Alla vigilia dell’apertura dell’Open statunitense, l’ultima prova stagionale del Grande Slam, la 23enne originaria di Chicago Taylor Townsend era solo la giocatrice “rotondetta” con un grande avvenire alle spalle che cercava una seconda chance. Per quanto snellita, oggi, dopo una dieta ferrea che le ha fatto perdere 20 chili, pesa ancora 80 chili per un metro e 68 centimetri di altezza.
Oggi, dopo aver superato Kateryna Kozlova, aver battuto a sorpresa la numero quattro al mondo e vincitrice del torneo di Wimbledon Simona Halep, aver sconfitto al terzo turno Sorana Cîrstea, è approdata per la prima volta agli ottavi di finale di uno Slam. E poco importa se i titoli oggi annunciano che la canadese Bianca Andreescu ha messo la parola fine al cammino della splendida Taylor Townsend, perché lei, la “cicciona dell’Illinois”, come la definivano fino a qualche tempo fa, è l’antieroina per eccellenza.
Peccato che solo ora che il mondo del tennis si è perdutamente innamorato della sua figlia più curvy, venga allo scoperto la storia dell’ex ragazzina prodigio lasciata a casa dalla Usta (United States Tennis Association), in pratica la Federtennis statunitense, che si rifiutò di pagarle le spese di viaggio se non avesse perso peso o fosse almeno scesa sotto la soglia di obesità. “Ci preoccupano la tua salute e l’evoluzione del tuo gioco a lungo termine: troppo grasso e conseguente affaticamento per il cuore di una tennista ed un pessimo esempio per la gioventù americana” le disse Patrick McEnroe, fratello del leggendario John, all’epoca responsabile del reclutamento delle nuove leve.
McEnroe aveva poi specificato: “Abbiamo un obiettivo in mente: farla giocare nell’Arthur Ashe Stadium e nel tabellone principale per competere per i titoli più importanti, ma solo quando sarà il momento, non certo oggi in queste condizioni“.
In cuor suo Taylor sapeva che era la verità. Che doveva perdere peso per gareggiare con le “grandi”. Ma per imparare ad amarsi ha dovuto attraversare una crisi profonda, sparire dai campi e dai social e toccare il fondo. Un vero incubo. Soprattutto per un’adolescente: “Avevo perso la passione per il mio sport, mi detestavo, vedevo tutto grigio“. Già, perché purtroppo le classifiche dello sport, di qualsiasi sport si tratti, non aspettano nessuno, e per la giovane Townsend, sprofondata al numero 394 della classifica mondiale, sembrava non ci fosse più via d’uscita.
Ma la sua storia ci insegna che con orgoglio e umiltà nessun hater può averla vinta: “Ho ottenuto un sacco di grandi opportunità, cura fisica, un immenso allenamento e tantissimo coaching. Sto facendo tutto quello che mi chiedono per essere professionale su tutto“.
E lo sei Taylor. Lo hai dimostrato al mondo intero!