Non c’è niente da fare. Se si nasce con un carattere difficile è dura cambiare. Parola di Russell Crowe, muscolosissimo divo di 41 anni, che ha scalato le vette di Hollywood tirando pugni a destra e a manca. Crowe ha un caratteraccio sulle scene: l’ultima sua grande interpretazione è quella del pugile Jim Braddock in Cinderella Man, il film di Ron Howard che sarà al Festival di Venezia e uscirà nelle sale il 9 settembre. E ce lo ha anche fuori dal set: l’ultima sua “esibizione” è stata in un albergo di New York dove, il 6 giugno scorso, ha lanciato un telefono in faccia all’usciere. Incidente per il quale dovrà presentarsi davanti a un giudice il 14 settembre. Incontrarlo è davvero un match: l’attore neozelandese è famoso per le sue bizze con i giornalisti e schiva le domande come in un incontro di pugilato. Per batterlo bisogna scoprire i suoi lati deboli. Cominciamo dal film.
In Cinderella Man lei interpreta il boxeur Jim Braddock che, nell’America degli anni Trenta, si riscatta sul ring e diventa campione del mondo. Un tipo tosto, che un po’ le assomiglia.
«Per questo mi è piaciuto subito. Mi hanno colpito la sua forza di volontà e la sua determinazione. Dalla prima all’ultima gara Jim combatte con in mente una cosa sola: migliorare la sua vita e quella della sua famiglia. Ed evitare la bestia nera della povertà».
Lei è mai stato povero?
(tento il primo colpo)
«Da giovane c’è stato un periodo in cui, per mantenermi, suonavo la chitarra per strada. Riuscivo a racimolare 50 dollari a settimana e vivevo con 3 dollari e mezzo al giorno, la metà se ne andava in sigarette. Questa situazione è durata per circa sette mesi, finché non sono riuscito a trovare un lavoro. Perciò so benissimo cosa vuol dire tirare la cinghia».
È grazie a questa gavetta che è diventato un duro?
«Penso che sia una questione di carattere (mi restituisce il “pugno”). A dieci anni fumavo e giocavo a rugby. Mi sono anche rotto un incisivo. L’ho tenuto così fino a 26 anni, finché un regista ha insistito perché lo aggiustassi. Mi ha perfino pagato il dentista».
È stato difficile entrare nei panni del pugile Jim?
«La preparazione “mentale” è iniziata nel 2002. Avevo appena finito di girare Master & Commander dove ero Jack Aubrey, un comandante di vascello, un personaggio completamente diverso e c’è voluto un po’ di tempo perché entrassi nella parte di Jim Braddock. La preparazione fisica è cominciata nel novembre 2003. Le riprese sono iniziate nell’aprile 2004. E anche mentre giravamo ho continuato ad allenarmi».
Ci racconta un allenamento tipo?
«Alla mattina facevo circa quattro chilometri di corsa, poi colazione, una lunga camminata e 40 vasche in piscina. Dopo due ore di pausa ricominciavo. Nel pomeriggio facevo due o tre ore di ginnastica e tiravo di boxe, facevo una pausa per mangiare, poi un’altra sessione di boxe di almeno due ore. Infine cenavo e, prima di dormire, mi concedevo una bella passeggiata»
(mi ha messo al tappeto, tento il recupero).
Le piace fare a botte?
(schiva la domanda)«Ammiro chi ha il coraggio di mettersi in pantaloncini corti, salire su un ring e prendere a pugni un altro uomo. Ma, personalmente, non è una cosa che mi elettrizza. La sensazione che mi è rimasta dall’essere preso a colpi in testa è che sia una cosa stupida».
Così sta distruggendo il mito del bel tenebroso rissoso.
«Sì, è vero. Ma ho deciso. Per me l’esperienza della boxe è finita col film. Non voglio più mettermi in mezzo a situazioni violente. Ne ho visto gli effetti, li ho provati sulla mia pelle».
Lei però è ancora considerato una persona che ha problemi a controllare l’aggressività.
(schiva di nuovo) «Con la boxe ho imparato che se ti lasci travolgere dalla rabbia finisci al tappeto. I pugili si allenano tanto per riuscire a controllarla. L’aggressività, infatti, non porta da nessuna parte. L’ideale è tenere la mente sgombra. Se comincia ad annebbiarsi, perdi».
Eppure a giugno, a New York, lei non è riuscito a mantenere il controllo.
(Crowe vacilla, il mio colpo è andato a segno) «In effetti sì. È stato davvero imbarazzante. Sono dispiaciuto, non volevo prendere di mira il ragazzo dell’hotel. Ma, sa… ero un po’ su di giri, nervoso per il jet lag».
Come mai?
«In una sola giornata ho fatto Stati Uniti-Inghilterra e ritorno. E poi non riuscivo a fare una telefonata a mia moglie Danielle per rassicurarla che stavo bene. Allora ho perso le staffe».
Danielle Spencer la controlla?
«Be’, sa come sono le mogli. Lei vuole sapere se vado a letto presto e se ho bevuto».
Va tutto bene fra voi due?
«Sì, alla grande» (anche se da tempo si parla di una crisi…).
Ma perché ha aspettato tanto a sposarla? Vi frequentate da 14 anni!
«Prima di fare il grande passo con Danielle volevo essere assolutamente sicuro che fosse lei la donna giusta per me» (arranca).
È cambiato qualcosa nel vostro rapporto con la nascita di Charlie?
«Abbiamo imparato che la famiglia viene prima di tutto… e che bisogna darsi una calmata» (incasso e concludo, prima di finire k.o.).
Il personaggio
Russell Crowe nasce il 7 aprile 1964 a Wellington, in Nuova Zelanda. Comincia giovanissimo a recitare per una piccola tv australiana. Esordisce sul grande schermo nel 1990 con il film Giuramento di sangue. Nel 1995 sbarca a Hollywood dove la sua carriera decolla. Nel 2001 vince un Oscar come migliore attore per Il gladiatore, nel 2002 un Golden Globe per il suo ruolo drammatico in A beautiful mind. Quando
non è sul set, Russell suona la chitarra e canta. Da due anni è sposato con l’attrice Danielle Spencer, 34. La coppia ha un figlio, Charles, di venti mesi.
I suoi successi
Russell Crowe raggiunge la fama nel 1997 con il film L.A. Confidential. Due anni dopo gira Insider – Dietro la verità, dove gareggia in bravura con Al
Pacino. Nel 2000 Ridley Scott lo vuole come interprete de Il gladiatore, con il quale vince un Oscar. Lo stesso anno recita al fianco di Meg Ryan con la quale ha un flirt, in Rapimento e riscatto. Nel 2001 Russell è lo schizofrenico genio
di A beautiful mind, e ottiene un Golden Globe nel 2002. Nel 2003 l’attore ci regala ancora un’altra grande interpretazione in Master & Commander.