Un padre chiamato alla scelta più difficile, quella tra sua figlia e la sua compagna. È il nuovo personaggio che Stefano Accorsi interpreta nel film Una figlia, al cinema per la regia di Ivano De Matteo. Un ruolo drammatico – quello di un vedovo che si innamora di una donna che la figlia non accetta – che lo ha visto riflettere sulla sua paternità e sulle sfide della famiglia allargata che conosce bene. Stefano Accorsi, 54 anni, e la moglie Bianca Vitali, 34, sposati dal 2015, vivono infatti con i figli Lorenzo e Alberto, 8 e 4 anni, e i loro fratelli maggiori Orlando e Athena, 18 e 15 anni, che lui ha avuto dalla relazione con Laetitia Casta.
Una figlia, il nuovo film con Stefano Accorsi
Non dev’essere stato emotivamente facile, da genitore, raccontare la storia di una figlia accusata di aver assassinato la compagna di suo padre.
«La sola idea di proiettarmi in quella situazione mi ha suscitato emozioni importanti e potenti. Per fortuna il regista Ivano De Matteo ha dimestichezza nel portare sullo schermo un certo tipo di sentimenti (nel 2023 ha diretto il toccante Mia, storia di un’adolescente vittima di un’amore tossico, ndr). Ha saputo giocare sulle sfumature, le sorprese e i cambi di prospettiva».
Cosa le ha lasciato questo film?
«La consapevolezza che certi momenti della vita ci sembrano insormontabili ma poi passano. Perché quello che conta sono i rapporti umani e la cura che mettiamo nel coltivarli».
Stefano Accorsi: «Gli uomini non sono educati a mostrare le emozioni»
Il suo personaggio scoppia in crisi di pianto, a lei capita mai nella vita?
«Certo che piango! E non me ne vergogno, anche se viviamo in una società che non ci ha educato a mostrare le emozioni. Per fortuna faccio un mestiere che mi fa tenere aperte le porte dei sentimenti. Mi capita di piangere davanti a un bel film, magari in altre situazioni mi trattengo… Sarà che noi uomini siamo ancora un po’ succubi di questa cultura che ci vorrebbe sempre sempre forti, tutti d’un pezzo: una cosa che alla fine ci frega».
Le è capitato di chiedersi che cosa avrebbe fatto al posto del protagonista?
«Me lo sono chiesto e mi sono risposto che, come mostra ampiamente il film, oggi tutti sono pronti a giudicare, a sparare a zero sulle persone. Tutti pronti a dire la loro, a dichiarare che avrebbero fatto meglio… La verità è che si tratta di scelte esistenziali enormi, bisogna trovarsi in situazioni del genere per capire. Così ho cercato di sospendere il giudizio, pensando che certi drammi non succedono sempre e soltanto agli altri, possono capitare anche a noi».
Secondo lei, c’è una responsabilità dei padri nei comportamenti violenti dei figli?
«Ci sono mille variabili possibili, ma un figlio è comunque un individuo che compie le sue scelte. Può far tesoro degli insegnamenti ricevuti oppure no. Può anche ringraziare un genitore che ha sbagliato, perché così ha imparato che tipo di persona non vuole diventare. Il bello del cinema è che ha ancora la capacità di sollevare domande, aprire interrogativi».

La routine di una famiglia allargata
Anche a lei è capitato di dover far “accettare” una nuova compagna ai suoi figli. Com’è andata?
«La mia grande fortuna è che il rapporto tra mia moglie Bianca e i miei figli Orlando e Athena è stato ottimo fin dal primo momento. Anche perché, sin da quando erano piccoli, loro hanno sempre avuto una grande empatia. Si sono accorti da soli che mi stavo vedendo con una persona. Io ero all’inizio più protettivo, sono stati loro a capire, in piena serenità, come stessero le cose».
Le pongo una domanda che fanno di solito alle donne: come concilia famiglia e carriera?
«Gli impegni sono tanti, avendo una famiglia numerosa, ma Bianca e io siamo due persone molto organizzate. Viviamo a Milano, lei lavora a Mediaset ed è più stanziale, io spesso sono a Roma e in generale viaggio molto. Ma faccio in modo di tornare a casa ogni weekend e quando sono con la mia famiglia mi ci dedico al mille per mille. Poi c’è la tata, ma con i piccoli ci danno una mano anche Orlando e Athena, che così si responsabilizzano».
Dopo aver interpretato per tutto il giorno un personaggio drammatico come il protagonista di Una figlia, in che modo riesce a tornare a casa sereno?
«Raccontare le ombre non mi spaventa, perché so lasciarle sul set: non mi porto mai il lavoro a casa, sto ben attento a scindere i due piani. Sto vivendo un bel momento a livello creativo, non mi pongo più problemi se accettare o meno un personaggio, l’importante è esplorare».

I prossimi impegni, fra cinema e teatro
Perciò ha scelto di portare a teatro la prossima stagione la rilettura del mito di Ulisse?
«È un monologo troppo bello per non farlo. Poi, quando mi ricapita di interpretare lo stesso ruolo di Ralph Fiennes (nel recente Itaca – Il ritorno, ndr) e Matt Damon (nell’atteso The Odyssey di Christopher Nolan, ndr)?»
Al cinema la rivedremo anche in Dieci giorni, insieme a Miriam Leone.
«È un bel ritorno di coppia, dopo che avevamo interpretato Marilyn ha gli occhi neri. Con noi ci sarà anche Tecla Insolia. Io sarò un pianista, infatti ho dovuto mettermi a studiare pianoforte! La storia ruota intorno a una coppia che cerca di avere un bambino e fa fatica. Dietro la macchina da presa c’è Elisa Amoruso, una regista di grande sensibilità».
Poi reciterà con Matilda De Angelis in La lezione, film diretto da Stefano Mordini e tratto dall’omonimo romanzo di Marco Franzoso.
«Lì mi vedrete nei panni di uno stalker. Un viaggio emotivo interessante, per non dire angosciante: quando inizi ad affrontare questi temi dall’interno non è mai facile».
Stefano Accorsi: «Mi alleno e vado a letto presto»
Dove restano i suoi personaggi, quando finisce di girare un film?
«In qualche eco, nelle emozioni, ma poi sento un bisogno sacrosanto di staccarmene e pensare al prossimo progetto. Del resto, faccio un mestiere in cui bisogna sempre essere in movimento. Continuo a studiare e mi preparo anche a livello fisico. Mi alleno da molti anni».
Dietro c’è la paura del tempo che passa?
«Più la voglia di stare bene. Ho intrapreso un percorso di allenamenti intensivi, curo molto l’alimentazione, metto il benessere al primo posto. Intendiamoci, il corpo che invecchia lo vedo, e così il viso, magari cerco di avere qualche accortezza in più nei servizi fotografici, ma quando recito non mi pongo nessun problema. Sarà che, arrivato alla mia età, il narcisismo lo abbandoni».
Allenamenti, studio, teatro, cinema, il Festival Planetaria su arte, scienza e ambiente che dirige a Firenze, la famiglia numerosa: dica la verità, il tempo per dormire ce l’ha?
«C’è un accumulo di cose in effetti, ma è tutto gestibile. Perché faccio un lavoro che amo e vado a letto presto».