Diodato vince non solo il primo premio ma anche i premi della critica della sala stampa Mia Martini e della Lucio Dalla. Il Premio Bardotti per il miglior testo se lo porta a casa invece Rancore per Eden. Il Premio Bigazzi per la migliore orchestrazione va a Ho amato tutto di Tosca. A Viceversa di Gabbani il Premio Tim.
L’ultima serata è filata sicuramente più liscia, anche se lunghissima. Il super-ospite della finalissima, terminata alle 2.30, è stato Biagio Antonacci che è tornato all’Ariston con un medley dei suoi successi. Tiziano Ferro non si è smentito e dopo il bacio con Fiorello, ci ha regalato un monologo emozionante, per suggellare un Sanremo all’insegna della diversity: «Ci ho messo 40 anni ed ho scoperto che il brutto tempo non esiste, la felicità non è un privilegio è un diritto. Sono da sempre dalla parte dei deboli, Dio non commette errori». Sorrisi per lo sketch di Piero Pelù in cui “ruba” la borsetta a una signora del pubblico e quello di Amadeus che “ricambia” il travestimento alla Maria De Filippi di Fiorello della prima serata.
Insomma, partito tra mille polemiche, in realtà questo Festival di Sanremo ha continuato a raccogliere entusiasmo e macinare numeri da record. L’indice di gradimento da parte del pubblico lo garantiscono i social, ma i numeri parlano chiaro: la finale della kermesse diretta e condotta da Amadeus è stata seguita da 11.477.000 telespettatori con share del 60,6%. Cifre clamorose che confermano la tendenza record di questa edizione. Pensate che questo risultato è il migliore dal 1997, l’edizione condotta da Mike Bongiorno e Piero Chiambretti e vinta dai Jalisse. Amadeus è riuscito quindi a non far rimpiangere nemmeno Claudio Baglioni.
E ora ecco tutti gli altri momenti più toccanti di questa edizione 2020.
Il monologo di Rula Jebreal.
È stato il momento più forte della prima serata all’Ariston. La giornalista e scrittrice ha commosso tutti parlando della sua storia personale di violenza e soprusi. Le sue parole recitate con le lacrime agli occhi – perché lei ha vissuto davvero la “violenza” sulla sua pelle, anzi, su quella di sua mamma che non ce l’ha fatta ed è morta suicida dopo anni di sottomissione – hanno portato in scena una vicenda coraggiosa di femminismo: «Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e carrieriste, madonne e puttane, lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi, quando qualcuno ci dice cosa dobbiamo farne. Siate nostri complici» ha chiesto la Jebreal agli uomini non solo in sala ma anche a casa davanti alla televisione.
Standing ovation per il duo Ranieri-Ferro
Coro e applausi per la coppia Massimo Ranieri e Tiziano Ferro sulle note di Perdere l’amore, tra i più grandi successi della storia del festival, con cui il cantante napoletano ha vinto sul palco dell’Ariston nel 1988. «Stasera te permett’ e me chiama’ papà», dice il “vecchio leone” a Tiziano, che lo invita al concerto che terrà allo stadio San Paolo di Napoli il 24 giugno. Insomma, “svecchiare” Sanremo ci sta, ma lo zoccolo duro, quello di un pubblico più maturo, quello tradizionale di RaiUno, non può mancare . Perché è quello che continua, comunque, e sempre ad emozionare con i suoi brani storici.
Le Vibrazioni e le lingue del cuore
Intensità assoluta per l’esibizione de Le Vibrazioni, per il terzo anno al Festival di Sanremo, in gara con “Dov’è”. Un brano firmato da Francesco Sarcina, Roberto Casalino e Davide Simonetta, che racconta la capacità di rialzarsi dopo una brutta caduta. E proprio per lanciare il messaggio di quanto la musica sia in grado di parlare un linguaggio universale, il gruppo ha deciso di portare sul palco a “cantare” insieme a loro Mauro Iandolo, figlio udente di genitori sordi segnanti, presidente dell’associazione Officina Lis, interprete Lis, socio dell’associazione di categoria Animu ed esperto nel tradurre la musica in Lingua dei Segni Italiana. Mauro fin da piccolo ha capito di avere un dono quando cercava di tradurre le canzoni per i suoi genitori.
Gessica Notaro e la lotta contro la violenza sulle donne
“La faccia e il cuore” è il titolo della canzone portata da Gessica Notaro e Antonio Maggio a Sanremo: un brano che non partecipa alla gara canora ma che è stato fortemente voluto da Amadeus perché facesse da manifesto alla lotta contro la violenza sulle donne, uno dei temi portanti della 70esima edizione. Peccato per le polemiche. La Notaro, sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato – condannato a 15 anni di carcere in appello lo scorso anno – aveva detto: «Io e Junior Cally portiamo entrambi una maschera, lui per fare show e idolatrare la violenza, io per rimediare ai danni della violenza subita». «Sono dalla sua parte», ha risposto Junior Cally in conferenza stampa, «Sono totalmente contrario ad ogni forma di violenza, di ogni tipo».
