La 71esima edizione del Festival di Sanremo vede trionfare i Måneskin con la loro “Zitti e buoni”, seguiti da Francesca Michielin e Fedez con “Chiamami per nome” ed Ermal Meta, il grande favorito, con la sua “Un milione di cose da dirti”, che arriva terzo.

Willie Peyote, con “Mai dire mai (La locura)”, si aggiudica il Premio della critica Mia Martini, attribuito dalla Sala stampa; Colapesce Dimartino vincono il premio Lucio Dalla, a Madame il premio Sergio Bardotti per il Miglior Testo e a Ermal Meta quello per la Miglior composizione musicale. Ecco il nostro resoconto della serata!

Una gara lunghissima

Partenza a razzo con la banda della Marina Militare che canta l’Inno nazionale e poi subito gara. Il Festival è troppo lungo e ora che siamo alla finale lo hanno capito tutti. ma ormai bisogna arrivare in fondo. Fiorello in 5 giorni di festival è l’unico a ringiovanire. Mentre noi che l’abbiamo visto dall’inizio alla fine abbiamo occhiaie e pelle ingrigita da carenza di sonno, lui si è tagliato i baffi in diretta e per la finale ha cambiato il look da gangster anni Trenta che non gli donava per niente. I siparietti con gli ospiti li abbiamo sofferti un po’, ma è stata un’edizione difficile.

I cantanti si esibiscono uno dopo l’altro e bisogna dire che ormai le canzoni ci sono sempre più familiari: ad aprire le danze questa sera c’è Ghemon, seguito a ruota da una delle giovani che preferiamo, e cioè Gaia in un abitino di frange firmato Ferragamo. È quindi la volta di Irama, con il suo video registrato (il cantante è ancora in quarantena dopo che un suo collaboratore è risultato positivo all’inizio del Festival) e Gio Evan, che per la finale si mette finalmente i pantaloni lunghi. È quindi il momento del grande favorito, Ermal Meta, che ci regala un’altra perfetta versione della sua “Un milione di cose da dirti”. Dopo di lui c’è Fulminacci, a cui ormai vogliamo bene, Francesco Renga, che quest’anno proprio non ci convince, e gli Extraliscio e Davide Toffolo, momento mazurca a cui si siamo affezionate.

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– Damiano dei Maneskin

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– Ghemon

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– Gaia in Ferragamo

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– Gio Evan

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– Ermal Meta

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– Fulminacci

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– Francesco Renga

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– Amadeus e Zlatan Ibrahimović

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– Extraliscio e Davide Toffolo

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– Malika Ayane

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– Dimartino e Colapesce

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– Francesca Michielin (in Miu Miu) e Fedez (in Versace)

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– Francesco Gabbani e Ornella Vanoni

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– Willie Peyote

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– Orietta Berti in GCDS

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– Arisa

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– Achille Lauro in Gucci

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– Madame in Dior by Maria Grazia Chiuri

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– La rappresentante di lista in Valentino

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– Annalisa in Blumarine

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– Coma_Cose

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– Lo Stato Sociale

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– Noemi

E giusto per non perdere il ritmo, arrivano Colapesce Dimartino con la loro “Musica leggerissima”, probabilmente l’unico vero tormentone di questa edizione del Festival. Su Instagram i due cantanti hanno deliziato i loro follower con una speciale “campagna” in cui hanno chiesto, tramite Stories, a Chiara Ferragni, Kim Kardashian e Kanye West tra gli altri di votare per loro. Come La rappresentante di lista, sono gli indie che hanno fatto bene a presentarsi a Sanremo. Non si possono certo definire dei giovani e sono prontissimi per il grande pubblico: potrebbero essere gli outsider che arrivano al podio o ai premi della critica.

Fiori per la parità di genere

E alla fine il mazzo di fiori arriva sia alla Michielin che a Fedez. Più che i discorsi edificanti dei super ospiti quest’anno hanno potuto i fiori. Il protocollo prevedeva che l’omaggio venisse consegnato solo alle signore ma a un certo punto Veronica Lucchesi, una metà de La rappresentante di lista, lo ha passato al suo partner e da lì è stata gara tra le donne a scansare il mazzolino a favore dei maschi. Damiano dei Maneskin lo ha addirittura strappato alla bassista del gruppo Victoria : “Questo lo prendo io!”. E via così fino a quando la regola è cambiata: fiori per tutti, parità di genere floreale.

Ornella Vanoni ci regala il momento emozionane del Festival, mentre su Twitter tutti fanno il tifo per lei e per come mette al loro posto prima Fiorello e poi Francesco Gabbani (“Duetto con te solo se suoni e basta”, gli ha detto), mentre gli account che commentano l’Eurovision, e che seguono Sanremo religiosamente, la scoprono per la prima volta: benvenuti nel fanclub della Vanoni. Ma la gara continua, e quando arrivano i Maneskin con le loro tutine glam rock, che sono l’introduzione ideale per l’ultimo “quadro” di Achille Lauro, ormai cristallizzato in questa forma sanremese: ci piace molto, ma vorremmo vedere anche qualcos’altro a tre anni dal suo debutto all’Ariston.

Le spose dell’Ariston

È il momento di Madame, con velo nuziale sopra un bellissimo completo pantalone trapuntato di perle (Dior by Maria Grazia Chiuri), e poi di La rappresentante di lista: anche Veronica è in bianco. Indossa un sontuoso abito nuvola di Valentino che conclude la splendida sfilata dei suoi outfit sanremesi. Le canzoni di Madame e di La rappresentante di lista al terzo ascolto ormai ci hanno conquistato. Ma già dalla prima serata si capiva che sarebbero state due rivelazioni di questa edizione: sconosciute al grande pubblico, si sono fatte notare subito per stile e personalità. A prescindere dalla posizione in classifica finale, per loro Sanremo 2021 è stato un successo.

L’una di notte è abbondantemente passata ed è ora che si esibiscano gli ultimi cantanti in gara, così Achille Lauro “in borghese”, come lo definisce Amadeus, introduce lo Stato Sociale, che tra Peter Pan e Super Mario, quest’anno sono sembrati un po’ meno brillanti di come li ricordavamo. Il loro brano “Combat Pop” piacerà a chi già li ama, ma chissà se i loro siparietti saranno serviti a far conoscere al pubblico i componenti della band che non sono Lodo Guenzi.

I Coma_Cose lanciano la posa occhi negli occhi

Ultime esibizione anche per Coma_Cose come sempre, occhi negli occhi. Lo fanno dalla prima serata, è la loro coreografia di coppia, ma cantare uno di fronte all’altro guardandosi intensamente alla fine è diventata l’inquadratura top dell’edizione per tanti. Il momento più hot è stato quello tra Damiano dei Måneskin a Manuel Agnelli nella serata delle cover, ma vanno ricordati anche gli sguardi di intesa di Colapesce e Dimartino, quelli di incoraggiamento tra Michielin e il terrorizzato Fedez, quelli materni di Arisa a Michele Bravi. Menzione speciale agli occhi negli occhi di Gaia con Lous and the Yakuza. Una delle cose che ci è piaciuta di più di questo strano Festival.