Giovanni Luca Piacariello, con un nome d’arte ispirato al samurai di Lupin III, ritorna a Sanremo per la seconda volta con Momento perfetto, un brano che invita a volersi più bene. Lui ora se ne vuole, ricordarsi di se stesso è la sua priorità. Era uscito un suo disco ad aprile 2020, ne esce un altro dopo questo Sanremo, perché senza cene, amici, tour, rimane la musica. Si chiama E vissero feriti e contenti, sarà disponibile dal 19 marzo, anche in versione vinile colorato e esprime tutta la voglia dell’artista di Avellino di mettersi in gioco e aprirsi alla vita. Nella serata delle cover canterà un medley (Le ragazze, Donne, Acqua e sapone e La canzone del sole) con i Neri per caso. La sua consapevolezza: ritrovare la gioia nelle proprie passioni.
Cosa significa questo Sanremo per te?
Mette luce su un’altra parte di me, rispetto al precedente. È una parte autoironica, che ha gioia, che ha voglia di farsi vedere. Non ho scritto questo brano per il Festival, ma sono stato felice che lo abbiano scelto. Ho fatto uscire un disco in piena pandemia, ho avuto poi voglia di rimettermi a fare musica. Avere ora un’occasione così importante per presentarla mi genera gratitudine.
È il Festival della consapevolezza, tu di cosa sei diventato consapevole?
Veniamo da un anno in cui era difficile non fare i conti con se stessi, non fermarsi a pensare alle cose che non funzionavano più. Ho cambiato alcuni meccanismi che non mi piacevano. Ho ritrovato la gioia di fare, mi piace essere felice di quello che faccio.
Sei cambiato tanto anche esteticamente.
Gli altri vedono il messaggio che mandiamo verso l’esterno, giudicano anche come ti poni. In Momento perfetto si parla di volersi più bene. Ricordarmi di me stesso era una cosa che quest’anno andava fatta. Ci ho lavorato tanto, mi piaccio di più. Vediamo se lo coglieranno anche all’esterno.
Canti “Avevo aspettative su chissà che risultati”.
Gli artisti sembrano supereroi che si danno un tono nelle canzoni, invece alcune cose non sono andate, le aspettative non fanno bene in generale, mai. È un pezzo autobiografico, ma penso anche alle persone che ascoltano. Tutti conoscono la sensazione di illusioni non mantenute. È la storia di tutti.
Parli dell’idea di cambiare vita. Che cosa avesti potuto fare, senza musica?
Avrei venduto scarpe da ginnastica. Sono molto competente.
Tu le collezioni. A che numero di paia di scarpe sei arrivato?
800 circa. Con il tempo ho imparato a essere meno compulsivo. Il pezzo più importante della mia collezione sono le scarpe che mi ha autografato Kobe Bryant. Non tanto per il loro valore effettivo, ma perché mi ricordano quel quarto d’ora bellissimo trascorso insieme.
Nel testo tocchi anche il tema delle persone che ti deludono. Sei rimasto scottato tanto?
Ho un sacco di difetti ma mi riconosco che sono puro nell’approccio con le persone. Per cui rimango sorpreso quando una persona si rivela cattiva. Provo delusione quando scopro quel lato nascosto, quelle azioni che io non potrei mai fare. Con il tempo impari a fare una selezione, ad avere attorno le persone che ti vogliono bene davvero e non quelle che ti dicono sempre sì.
In questi mesi ti sei appassionato a qualcosa?
Amo la corsa. E dico sempre che va valutata dopo che la si fa. Prima non si ha mai voglia, ma quando finisco ringrazio di averlo fatto. Corro anche in solitaria, è la mia maniera per pulire la testa dai pensieri, senza stare con il telefono in mano. Mi fa staccare. Ascolto, podcast, musica.
Quanto corri?
Adesso una decina di chilometri. Sono partito da tre.
La musica della serata delle cover sarà un medley. Come mai questa scelta?
Il repertorio è talmente vasto… Ho scelto canzoni che potessero dire qualcosa della musica italiana che non fosse solo la mia versione cantautoriale.
Il 19 marzo uscirà il tuo nuovo disco che hai chiamato E vissero feriti e contenti.
Volevo che già il titolo facesse pensare. Contiene un concetto chiaro. Parla della fine e io sono contento.
Il tuo posto preferito per scrivere?
Il divano, in qualsiasi posto sia collocato, perché non è la sedia e non è il letto. Comodo, ma non ma non troppo.
Se potessi partire ora dove andresti?
A New York. La sogno sempre, ci vado spesso e ora mi manca.
Hai un portafortuna?
Da bravo scaramantico non lo posso dire.
Come ti stai preparando?
Faccio il bravo atleta, mangio alle 7 pranzo alle 12.30. Quando mi devo esibire so che funziono bene così.
Non puoi separarti da?
Le mie cuffiette per la musica.