Gianmarco Tamberi, ospite di Belve, il programma di Rai2 condotto e ideato da Francesca Fagnani, in un’intervista coraggiosa e inedita con la giornalista e conduttrice parla del rapporto complicato con il padre Marco. «Non avere un rapporto con lui è il più grande fallimento della mia vita», ha spiegato.
Chi è il padre di Gimbo Tamberi
Con il padre Gimbo ha in comune il salto in alto. Anche Marco, infatti, classe 1958, è stato un atleta specializzato nella stessa disciplina del figlio. La sua carriera, però, si interruppe quando aveva solo 27 anni a causa di un incidente stradale che gli provocò la rottura del tendine d’Achille. Due volte detentore del record italiano indoor, partecipò anche alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, dove si classificò al quindicesimo posto.
Gli anni da allenatore
Proprio per via del suo passato, per anni Marco Tamberi è stato l’allenatore di Gimbo. Ma il rapporto tra i due è andato via via deteriorandosi. Il legame tra padre e figlio, sia sul piano sportivo che personale, si è infatti incrinato definitivamente circa due anni fa, dopo i Giochi Olimpici di Tokyo. Il saltatore in alto non è entrato nello specifico delle discussioni e non ha raccontato dettagli, ma ha chiaramente detto di non avere più una relazione con il padre e che, in qualche modo, ora si sente meglio. Attualmente Gimbo è seguito da Giulio Ciotti, ex compagno di nazionale del padre.
La scelta del salto in alto
Le origini dei dissapori sembrano avere origini lontane. In adolescenza Gimbo aveva (ed ha anche oggi) una grande passione per il basket, sport che praticava congiuntamente al salto in alto. Marco Tamberi fu determinante nel convincere il figlio a lasciare il basket per dedicarsi al salto in alto: «Saresti stato solo un giocatore di basket mediocre, nel salto in alto bastano due salti per superare tutti», gli disse. Anche il fratello maggiore di Gimbo, Gianluca, si è dedicato all’atletica, diventando un giavellottista di buon livello grazie alla spinta del padre.
Tamberi: «Tradito dalla figura genitoriale»
Sulle dure regole imposte dal padre Tamberi ha detto ancora: «Un conto è imporsele, un conto è scegliere, un conto è qualcuno che sceglie per te. Un genitore deve aiutarti a prendere la strada giusta, ma non obbligarti a scegliere quella strada. Io mi sono sentito in quel momento molto tradito dalla figura genitoriale». Il campione olimpico ha poi aggiunto: «Non amavo il salto in alto e tuttora mi piace molto di più il basket: se avessi giocato ancora sarei stato meno orgoglioso, ma più felice».
Il dolore delle Olimpiadi di Parigi
Altro momento di grande intensità durante l’intervista a Belve è stato il racconto delle Olimpiadi a Parigi e i problemi dovuti a fortissime coliche che con molta probabilità gli hanno negato la gioia di una medaglia. «Ero a Parigi, sicuramente tra i favoriti. Mi sentivo forte», ha raccontato l’atleta alla Fagnani. Ma quello che è successo «è stato il momento più brutto, sia come dolore fisico che mentale, che d’animo». Sul futuro Gimbo non si è sbilanciato: a 32 anni il saltatore in alto pensa spesso al ritiro, ma non esclude di continuare. Lo vedremo alle Olimpiadi di Los Angeles nel 2028?