Non ho seguito ai tempi il processo di OJ Simpson (quello vero, intendo), ma sono ora rapita dalla fiction in onda su FoxCrime che lo racconta come se il 1994 fosse oggi. Quando il campione di football americano, esempio del nero che ce l’ha fatta, fu accusato dell’omicidio della ex moglie Nicole Brown e del cameriere Ronald Lyle Goldman.
È stato il processo del secolo, durò 253 giorni, finì con l’assoluzione del campione, anche se le prove sembravano schiaccianti.
La difesa lavorò sull’attenzione mediatica, toccando i tasti di una società fragile: 3 anni prima Rodney King, un tassista afroamericano era stato pestato a morte dalla polizia di Los Angeles, e subito dopo in città si era scatenata una rivolta.
La serie TV, che si chiama Il caso O. J. Simpson: American crime story, lo descrive con una meticolosa precisione. Emergono il cinismo e le contraddizioni. Quello che era, e che forse è ancora, un’America divisa tra bianchi e neri. Tra chi manipola e chi subisce.
Ma oltre al razzismo, o quantomeno alla strumentalizzazione del razzismo che fu l’arma vincente degli avvocati di O.J., mi ha colpito la brutalità con cui i media e gli avvocati della difesa si sono accaniti contro Marcia Clark, procuratore capo.
Dunque, Marcia Clark (interpretata da un’ottima Sarah Paulson) all’epoca era una madre single con due bambini piccoli e due ex mariti. Fu pubblicamente umiliata, accusata di non seguire bene il processo perché aveva dei figli. Usarono le dichiarazioni dei suoi ex in TV per farle perdere credibilità, finì nuda su un giornale scandalistico (era una foto che il suo primo marito le scattò al mare), la criticarono per l’aspetto, definito nei talk show sciatto, e soprattutto per i suoi capelli ricci.
Insomma, la fecero a pezzi per sviare l’attenzione dal vero colpevole, per fare intendere che una donna non poteva occuparsi di un caso tanto importante. Tanto meno far parte dell’accusa.
Certo, la sua delegittimazione fu montata ad arte da avvocati scafatissimi e super pagati. Ma comunque su un terreno dove poteva attecchire 20 anni fa e che probabilmente esiste ancora: quello dove le donne contano meno, devono restare al proprio posto. E se alzano la testa vengono colpite nella loro sensibilità. Fosse pure per un taglio di capelli.