Tik Tok è ciò che ha reso i suoi brani virali, ma non chiamatelo tik toker. Random, 19 anni, nome stranoto tra i ragazzi grazie ai 210 milioni di streaming e alla partecipazione ad Amici Speciali lo scorso anno, all’anagrafe è Emanuele Caso, dove il cognome spiega il suo nome d’arte. È di Riccione e canta al suo esordio Torno a te, ballata classica scritta di getto sul pianoforte nuovo. Parla del suo primo amore ma non lo dedica a chi lo ha fatto soffrire. Nella serata delle cover canterà Ragazzo fortunato di Jovanotti, con i The Kolors. La sua consapevolezza: Dalla visibilità nasce molta responsabilità.
Come è nata la canzone?
Anche se sembra, questo brano non è nato per Sanremo. Quando l’ho scritto poter partecipare al Festival non era neanche immaginabile. Si è rotta la pianola di mio nonno su cui avevo scritto Chiasso e Rossetto, le due canzoni da cui è partito tutto e che sono andate molto bene. Si è rotta di colpo, sono subito uscito a comprare un piano nuovo e l’ho voluto provare. È nata Torno a te.
È diverso da quello che hai fatto finora. Che obiettivo hai?
È un pezzo molto semplice che allo stesso tempo può comunicare tanto. Per me rappresenta molto. È il ricordo del mio primo amore, che non è paragonabile a nessun altro. L’ho vissuto dai 12 ai 17 anni, una persona che conosco da tutta la vita. Non è finita bene, mi ha fatto male e di certo non lo dedico a lei ma cerco di raccontare il ricordo di quella storia, perché ispiri a vivere la vita proprio come fosse il primo amore.
Cosa ti è mancato di più in questo periodo?
I rapporti umani, i gesti semplici, il cinque all’amico. Quando tutto questo finirà tornerò a vivere la vita come il primo amore e ogni singolo momento sarà come se fosse la prima volta.
Cos’è Sanremo per te?
Per me rappresenta uno dei palchi più importanti di Italia. È un onore essere qui a prescindere. È un’istituzione, un rito, dove i cantanti e gli artisti migliori gareggiano. La vedo come una grandissima possibilità di poter dare il mio messaggio di speranza e rivalsa per le persone che hanno un sogno ma che molte volte lo lasciano andare perché non pensano di essere capaci, perché non trovano uno scopo nella loro vita. Voglio che queste persone ci credano. E lo facciano.
Tu ti eri dato un mese, per farcela nella musica.
Sì, volevo fare musica, ma non stava succedendo niente. Lavoravo in un cantiere, era un lavoro davvero faticoso e non riuscivo a concentrarmi sul mio sogno. Mi sono fermato un mese, ho detto a mio padre che se non ce l’avessi fatta, avrei smesso per sempre. Non mi aspettavo di certo gli 80 milioni di streaming di Chiasso, mi sarei accontentato di un piccolo passo avanti. Ma è andata bene.
Se dovessi presentarti a quella parte di pubblico che guarderà Sanremo senza sapere chi sei?
Io sono un ragazzo normale, un figlio, un nipote, che semplicemente non trovava il suo posto nella vita. Uno di quei ragazzi che ti sembrano scappati di casa e che però decidono di farsi valere e di mostrare di poter fare qualcosa. Non ho cambiato stile di vita da quando ho raggiunto il successo, cerco di rimanere con i piedi per terra, soprattutto con i miei amici. Di non farli sentire a disagio anche se il mio tenore di vita è migliorato. Se dobbiamo andare a pranzo, scegliamo il fast food, anche se ora io potrei andare al ristorante e spendere. Provengo da una famiglia cristiana, i miei genitori sono pastori evangelici. Suono e canto in chiesa.
Il tuo successo arriva da Tik Tok.
Lo considero un mezzo come tanti per promuovere la propria musica. È solo un social. Non mi metto a fare video, non mi piacciono le persone che mettono a rischio la vita delle altre con trend stupidi. Io quando ho messo il primo pezzo lì mi sono semplicemente fidato dei miei collaboratori. Non ero il tipo da Tik Tok. Ora lo uso per lavoro. Ma non chiamatemi tiktoker, sono un musicista.
Di cosa ti senti consapevole oggi?
Del fatto che avere tante persone intorno è una grande responsabilità. Questo Sanremo è quello della rinascita, tutti hanno la prospettiva di poter tornare a suonare. Il mondo della musica deve rinascere. Questo step è l’ennesimo che mi dà tanta responsabilità e consapevolezza, che mi dimostra ci sto riuscendo.
Nella serata delle cover canterai il brano di Jovanotti. Come mai?
“Sono davvero tanti i motivi per i quali Ragazzo Fortunato è stata la canzone che ho scelto di portare sul palco dell’Ariston per la serata del giovedì insieme a The Kolors. Jovanotti è uno dei miei artisti italiani preferiti in assoluto e Ragazzo Fortunato è un pezzo che in qualche modo dice tanto di me: io vivo ogni giorno come se mi avessero regalato un sogno, al quale lavoro con determinazione perché si realizzi. Credere nei propri sogni è il messaggio che voglio portare a chi mi ascolta. Inoltre, è una canzone che ha un ritmo completamente diverso dal brano che porterò in gara e questo mi consentirà di mostrare un’altra parte di me al pubblico di Sanremo. Sono molto felice di condividere questa esperienza con The Kolors, che ammiro da sempre, e con Stash, al quale sono legato da un affetto fraterno.”
Il tuo oggetto portafortuna?
Non ne ho. Sono tanto credente, faccio una preghiera.
Hai tatuata un’aquila. Ha un significato?
È per un sogno che fece mia mamma poco prima dell’esplosione di Chiasso. Sognò che ero un’aquila e mi rompevo il becco e le zampe, prima di prendere il volo. Quel sogno fu la prova del fatto che dopo quel periodo difficile, avrei iniziato a volare. Tutti i tatuaggi che ho sono poi inerenti alla mia fede e al mio credo.
La tua fede è così forte?
Credere è il mio stile di vita. Per me è importantissima. Da più piccolo la prendevo sotto gamba, crescendo ho avuto esperienze di visioni, ho visto gente che non camminava rialzarsi, ho visto cose impossibili. Credevo già, ma poi ho anche visto.
La tua canzone del Sanremo del passato?
A me piace tanto L’essenziale di Marco Mengoni. Oppure Non mi avete fatto niente. E Soldi. Del passato Perdere l’amore.
Non ci saranno cene e feste. Ti mancheranno?
Mi sarebbero mancate forse un paio di anni fa. Ora invece andrò a letto presto e penserò.