Classe ’85, Antonio Aiello è di Cosenza, orgogliosissimo della sua meridionalità e della sua Calabria. Per questo il suo prossimo album si chiama Meridionale, in uscita il 12 marzo per Sony Music. Qualche anno fa aveva pensato di smettere di cantare, poi è arrivato Arsenico, il disco di platino, il suo primo album Ex Voto, che aveva scritto sul pavimento e che ha cambiato tutto. Al Festival per la prima volta, non senza paura, canta ORA, del dolore di una storia passata, dell’importanza del momento presente. Nella serata delle cover presenterà Gianna, di Rino Gaetano, con Vegas Jones. La sua consapevolezza: c’è bisogno di ripartire.
Prima a volta a Sanremo, pronto?
Dicono che sia un palco che fa tremare le gambe a chiunque e spezza il fiato… provo a non pensarci. Sono sempre stato un fan del Festival come spettatore, ma non ho mai pensato che fosse una tappa obbligatoria nella carriera di un’artista e lo penso ancora. Lo vivo come un’occasione per far sentire la musica live.
Che emozione ti accompagna?
Onestamente tanta paura, ma al tempo stesso non vedo l’ora di salire su quel palco.
Cosa sogni?
Sogno di poter far musica fino all’ultimo giorno della mia vita e che ci sia sempre qualcuno ad ascoltarmi.
Quando è nata ORA?
Quando l’ho scritta non pensavo a Sanremo. Ero nel primo lockdown, chiuso nella mia casa di Roma. Ho realizzato che avevo delle colpe nella fine di una storia e che lo stronzo ero stato io. E dirselo non è mai facile, ma me lo sono urlato. Non si può tornare indietro, ma era giusto dire a me stesso che cosa era accaduto e perché.
“Sesso e ibuprofene”, nella tua canzone. L’amore fa male?
L’Amore fa bene, siamo noi spesso a farci del male o lo facciamo agli altri per diverse ragioni… quasi sempre sbagliando.
Tu soffri o hai sofferto tanto? Serve per scrivere?
Ho sofferto e ho fatto soffrire. Non sono un angelo. Ahimè si, le sofferenze d’amore spesso sono state la ragione di notti insonni passate al piano.
“13 ore in un letto”. Commenta pure.
Daaaiiiii..
“Mi sono perso nel silenzio delle mie paure”. Di che cosa hai paura?
Di farmi male ma anche di fare del male agli altri.
Ora. Quanto conta il momento presente?
Direi tutto. In realtà dovrebbe essere sempre così, dovremmo essere sempre focalizzati sull’ORA e adesso, senza rimandare a domani una parola, un gesto, quella scelta.
Amadeus ha detto che è il festival della consapevolezza. Tu di cosa sei consapevole?
Che è il momento di resistere e di ripartire quanto prima. L’intero settore musica e spettacolo è fermo e in ginocchio da un anno. Troppo tempo.
Da cosa dipende la scelta della cover?
Ho scelto Gianna, di Rino Gaetano, perché per me è stato sempre fonte di ispirazione insieme a Dalla e Battisti e poi perché mi piaceva l’idea di portare sul palco il “dark side” di un pezzo così apparentemente leggero, scanzonato.
Presentati a quella parte di pubblico che si chiederà “Aiello chi è?”.
AIELLO è un ragazzo che non si è arreso mai, un orgoglioso meridionale, uno “scomposto” dai tempi di scuola, uno che ama la carbonara e il tiramisù, che non ha segreti con il mare, che deve molto a Londra e al cielo di Roma. Un ragazzo pieno di amici, che ha vissuto tante vite e che da sempre crede che la “diversità” in tutte le sue forme, sia un valore aggiunto, mai un difetto.
Dei Sanremi passati puoi mandare sullo spazio solo una canzone. Quale mandi?
Forse Vita Spericolata di Vasco Rossi
Capelli e barba, li curi in qualche modo?
In nessun modo, forse dovrei?!! Preferisco il naturale, un po’ wild style.
Esercizio o cura per la voce preferito?
Mi alleno con Marta, la mia vocal coach e ammetto che lei mi “costringe” spesso a fare esercizi anche un po’ imbarazzanti. Per fortuna non è un’intervista video.
In questo strano anno ti sei appassionato a qualcosa di nuovo?
Al momento provo ad allenarmi per non perdere il tono… Quando tutto tornerà alla normalità vorrei approfondire la boxe.
Una cosa che ti fa schifo.
Il razzismo, in tutte le sue declinazioni vergognose.
Una cosa che ti fa scoppiare a ridere.
Rido sempre, anzi sorrido sempre. Mi basta una pizza comunque e il viso mi si illumina.
Una verità su di te.
Mangio troppo (e troppi dolci)
Vorresti vincere?
A tutti piacerebbe vincere. Quest’anno ci sono i nomi migliori della scena contemporanea.
Se io arrivo ultimo ma i concerti sono pieni, sono contento.
Il 12 marzo uscirà il tuo nuovo disco Meridionale. Come sarà?
È un progetto a cui tengo molto e ha una gestazione lunga alle spalle. Il secondo disco è sempre un punto interrogativo, il timore di dover confermare di non essere stato solo un abbaglio. Ci ho messo onestà e trasparanza, chiedendo a me stesso un’evoluzione.
Meridionale perché?
Perché sono un orgoglioso calabrese, anche se vivo a Roma da 14 nni. MI andava di dedicarlo allamia terra, che mi ha dato la voce. Una terra spigolosa e aspra ma allo stesso tempo bellissima e generosa. Non vedo un dualismo obsoleto tra Nord e Sud, ma molto spesso si parla ancora in maniera negativa della Calabria.
Che suoni avrà?
La musica è contaminazione, dal pop, al clubbing, alle sonorità più urban, al flamenco. Sono andato alla ricerca delle mie origini, tenendo alla modernità. La musica per me è quella dei grandi abbracci e dell’intimità, ma anche di sudore e schiaffi.