nomi più influenti al mondo cerca di virare verso il cinema d’autore e, dopo i primi pregiudizi, inizia a mietere lodi. Gira Cosmopolis di David Cronenberg (2012), Good Time dei fratelli Safdie, il fantascientifico High Life di Claire Denis e l’horror psicologico The Lighthouse di Robert Eggers. Fino al più recente Tenet di Christopher Nolan e a quel Batman che l’ha proiettato tra le icone del cinema mondiale.

L’attore più pagato al mondo

Oggi Robert Pattinson è indicato come l’attore più pagato al mondo e dal 2013 è pure ambassador del marchio Dior: ma lui continua a praticare l’autoironia in nome del basso profilo. I ruoli d’azione? «Sono un tipo ansioso, nella quotidianità non rischio. Fatico a guidare auto e moto, ma se in scena devo sfrecciare ad alte velocità mi convinco per orgoglio persino a fare i 190 all’ora su una stradina stretta». La dieta per un ruolo? «Me la preparavano per Batman, ma il mio piacere più grande è mangiare come un animale, con le mani dentro le lattine».

Le imprese di Mickey 17

Le imprese di Mickey 17? «Bisognava essere scoordinati e cadere male: quello che mi viene meglio, perché è proprio nelle mie corde». Dietro i modi scherzosi, però, nasconde riflessioni più serie e profonde. «Mi piace interpretare personaggi immersi in situazioni complesse, anche dal punto di vista filosofico. Come Mickey 17, che in realtà cerca di capire chi è e perché lui sia sopravvissuto e gli altri no. In fondo è quello che ci chiediamo tutti».