Paolo Palumbo non si arrende alla Sla
Un altro momento indimenticaabile e toccante della seconda serata del Festival è stata l’esibizione (fuori gara) del 22enne Paolo Palumbo, malato di Sla da 4 anni, che ha comunicato e cantato attraverso il suo comunicatore vocale. Già questo era da pelle d’oca, ma ancora più intenso è stato il testo della sua canzone e le parole pronunciate a fine esibizione: un pugno nello stomaco. «Se vi dicono che i sogni non si realizzano sappiate che i limiti sono solo dentro di sé. È nella mente che ristagnano le disabilità più gravi. La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco. Voi avete speso bene il vostro tempo? Avete detto a tutti “ti voglio bene”? Avete cercato un lavoro che vi faccia svegliare al mattino col sorriso? Avete fatto tutto quello che potete per essere felici? Date al mondo il lato migliore di voi». Una forza di spirito entusiasmante e contagiosa.
Il ricordo di Fabrizio Frizzi
La seconda serata è stata dedicata idealmente a Fabrizio Frizzi, l’amato conduttore che avrebbe compiuto 62 anni proprio il 5 febbraio e al quale l’Ariston ha reso omaggio con una lunghissima standing ovation, segno che l’affetto per Fabrizio non è mai mancato. «Sono convinto che se Fabrizio ci fosse stato ancora, questo 70° Festival lo avrebbe presentato lui», dice commosso Amadeus, presentando la moglie del conduttore scomparso, la giornalista Carlotta Mantovan. «L’ho voluta qui per farle sapere che Fabrizio è sempre nei nostri cuori». Lei dolcemente dice mentre scorrono le immagini del marito: «Ringrazio tutti tantissimo, in questo periodo ho sentito un fortissimo affetto».
Sette voci per le donne
Nel giovedì sanremese, a sorpresa (perché non erano in scaletta), hanno fatto irruzione sul palco più famoso d’Italia sette grandi cantanti, precedute dall’immagine di sette microfoni insanguinati, per dire basta alla violenza sulle donne. C’erano Fiorella Mannoia, Elisa, Giorgia, Emma, Gianna Nannini, Alessandra Amoroso e Laura Pausini, che hanno lanciatoo la bellissima iniziativa “Una nessuna e centomila“: il concerto benefico del 19 settembre all’Arena Campovolo di Reggio Emilia per raccogliere fondi che andranno a centri femminili in difficoltà. Sette artiste e sette voci per dare voce a chi invece non ne ha.
Benigni e Il cantico dei cantici
Quando arriva Roberto Benigni con la banda tutti si aspettano una raffica di battute e qualche risata ma il premio Oscar mette al centro “Il cantico dei cantici”. Alza il livello ma divide, non certo una novità (e per qualcuno 300 mila euro per un riciclo sono troppi). Ma il monologo è davvero intenso anche se lungo e il suo ritorno a Sanremo è sempre e comunque positivo. Benigni voleva riuscire a cantare e ce l’ha fatta. Anche se a modo suo. «Ho cercato la canzone più bella, l’ho trovata. È una specie di cover, la più bella del mondo. È il Cantico dei Cantici che sta nella Bibbia. Non vi spaventate, è la canzone più bella nella storia dell’umanità, di 2400 anni fa. E la verità è che è un poema dedicato alla femminilità».
Fiore e Ama: squadra che vince non si cambia
Il conduttore, che ha chiamato sul palco dell’Ariston i suoi più cari amici a sostenerlo, è stato finora capace di trasmettere un messaggio di positività e amicizia: quello che la gente vuole. Tornato Fiorello (quando c’è, si sente, e la complicità tra il mattatore e Amadeus si percepisce anche da casa ed è considerata una carta vincente) parte una gag davvero esilarante: l’artista si presenta con una maschera da coniglio ma sotto c’è (di nuovo) Maria de Filippi: dopotutto squadra che vince non si cambia. E poi scherza: «Sotto lo smoking ho la tutina di Achille Lauro». «Sembro Caniggia, oppure uno di Gomorra 3. È un festival straordinario. C’è Don Matteo, Il Cantico dei Cantici con Benigni pazzesco ieri sera, poi c’era Cristiano. Insomma c’è del vaticanismo qui». Ma il momento più emzionante è quando Fiorello canta Montagne verdi sulla musica di generale di De Gregori: due pezzi di storia in uno!
La Nannini scatena cori da stadio
Tifo da stadio poi per la grande rocker Gianna Nannini all’Ariston: il pubblico, in piedi, ha acclamato la star che si è esibita in un medley dei suoi successi più famosi, da Ragazzo dell’Europa a Meravigliosa creatura fino a Sei nell’anima.
Leo Gassmann vincitore Nuove Proposte
La quarta puntata è terminata poco dopo l’una con l’annuncio di Leo Gassmann come vincitore della categoria Nuove Proposte. Con il 52,5% dei voti ha battuto Tecla. «Dentro c’è tutto quello che avrei voluto sentirmi dire in quei momenti. Dobbiamo imparare che la vera sconfitta non è cadere, chiedere scusa e ripartire, ma l’ossessione della vittoria», racconta il figlio dell’attore Alessandro Gassman. Il brano è piaciuto moltissimo peroprio perché parla della necessità di accettarsi per ciò che si è e del fatto che sbagliare è umano e che non bisogna mai arrendersi.
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