Tremate termate le streghe son tornate. Soprattutto in libri e film. Dal 31 gennaio del 2020 è disponibile su Netflix una serie originale italiana, Luna Nera, che si svolge nell’Italia del XVII e racconta di Ade (Antonia Fotaras), una levatrice di 16 anni che, in seguito alla morte di un neonato, viene accusata di stregoneria.
Chi erano le streghe? E perché la loro storia può essere attuale ancora oggi?
Sono state mandate al rogo fino ai tempi della Rivoluzione francese
«La credenza nelle streghe è antica quanto il mondo e comune a tutte le culture» spiega Franco Motta, professore di Storia moderna all’università di Torino, che a questo argomento ha dedicato un ciclo di lezioni. «Ma da nessuna parte la stregoneria ha avuto un’importanza pari a quella rivestita in Europa nel ’500 e nel ’600. Dalle 30.000 alle 60.000 donne, il numero è approssimativo, vennero messe a morte, non solo dall’Inquisizione cattolica: circa la metà è stata condannata nell’area germanica, in Paesi protestanti». Fra di loro molte erano anziane, vedove o single, colpite comunque perché donne: in base alla loro presunta fragilità, si sosteneva che fossero più facilmente preda del demonio e che, possedute da lui, lanciassero i malefici.
Era colpa loro se un bambino moriva, un raccolto andava perso, gli animali nelle stalle si ammalavano. In realtà diavolo, sabba e orge notturne c’entravano poco. Esemplare la storia dell’ultima strega mandata a morire in Europa. Si chiamava Anna Göldi e venne giustiziata in Svizzera nel 1782 alla vigilia della Rivoluzione francese. Anna fu accusata dal medico Johann Jakob Tschudi presso cui prestava servizio. Sembra che fra loro ci fosse una relazione e che l’accusa sia stata utile per liberarsi di una persona scomoda, che avrebbe potuto mettere in dubbio la moralità e lo status del medico. Anna Göldi non è stata dimenticata. A lei è stato dedicato un museo a a Ennenda, nel cantone di Glarona, dove visse e morì (www.annagoeldimuseum.ch).
Terrorizzavano per le loro conoscenze mediche
Mona Chollet, nel libro Streghe. Storie di donne indomabili dai roghi medioevali al #MeToo (Utet), considera quella delle streghe una storia di genere: colpire le donne significava colpire anche la loro autonomia, il coraggio, l’audacia. Fra chi venne torturato e ucciso c’erano molte maghe e guaritrici, custodi di un sapere popolare legato alla conoscenza di erbe e rimedi e punto di riferimento per chi si ammalava o doveva partorire. La giornalista e scrittrice francese ci ricorda che nel Medioevo, niente affatto un’epoca oscura, le donne avevano accesso a vari mestieri, mentre con la caccia alle streghe l’universo femminile si restringe, viene relegato a un ruolo subordinato, anche nel campo medico.
«A quell’epoca non c’è nessuno che non creda in Dio o nella magia. E nel maleficio. Le persone sono esposte a malattie e dolori e chi possiede dei saperi, paragonabili a quelli di un naturopata, in un periodo di fanatismo religioso è perseguitato. Paradossalmente chi è in grado di curare un male viene considerato anche capace di procurarlo» ha spiegato spiega Daniel Kelmann al pubblico del Salone del libro di Torino. Il suo ultimo libro, Il re, il cuoco e il buffone (Feltrinelli), è un affresco della Germania del ’600 dove Tyll, il protagonista, perde il padre, conoscitore di erbe e riti magici, che viene accusato di stregoneria e mandato al rogo. Sì, anche alcuni uomini sono stati arsi vivi, ma nulla è paragonabile al numero delle donne torturate e uccise.
Le streghe sono state il capro espiatorio dell’odio per le minoranze
Fra gli eventi che più si ricordano quando si parla di streghe c’è la storia di di Salem, un paesino del New England puritano dove 19 donne vennero mandate a morte nel 1692. L’illustratore belga Thomas Gilbert lo rievoca nella graphic novel Le figlie di Salem (Diabolo Edizioni) con estrema potenza. La protagonista si chiama Abigail, ha 14 anni e passa dall’età dell’innocenza a un vero e proprio incubo.
«Ho scelto di riprendere questa vicenda per parlare della paura e della chiusura delle nostre società» dice Thomas. «Anche oggi una comunità può rifiutare una minoranza, esattamente come è successo alle minoranza delle donne del ’600, che vivevano in un sistema patriarcale e, pur innocenti, venivano messe al bando». Thomas si è concentrato sui volti, dolci di alcune donne e terrificanti di chi le perseguitava. E, naturalmente, sui colori: il verde della foresta, dove Abigail vive la sua breve età dell’innocenza, e i toni cupi, nerissimi del villaggio in cui a poco a poco cresce l’odio che stravolge la vita di una comunità, sempre più impegnata a trovare un capro espiatorio.
Il messaggio è chiaro: attenzione, tutto questo può ancora accadere, perché il meccanismo è sempre identico. «È quello ben noto ai totalitarismi del Novecento, fondato su una dinamica radiale: un solo imputato può fare decine di nomi e gli accusati altrettanti, con il risultato che, nel giro di poche settimane o mesi, centinaia di persone finiscono nella rete giudiziaria» spiega Franco Motta. Proprio quello che è successo con le streghe: l’imputata, sotto tortura, confessa di avere visto altri partecipare al sabba e gli accusati, a loro volta, durante gli interrogatori, fanno altri nomi in un crescendo di arresti e processi.
Oggi le streghe vengono riabilitate
Helmut Hegeler è un pastore protestante renano che ha fondato 20 anni fa l’Arbeitkreis Hexenprozecce, un gruppo di lavoro che si dedica ai processi alle streghe e invita le città tedesche coinvolte nella persecuzione a fare i conti con il passato (anton-praetorius. de). Più di 40 Comuni della Germania e della Svizzera hanno risposto alle sue sollecitazioni. E a lui si deve una delle riabilitazioni più celebri, quella della nobildonna Katharina Henot, che nel 1627 venne accusata di aver provocato un’epidemia e fu strangolata nella piazza di Colonia. Il Comune, oltre a lei, ha riabilitato altre 37 persone accusate di stregoneria e mandate a morte dai tribunali della città. Fra di loro c’era anche una bambina di 8 anni.
Ma non è solo in Germania che alle streghe si dedicano luoghi della memoria. A Vardø, oltre il circolo polare artico e all’estremo nord della Norvegia, c’è lo Steilneset Memorial (www.nasjonaleturistveger.no/en/routes/varanger). L’esperienza è forte: si attraversa un lunghissimo corridoio vicino al mare, buio, pieno di candele e con poche feritoie, simile a quello che probabilmente erano costrette a percorrere le tantissime donne e bambine che furono bruciate vive. Non manca la sedia dove si è avvolti dalle fiamme, proprio dove venivano bruciate le vittime secondo la tradizione.
3 LIBRI CULT