Rocco Siffredi è il re di Venezia 73. Ha conquistato tutti con il documentario Rocco, diretto dai registi francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai e presentato nella sezione super-cinefila Giornate degli Autori – Venice Days (uscirà nelle sale in autunno).
ROCCO SIFFREDI, LA STAR
Il curriculum con cui Rocco Siffredi sbarca alla Mostra del cinema di Venezia parla da solo: 1.500 i film hard girati nel corso della sua carriera, 4.000 il numero di partner collezionate. Nato come Rocco Tano (il suo nome d’arte è un omaggio a Roch Siffredi, il personaggio di Alain Delon in Borsalino), è conosciuto in tutto il mondo, corteggiato dai produttori americani più famosi, convertito anche al cinema d’autore (il titolo più celebre è Romance della francese Catherine Breillat), vincitore di innumerevoli Oscar del cinema hard (il primo 25 anni fa a Las Vegas).
Ha sempre dichiarato che il sesso per lui è un’ossessione, ma con la sincerità di chi l’ha scelto come mestiere contro il volere di tutti, dalla famiglia agli amici. Il film entra dentro i set delle sue ultime pellicole, realizzati quasi tutti nei suoi studi di produzione di Budapest, dove vive la maggior parte del tempo (sua moglie Rosa è ungherese). La cosa più divertente è vedere quanto sia “normale” la routine di un set porno, con gli stessi problemi di un film qualsiasi: scene non messe a fuoco, casting che richiedono tempo, intuizioni dell’ultimo momento che diventano scene cult.
ROCCO SIFFREDI, L’UOMO
Il lato privato di Rocco Siffredi è quello che il documentario mette in mostra fin dal primo minuto. C’è la relazione con la moglie Rosa, compresi i periodi di crisi in cui Rocco era lontano dai set e si concedeva di nascosto a rapporti con prostitute. C’è quella con la madre, morta anni fa: Siffredi porta sempre con sé una sua fotografia. E quella con i figli oggi adolescenti, che riflettono sulla professione del padre; così come lui ha valutato negli ultimi anni se continuare con i film oppure smettere proprio per loro: ha scelto di porre la parola fine alla carriera d’attore.
«Con questo film mi metto a nudo per davvero» ha detto ai giornalisti presenti al Lido, in una Mostra che non censura più il sesso: l’inizio del film è un primo piano del sesso del protagonista sotto la doccia, ma non fa nemmeno più scandalo. Perché il racconto intimo e privato supera i presunti dibattiti. È proprio questo lato (metaforicamente) senza veli a colpire nel segno: Rocco è l’uomo di tutti i giorni, non solo la star desiderata e chiacchierata. E a Venezia ormai anche il porno è finalmente sdoganato.
IL FUTURO
Dopo l’ultimo set a luci rosse, raccontato nel finale del film, che cosa ci sarà nel futuro di Rocco Siffredi? È la domanda che si pone lui per primo. Dopo le tante campagne pubblicitarie (quella per una nota marca di patatine è diventata un cult), le ospitate in tv e soprattutto la partecipazione al reality di Canale 5 L’isola dei famosi («Un’esperienza che mi ha segnato profondamente» confessa lui), il domani di Rocco è ancora incerto.
Anche per questo il finale del documentario resta aperto. Tutti, dopo averlo visto, ci siamo chiesti: riuscirà Rocco a restare se stesso anche senza il porno? Vista la determinazione di quest’uomo, la risposta sembra scontata.