Per anni in tanti hanno sperato in una reunion della boy band diventata famosa negli anni Novanta. E il concerto finalmente c’è stato: Robbie Williams (ormai “primo uomo”) in ritardo come sempre – «La cosa importante è che sono qui, l’ultima volta sono arrivato 15 anni in ritardo» – Mark Owen nello studio realizzato nel garage di casa, Gary Barlow carismatico alla tastiera e Howard Donald timido sornione che fatica a mettere insieme più di due frasi in pubblico, si sono ritrovati per un live-non live attesissimo. È bastato un tweet e migliaia di fan erano pronti a strillare ancora una volta “Take That” e cantare a squarciagola i loro storici successi. Così, tutte le ragazze teenager dei ’90 (le cosiddette “Thatters) hanno per un attimo immaginato di essere di nuovo accalcate alle transenne aspettando la loro band del cuore apparire sul palco. Un palco che, almeno questa volta, è stato virtuale, ma che ha comunque emozionato e, certamente, resterà nella storia visto che è riuscito a riunire anche il recalcitrante Robbie. Ma era per una buona causa: i quattro infatti si sono esibiti insieme, a distanza, per raccogliere fondi per le organizzazioni Nordoff Robbins e Crew Nation che combattono contro il Coronavirus.
La rimpatriata incomincia con Mark Owen in camicia hawaiana e cappello da cowboy che invita gli amici Gary e Howard a cantare insieme in attesa dell’arrivo del collega ritardatario Robbie, che li raggiunge dopo che i tre si sono già cimentati in Greatest day e Shine. Era impossibile, però, non aspettarlo per proporre il loro pezzo più famoso, Back for Good, che i Take That propongono al completo sfoggiando delle tazze con la faccia di Robbie Williams stampata sopra. E mentre proprio Robbie appare scusandosi per il ritardo con un vassoio colmo di tazze fumanti di tè, eccoli “riapparire” tutti insieme con in mano una mug con l’immagine dell’amico solista. Un sorriso, e poi Barlow replica sfoggiando una tazza a sua immagine che sembra creata da Damien Hirst.
Si divertono come sempre. E sembra che il tempo si sia fermato agli anni Novanta tanto che tra una chiacchiera e uno scherzo, compaiono tutti eleganti nel tipico stile dell’epoca che li ha fatti incontrare e resi famosi: giacca animalier tendente al fucsia per Robbie che intona The Flood e poi Pray. Sembra per un momento di essere davvero in discoteca con luci stroboscopiche e movimenti da febbre del sabato sera. Arriva il gran finale con Never forget.
E si sogna già la prossima reunion.