Questa generazione è la cavia dei social. Andrebbero studiate le ripercussioni psicologiche, psichiatriche e sociali degli stessi social network, ma oggi ci sono pochissimi studi, per questo siamo cavie”. Si presenta così Fedez al Circolo dei lettori di Torino, davanti a 370 studenti, per l’incontro organizzato dall’associazione Acmos sul tema “La salute mentale è un diritto dei giovani”. “Siamo un po’ la cavia di questa cosa. Ho conosciuto giovani che hanno trovato un lavoro fisso all’interno di un mondo virtuale per avere una vita migliore nel videogioco anziché nella vita reale”, ha aggiunto il rapper.

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Scarpe da ginnastica, cappotto, maglione e cappellino neri. All’anulare sinistro la fede. Dopo la sfilata di Donatella Versace alla Milano Fashion Week, quella di Torino è la seconda uscita pubblica di Fedez da quando sono iniziati i rumors sulla sua presunta separazione dalla moglie Chiara Ferragni. Ma di questo il rapper non parla, rifiutandosi con un sorriso di rispondere ai giornalisti.

Fedez, la malattia e la paura di morire

Risponde invece sul tema dell’incontro, alle domande dalla platea dei giovani del liceo Passoni, di Piazza dei Mestieri e di Immaginazione Lavoro. “La salute mentale e fisica devono andare di pari passo – aggiunge -. Ma quella mentale in questo Paese non viene minimamente presa in considerazione dai media e dalla politica, perché non porta voti e non porta soldi“.

Fedez

Il cantante si apre con i ragazzi, parlando della sua malattia e della paura di morire. Della sua depressione, da lui definita “farmaco resistente”. “Ho affrontato un tumore al pancreas molto raro e ho dovuto fare i conti con la morte – spiega Fedez -. In quel periodo ho avuto l’esperienza peggiore con gli psicofarmaci. Ne prendevo addirittura sette e il medico che me li dava non comprendeva che stavo male”. “Ogni volta che ne prendevo uno mi dava reazione avversa e il dottore per curarne la reazione mi prescriveva un altro psicofarmaco – continua -. Ho smesso di prendere tutti i farmaci di botto, senza scalare. Fu terribile: è come ti stessi disintossicando dall’eroina. Ho fatto dieci giorni a letto senza potermi alzare. Non distinguevo la realtà dai sogni. Un’esperienza orribile”. A questo proposito il rapper ha invitato i ragazzi a curare la depressione, senza abbandonare la terapia, come invece aveva fatto lui.

L’alternativa per la Gen Z

Per quanto riguarda le alternative per la generazione Z, Fedez ha parlato dell’importanza dei centri sociali, citando lo storico Alessandro Barbero che, parlando dell’Askatasuna di Torino aveva definito questi spazi “una ricchezza”. “Io arrivo dai centri sociali – ha detto il rapper – e sono d’accordo con Barbero. Sebbene ci fossero contesti violenti, nei centri sociali venivi a contatto con le persone. Il futuro dei ragazzi ora sarà di stare di fronte a un telefono ed è un peccato secondo me. Il problema non è dei ragazzi, è di chi non offre loro alternative”.

Scontro Fedez-Sal: le quote di Muschio Selvaggio

Fedez parla nello stesso giorno in cui il tribunale di Milano ha stabilito il sequestro giudiziario delle sue quote, nella vicenda del podcast Muschio Selvaggio, che vede opposti Fedez e il suo ex socio, lo youtuber Luis Sal.

Fedez affida a una nota il commento sulla sentenza: “Il tribunale di Milano – si spiega – non ha decretato che le quote appartenenti a Doom debbano essere vendute alla società di Sal. L’ordinanza emessa è di natura cautelare e prevede la nomina di un custode per le quote della società Muschio Selvaggio Srl di proprietà di Doom”. “Il giudice – si sottolinea – ha stabilito, sulla base di una valutazione ancora sommaria, propria della fase cautelare, che il custode gestirà le quote di Doom nell’interesse della società Muschio Selvaggio Srl, e non nell’interesse della società di Luis Sal, come richiesto dallo stesso nel suo ricorso”.