Il film-caso all’ultima Mostra del cinema di Venezia arriva al cinema. È Rocco, il documentario dedicato al più famoso pornodivo italiano: Rocco Siffredi, appunto. Diretto dai francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, sarà nelle sale dal 31 ottobre al 3 novembre. Incontrare il protagonista è spiazzante: Rocco è puntualissimo, disponibile, simpatico come pochi. E si lascia andare con facilità a confidenze molto intime. Letteralmente.

A Venezia il film è stato un successo.

Tutto questo interesse mi fa piacere: vuol dire che desto ancora curiosità. Ma sono ancora più felice perché questo è un film molto importante per me.

Perché?

Per la prima volta non interpreto nessuno: sono me stesso. Mi sono svestito per davvero (ride), non l’avevo mai fatto prima.

Cosa ti ha convinto a – permettimi l’ironia – metterti così a nudo?

Mi sono detto: se voglio fare un documentario sulla mia vita, allora devo concedermi al 100%, senza preoccuparmi delle conseguenze. Ho letto: «Rocco con questo film distruggerà il suo mito». No problem. Di me finora si conoscevano solo le performance, volevo mostrare la persona, coi suoi pregi e difetti.

Conta anche il fatto di avere 50 anni, in questa voglia di bilanci?

Sì, fino a qualche anno fa non sarei stato pronto. E c’è un’altra ragione. Finora a propormi progetti del genere erano sempre stati produttori italiani, anche per questo avevo rifiutato: nel nostro Paese il sesso è ancora un tabù. Farlo con due francesi è stato diverso, hanno la sensibilità per comprendere il mio mondo.

Girando Rocco hai scoperto qualcosa di te che non sapevi?

Che negli ultimi anni mi sono fatto troppe pippe mentali! (ride). Il problema più grande del mio lavoro non è il sesso, ma la vita privata: il rapporto con mia moglie, i miei figli. Proprio per la professione che ho scelto, per anni ho pensato di non aver diritto a una famiglia.

Tua moglie come ha reagito al film?

È rimasta scioccata. Non immaginava che avessi così tanti problemi. Rosa è stata sui miei set, ha visto la routine delle riprese, sa che la componente di piacere è pressoché inesistente. Eppure da 24 anni torno a casa la sera e la guardo negli occhi, come se cercassi il perdono per aver fatto qualcosa che non avrei dovuto. Lei non me l’ha mai fatto pesare, ma io ho sempre vissuto con questa paura.

È cambiato qualcosa nel vostro rapporto?

Va ancora meglio. Rosa ha confermato dei pensieri che si era fatta. Quando per un po’ ho smesso di lavorare, ho cercato sesso a pagamento. Lo sapeva, ma non che fossi arrivato a certi livelli. Questo film è stato terapeutico.


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– Rocco con i registi Thierry Demaizière e Alban Teurlai

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– Rocco con la moglie

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– Rocco Siffredi con la moglie Rosa ed i figli Lorenzo e Leonardo

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– Rocco Siffredi a Venezia all’ultimo Festival

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– Rocco con la moglie

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– 2013 Rocco al lavoro

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– 2011

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– 2008

Mondadori
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– 2006

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– 2004 – film Anatomy of hell

Dici che per te il sesso è come un demone, ti sei sentito posseduto fin da bambino.

A 9 anni ho sentito il primo, fortissimo impulso. Da quel momento non ho mai represso questa passione, fino a farne un lavoro contro il volere di amici e parenti. È l’unico vizio che abbia mai avuto. Il sesso diventa un diavolo solo quando si impadronisce di te e non riesci a controllarlo. Come con l’alcol: un bicchiere ti fa stare bene, il problema è quando si esagera.

Perché dici che in Italia il sesso è ancora un tabù?

Sicuramente c’entra la Chiesa, la cultura cattolica. La nostra sessualità è come un animale che teniamo dentro: lo tiriamo fuori quando ci serve e torniamo a nasconderlo appena abbiamo finito. Facciamo finta che non ci appartenga, che riguardi solo gli altri. A letto usiamo il 10% delle nostre possibilità, ma il mondo del sesso è variopinto, va esplorato. Invece qui si tende a reprimere tutto, specie col proprio partner. Finché non si incontra qualcuno che ci fa scoprire quel lato animalesco e allora addio moglie o marito.

Pensi di aver contribuito ad abbattere certi pregiudizi?

Ho sempre detto che mi piace il mio mondo, questa sincerità è stata riconosciuta. In tanti mi dicono che sono l’unico ad averci messo la faccia, oltre all’uccello (ride).

Nel film parli del tuo lavoro anche con i tuoi figli: Lorenzo (20 anni) e Leonardo (17).

I registi mi hanno chiesto di riprendere un dialogo tra me e i ragazzi. Ne è venuta fuori una scena molto tenera, che non mi aspettavo: non avevo mai parlato con loro di quello che faccio in modo così diretto. Anche se i miei figli sono nati avendo ben presente cos’è il mio mondo. Al festival del cinema porno a Cannes ero sempre circondato da colleghe, ci chiedevano foto in continuazione. Lorenzo e Leonardo chiedevano: «Queste donne sono tutte di papà?». Non mi hanno mai detto niente di persona, ma ricordo un momento per me importantissimo: alla conferenza stampa di Casa Siffredi, il reality che abbiamo girato quest’anno, il più grande ha detto a un giornalista: «Sono molto orgoglioso di mio padre».

Il film si chiude con il set del tuo ultimo film. Cosa farà Rocco adesso che non è più un attore porno?

Ho un sogno: aprire un’accademia per pornostar. Il mio è un lavoro come un altro, è tempo di capirlo una volta per tutte.